Il caos binari/ L’inefficienza dietro gli scambi bloccati dal gelo

di Andrea Giuricin
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Martedì 27 Febbraio 2018, 00:03
L’Italia è rimasta spezzata in due non tanto per la neve, quanto per l’inefficienza che si è registrata a Roma.
La capitale d’Italia è rimasta completamente bloccata con mezzi pubblici ridotti al lumicino e il traffico bloccato. I collegamenti verso l’aeroporto di Fiumicino sono stati cancellati così come l’alta velocità da nord a sud. Treni cancellati o ritardi di ore sono state la normalità in una giornata campale per la città gestita da Virginia Raggi.
Le polemiche sono chiaramente comprensibili, visto anche il danno economico che tale situazione ha provocato. Una situazione meteorologica, alquanto prevedibile, che in termini di neve lasciata a terra è stata davvero limitata. Indubbiamente la città di Roma si è trovata in balia degli eventi, senza un “piano neve” adeguato. Le infrastrutture si sono rivelate anch’esse inadeguate e la domanda che è necessario porsi è di chi sia la responsabilità.

È bene andare per ordine: nel caso dei treni alta velocità ed intercity rimasti bloccati, la responsabilità è stata del gestore dell’infrastruttura, Rete Ferroviaria Italiana che ha visto gli scambi della stazione Termini bloccati per la neve. Un caso del genere è del tutto eccezionale, poiché temperature rigide e la neve non sono un problema in teoria per gli scambi che dovrebbero funzionare normalmente. Basta vedere non solo quello che succede in Svezia, dove i treni circolano con temperature ben più rigide, ma anche in città quali Milano o altre, dove capita di avere ghiaccio e neve più frequentemente.
La scarsa manutenzione e l’impreparazione di Rfi dovrebbe alzare dei punti interrogativi importanti sulla gestione della rete e sul gruppo Ferrovie dello Stato che gestisce questa azienda.
È bene ricordare che il gruppo Fsi è di proprietà al 100 per cento da parte del Ministero dell’Economia e delle Finanze.
I treni alta velocità si sono trovati bloccati da un’infrastruttura non funzionante e con essi i passeggeri che dovevano viaggiare tra il nord e il sud dell’Italia. Le compagnie ferroviarie, quali Italo e Trenitalia, hanno subìto una situazione molto complicata da gestire. Lo stesso problema infrastrutturale ha colpito dunque anche i treni per Roma Fiumicino, causando enormi disagi a chi si doveva recare in aeroporto. Non tutti hanno infatti un pulmino privato di rappresentanza come capita ai politici. Andando a livello locale, le responsabilità sono probabilmente ancora più delineate. Il Comune di Roma non ha agito per tempo di fronte ad una situazione che era prevista, come dimostra anche la chiusura delle scuole.
Un piano neve, anche se con basse probabilità di utilizzo, sembra essere stato assente o perlomeno non ha funzionato. 

Nel caso di Roma non sembrano essersi visti nella notte i mezzi spargisale, necessari per evitare l’accumulo sulle strade.
I mezzi spazzaneve gestiti dall’Ama non sembrano dunque avere svolto appieno il loro compito, dato che la stessa compagnia di trasporto pubblico locale Atac ha ammesso che i propri autobus non potevano circolare per il fatto che strade non erano “percorribili”. È interessante vedere come sia stata proprio una società del Comune di Roma, Atac, ad evidenziare l’impraticabilità delle strade per via della non pulizia da parte di un’altra società del Comune, l’Ama.
Tuttavia la stessa Atac ha delle gravi responsabilità, dato che solamente 480 mezzi su circa 1300 erano in circolazione. Questi mezzi erano gli unici ad avere le gomme termiche. D’altronde investire in pneumatici adeguati è difficile per una società perennemente sull’orlo della bancarotta. La mala gestione da parte del Comune di Roma di Atac ha fatto si che i miliardi di euro fossero spesi per pagare il personale in eccesso, ma non per fare investimenti anche in caso di queste situazioni “eccezionali”. Il sindaco Virginia Raggi dovrebbe dunque prendersi la responsabilità per quanto successo e per l’incapacità nella gestione dell’emergenza anche da parte delle aziende gestite dal Comune stesso.

È un caso unico quello di Roma? Senza dovere portare i buoni esempi delle città del nord Europa, preparate strutturalmente e strategicamente per eventi del genere, è bene evidenziare un altro aspetto importante, quello che potrebbe essere definito come “apprendimento tramite l’esperienza e gli errori passati”. In realtà casi simili sono stati vissuti in passato anche da altre città europee.
Nel marzo 2010, una nevicata di 5-10 centimetri, simile a quella di ieri nella Capitale, ha messo in ginocchio la città di Barcellona, non abituata anch’essa ad eventi climatici del genere. Tale evento aveva paralizzato il traffico nelle autostrade cittadine e aveva bloccato l’aeroporto per quasi una giornata. A seguito di quell’evento, la città di Barcellona ha imparato dai propri errori e si è dotata di un piano di emergenza neve e gelo che è attivato nel momento in cui le previsioni preannunciano situazioni a rischio. Poche settimane fa la città ha registrato un’altra nevicata, anche se di minore rilevanza, ma la situazione è rimasta sotto controllo. Roma ha vissuto una situazione analoga solo sei anni fa, quando era ancora il sindaco Gianni Alemanno e l’emergenza era stata altrettanto grave. 

Anche in quel caso, i mezzi spargisale e spazzaneve non avevano agito come di dovere e la città si era vista completamente impreparata all’evento meteorologico.
È possibile che in sei anni, le diverse amministrazioni non siano state in grado di preparare un piano di emergenza in caso di neve e gelo? Il problema della neve a Roma è dunque molto più grave di quanto possa sembrare: non si tratta di un’emergenza momentanea, non è legata all’incapacità di un determinato partito politico, ma riguarda l’incapacità di prevedere e gestire eventi eccezionali da parte delle amministrazioni pubbliche. Purtroppo tale situazione si vive in maniera ancor più tragica in caso di alluvioni e terremoti. La logica dell’emergenza e di risolvere i problemi ex-post sembra essere ormai insita nella natura stessa degli italiani. Senza un cambio di mentalità, purtroppo, alla prossima nevicata, al prossimo alluvione o al prossimo terremoto, saremo ancora nella solita situazione di polemiche sterili che non risolveranno alcun problema.
 
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