Migranti, stop sbarchi: l'Italia dice sì: 6 su 10 favorevoli per il blocco

Migranti, stop sbarchi: l'Italia dice sì: 6 su 10 favorevoli per il blocco
di Enzo Risso
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Sabato 8 Luglio 2017, 07:54 - Ultimo aggiornamento: 9 Luglio, 09:44

La maggioranza degli italiani è favorevole a blocco totale degli ingressi degli immigrati. In un anno il sentiment dell'opinione pubblica verso i migranti si è inasprito e ha assunto toni e atteggiamenti sempre più ansiosi, con tratti di apprensione e rabbia.

Nel settembre del 2016, poco meno di un anno fa, il 43% degli italiani riteneva necessario accogliere e smistare i migranti che giungevano sulle nostre coste. Oggi siamo scesi al 33% (-10 punti), mentre il 67% delle persone (erano il 57% un anno fa) si suddivide tra i fautori del blocco degli sbarchi (45%) e i sostenitori del rimpatrio immediato (22%). Sostenitori dello stop agli sbarchi sono il 96% degli elettori della Leganord, il 70% dei pentastellati, il 79% dei berlusconiani, ma anche il 52% degli elettori del Pd e il 62% degli indecisi. La contrarietà alle azioni di accoglienza e smistamento va di pari passo con l'ampio sostegno alle ipotesi di blocco navale nel Mediterraneo.





L'AVVERSIONE
Anche in questo caso il quadro è in evoluzione e, da aprile 2017 a oggi, i fautori del blocco navale sono lievitati dal 59% al 61%. Complessivamente, nel corso dell'ultimo anno, il sentimento di avversione verso i flussi migratori ha mutato d'intensità. Oggi, la maggioranza dell'opinione pubblica, è schiarata su posizioni favorevoli allo stop totale dei flussi (54%), con un salto di sei punti rispetto a gennaio 2017 (era al 48%). Schierati su ipotesi draconiane sono il 91% degli elettori di Salvini, il 67% di quelli di Berlusconi e il 64% dei grillini. Meno propensi a una politica di totale chiusura restano gli elettori del Pd, nelle cui fila le soluzioni serranti raccolgono comunque il 33% dei consensi.

Il mutamento di sentiment verso i migranti è un percorso avviato da anni, ma oggi sta vivendo una nuova accelerazione. Agli inizi del nuovo secolo, nel 2002 (59%) e nel 2003 (64%), la maggioranza degli italiani riteneva gli immigrati una risorsa per il nostro Paese. Il dato, con varie oscillazioni, è rimasto tale fino al 2012 (56%). Da allora è iniziato il processo d'inversione di tendenza.

RISORSA O DANNO
Nel 2013 il Paese si trova spaccato in due, tra quanti ritenevano i migranti una risorsa (50%) e quanti un danno (50%). Nel 2016 gli atteggiamenti positivi sono scesi al 44%, per arrivare a poco più di un terzo nel luglio 2017 (35%). Da un punto di vista politico le posizioni sono nette. Gli elettori leghisti (91%), ma anche quelli forzisti (79%) e grillini (67%), pur con gradazioni differenti, avvertono nei flussi migratori un pericolo.
L'elettore medio del Pd resta faticosamente un po' più aperturista, ma ormai anche il 44% degli elettori renziani avverte l'immigrazione come un rischio. Dal 2000 a oggi è lievitata, inoltre, la quota delle persone che coniuga la presenza degli immigrati con l'aumento della criminalità. All'alba del nuovo secolo il 38% degli italiani sosteneva tale connubio immigrazione-criminalità. Negli anni seguenti, fra il 2004 e il 2009, tale associazione si è infragilita (35%) per poi risalire progressivamente fino al 43% di oggi. La correlazione tra immigrazione e criminalità è sostenuta in modo differente dai diversi elettorati. Non hanno dubbi gli elettori di Salvini (84%), mentre più cauta appare la base berlusconiana (58%) e quella pentastellata (44%). Gli elettori del Pd, invece, si collocano su posizioni di maggior rifiuto del connubio tra la presenza degli immigrati e l'aumento della criminalità (21%).

IL CETO MEDIO
Le pulsioni serranti, le simpatie per ricette dure e semplificatorie, stanno trovando terreno fertile ed espansivo nelle classi medio-basse, nel ceto medio colpito dalla crisi e infragilito nella sua identità sociale, nelle terre economicamente martoriate del Sud e delle Isole. Il tema immigrazione è stato sottovalutato dai governi europei ed è stato affrontato, fino ad ora, con una logica emergenziale. Oggi questo tema non può più far parte delle seconde fila dell'agenda europea, ma deve diventare un ambito strategico, in cui sperimentare una nuova visione di società e sviluppo.
Enzo Risso
(Direttore scientifico di SWG)