Paradosso immigrati/L’esercito a Milano sarebbe un errore

di Carlo Nordio
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Mercoledì 16 Novembre 2016, 00:14 - Ultimo aggiornamento: 00:15
L’idea del sindaco di Milano, Giuseppe Sala, di presidiare con l’esercito i quartieri degradati della città può essere commentata con le parole, usate a suo tempo da un saggio, che dicono: «Ciò che vi è di buono non è nuovo e ciò che vi è di nuovo non è buono».
L’impiego dei soldati, in certe circostanze, è infatti cosa buona e per niente nuova. Essa è già stata sperimentata con successo, in tutti i Paesi democratici, in compiti specifici di sorveglianza, prevenzione e deterrenza. In Italia le truppe furono utilizzate con molta parsimonia, e questo è assai significativo, durante il terrorismo brigatista.

Fu un gesto simbolico più che operativo; e in effetti la presenza a Roma dei paracadutisti della Folgore, durante il sequestro dell’onorevole Moro, non servì a individuare il covo e nemmeno a impedire il trasporto della salma a due passi dalle Botteghe Oscure. Ma i cittadini ebbero l’impressione che lo Stato facesse sul serio, e questo fu già qualcosa.

Anni dopo, i reggimenti furono dispiegati in Sicilia, in modo ben più massiccio, durante l’attacco portato dalla mafia contro le istituzioni. In quel caso gli alpini presidiarono molti luoghi sensibili, a cominciare dai palazzi di Giustizia. Non si trattò solo di compensazione e potenziamento di risorse umane. Si trattò di un severo e doveroso avvertimento da parte del governo a chi intendeva costituire una sorta di Stato criminale e parallelo. Le due esperienze sono state messe a frutto di recente, nell’incombente pericolo del terrorismo islamico.

E così da tempo ci siamo abituati a vedere le divise mimetiche davanti ad ambasciate, aeroporti e tribunali. A questi compiti di tutela cosiddetta statica le nostre truppe sono infatti ben preparate, avendo vasta esperienza derivante dalle missioni internazionali. Dopo Nassiriya, il nostro addestramento è tra i migliori al mondo, ed è quindi logico che i blindati dei bersaglieri sollevino le nostre forze dell’ordine, destinate a compiti più specifici. Dunque, nulla di nuovo sotto il sole.

Tuttavia carabinieri e polizia non possono essere sostituiti, e nemmeno più di tanto agevolati, quando si tratta di operare in luoghi ad alta frammentazione di microcriminalità, dove sono diversi i problemi che si pongono e le competenze idonee ad affrontarli. In questo senso la novità prospettata dal sindaco di Milano Sala non è buona, perché il controllo di un quartiere infestato da spacciatori e prostitute non può essere devoluto a chi è addestrato a respingere aggressioni armate di un nemico esterno.

Nè la divisa, in quanto tale, costituirebbe un deterrente efficace. I pusher, i ladruncoli, i molestatori, si fanno beffe di un paio di pattuglie armate di mitra. Tra l’altro, sanno benissimo che non sparerebbero mai. In compenso i cittadini sarebbero forse più allarmati: la presenza di soldati al posto dei poliziotti potrebbe infatti essere interpretata come una manifestazione di debolezza, se non di insufficienza, delle nostre forze dell’ordine.

Concludo. Se da un lato si può comprendere la preoccupazione di un sindaco per l’insicurezza dei cittadini, dall’altro è bene esaminarne le cause prima di indicarne i rimedi. E le cause sono purtroppo le solite: una immigrazione incontrollata, progressiva e criminogena, contro la quale finora non si è fatto quasi nulla, salvo i generici appelli alla solidarietà cristiana e alla mancata collaborazione europea. Con il paradosso attuale che la nostra Marina viene impiegata per traghettare in Italia migliaia di persone, e che per difendersi da alcune di loro si vuole impiegare l’ Esercito nei rioni cittadini.
 
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