Incendio alla raffineria, cessato allarme nel pavese. L'Eni: aria non inquinata

Incendio alla raffineria, cessato allarme nel pavese. L'Eni: aria non inquinata
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Venerdì 2 Dicembre 2016, 13:31 - Ultimo aggiornamento: 3 Dicembre, 13:22

Cessato allarme Sannazzaro dè Burgondi, nel pavese, per l'incendio scoppiato ieri pomeriggio nell'impianto Est della raffineria dell'Eni. L'azienda stamani alle 7.50 ha comunicato il cessato allarme. Tutto il personale diretto e indiretto sta entrando nella raffineria per le quotidiane attività.

L'accesso all'impianto Est, si legge in una nota, è limitato al personale operativo e di sicurezza che, insieme ai Vigili del Fuoco del corpo nazionale, sta operando per completare le attività di raffreddamento dell'impianto dove permane, in una zona circoscritta e sotto controllo, una residua combustione finalizzata a gestire in sicurezza i prodotti gassosi ancora presenti nelle linee dell'impianto interessate dall'evento.

Dai dati rilevati dall'Arpa, anche attraverso il monitoraggio costante delle centraline fisse della qualità dell'aria «già questa notte è stato possibile confermare l'assenza di significativi incrementi degli inquinanti misurati», rende noto l'Agenzia regionale per l'ambiente, ricordando che «questa mattina i tecnici Arpa hanno prelevato i primi filtri dalle  due centraline mobili ad alto flusso necessarie per le determinazioni dei microinquinanti, localizzate lungo la direzione del vento a Dorno e Pieve Albignola».

«Grosse evidenze al momento non ne abbiamo. A livello locale c'è stata ricaduta di polveri grossolane, ma non di polveri sottili». Merito anche di un «clima anomalo, al momento dell'incidente, per la Pianura Padana, con vento che ha portato in alto il fumo, stratificando molto in alto la nuvola che poi è stata portata lontano, oltre il Po». Nuvola che si sarebbe spostata «probabilmente verso il piacentino, dove però non ci sono centraline». Così all'agenzia Adnkronos Damiano Di Simine, di Legambiente Lombardia. «Incidenti possono sempre avvenire», sottolinea Di Simine, ma al di là dell'incendio di ieri Legambiente solleva la questione di un «territorio martorizzato: in questo momento è in corso l'istruttoria per l'autorizzazione, proprio di fianco alla raffineria, della discarica di amianto». Nessun collegamento, naturalmente, tra le due cose, ma questo per Legambiente dà la misura di quanto il territorio
sia in sofferenza.

Sono circa 1096, in Italia, gli impianti che rientrano nella normativa Seveso, e di questi un quarto si trova in Lombardia (285). «Su questi va fatta una verifica di sicurezza, sia interna per lavoratori che esterna per popolazione». Tornando alla situazione attuale, «purtroppo - aggiunge Di Simine - nessuno monitora l'idrogeno
solforato che ieri ha dato problemi di irritazione alla gola nella popolazione locale. Arpa ha messo campionatori ma non ha specificato per quali inquinanti e solo nella zona prospiciente la raffineria mentre gran parte delle deposizioni sono avvenute nell'alessandrino».

«Una palla di fuoco». Così ha descritto chi l'ha visto da vicino il rogo di ieri pomeriggio alla raffineria Eni di Sannazzaro de Burgundi. Si sono levate colonne dense di fumo notate a chilometri di distanza. Sul posto sono arrivati rapidamente ambulanze, vigili del fuoco. Nessuno è rimasto ferito, a parte un operaio che scappando ha riportato una contusione al ginocchio e un altro intossicato. Paura e preoccupazione nelle campagne e nei paesi
vicino, con gli abitanti invitati a chiudersi chiusi in casa e un'atmosfera spettrale per le strade. 

«Le cause dell'incendio sono in corso di accertamento», ha comunicato la società un'ora dopo l'incidente, confermando che non ci sono danni alle persone e che c'è stato «un tempestivo intervento delle squadre di emergenza Eni e dei Vigili del Fuoco del corpo nazionale». «L'intervento tempestivo ed efficace di tutte le misure di sicurezza e prevenzione - aggiunge la società - ha consentito l'allontanamento immediato di tutti i lavoratori presenti nell'impianto, garantendo così la salvaguardia e l'incolumità delle persone».

Le fiamme divampano prima delle 16 nell'area della raffineria denominata Cantiere Est 2, una parte dell'impianto di recente realizzazione. La zona interessata è quella verso il territorio Ferrera Erbognone, la più lontana dal centro abitato. L'allarme che scatta è di tipo 2, previsto per le emergenze solo interne. «In ogni caso - preciserà dopo l'assessore alla protezione civile Roberto Fuggini, subito accorso sul posto - per precauzione abbiamo chiuso le strade adiacenti alla raffineria e avvertito la popolazione con sms, annunci sul sito e sulla pagina Facebook e megafoni, invitando tutti a restare in casa. È uno dei più grossi incidenti che si siano mai verificati in questo impianto». Non è il primo, infatti. Nel luglio scorso se ne era verificato uno simile, e in quel caso un operaio era rimasto ferito e trasferito in elisoccorso a Niguarda. E stando alla Federazione dei Verdi, un altro incidente ancora si era verificato, sempre a luglio.

Il 118 verifica subito che non ci sono persone ferite, ma le ambulanze, precisa l'azienda Azienda Regionale Emergenza Urgenza (Areu) restano sul posto per eventuali ricadute sanitarie delle persone che abitano vicino alla raffineria e che possono eventualmente aver inalato fumi. Al lavoro si mettono una decina di squadre di vigili del fuoco tra interni ed esterni, oltre a protezione civile, Arpa, Ats e forze dell'ordine. Il sindaco, Roberto Zucca, viene avvertito mentre si trova a Milano e parte subito per Sannazzaro. Si tranquillizza quando gli confermano che non ci sono feriti, ma i danni sembrano ingentissimi. Il ministro dell'Ambiente, Gian Luca Galletti, dopo essere stato informato dell'esplosione si è messo in contatto diretto con il Prefetto di Pavia, Erminia Rosa Cesari. 

Secondo l'esponente della Federazione dei Verdi Angelo Bonelli, si tratterebbe del terzo incidente in tre mesi. «Troppe raffinerie in Italia subiscono incidenti rilevanti che pongono con urgenza la necessaria apertura di un'inchiesta su tutto il territorio nazionale per verificare l'applicazione della direttiva Seveso, del corretto funzionamento degli impianti e delle autorizzazioni integrate ambientali rilasciate» ha dichiarato. «Il grave incidente di oggi a Sannazzaro - ha aggiunto - si era già verificato per due volte alcuni mesi fa, il 2 e il 6 luglio 2016, e i sindacati avevano denunciato l'assenza di efficaci presidi di sicurezza». Bonelli ha ricordato incidenti nelle raffinerie di Milazzo, Taranto, Priolo e lo sversamento di petrolio nella valle dello Scrivia. 


 

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