Rubato in chiesa a Modena capolavoro del Guercino. «Vale sei milioni». Polemica sull'allarme

Il quadro del Guercino
3 Minuti di Lettura
Mercoledì 13 Agosto 2014, 16:37 - Ultimo aggiornamento: 14 Agosto, 16:28
Un dipinto dal valore inestimabile del Guercino stato rubato dalla chiesa di San Vincenzo in corso Canalgrande a Modena. L'opera sparita, il furto stato scoperto oggi, è la Madonna con i santi Giovanni Evangelista e Gregorio Taumaturgo, olio su tela di 293x184,5 centimetri datato 1639.



Era stata esposta fino a pochi giorni fa alla reggia di Venaria Reale di Torino. A dare l'allarme il parroco, attonito. La chiesa è a due passi dal tribunale e dalla Procura.



Il furto del quadro del Guercino è certamente il più grave subito dal patrimonio artistico diocesano e cittadino negli ultimi decenni. Ma da settimane le chiese della provincia sono in balia dei ladri: da Polinago a Palagano, passando per Formigine, Fiorano e Frassinoro, molte chiese parrocchiali e frazionali sono state saccheggiate di calici, candelabri, arredi sacri e quadri di scarso valore artistico. Tanto che la diocesi era in allarme ed erano state intensificate le misure di sicurezza, per quanto possibile, nei luoghi di culto, soprattutto i più isolati.



Il furto nella chiesa di corso Canalgrande, però, appare clamoroso per il valore dell'opera rubata e per il fatto che i ladri hanno agito in pieno centro. Il maxi colpo fa tornare alla mente il furto commissionato negli anni Novanta da Felice Maniero che riuscì a rubare quattro quadri dalla Galleria civica di Modena, tra cui il ritratto di Francesco I del Velasquez e dipinti del Correggio. Lo stesso boss della mala del Brenta li fece poi ritrovare.



È una «pala d'altare con un San Gregorio meravigliosamente abbigliato, un'opera monumentale della prima maturità dell'artista» che può valere «tra i 5 e i 6 milioni di euro» il dipinto rubato. Lo sottolinea Vittorio Sgarbi, che commenta il clamoroso furto e punta il dito sulle istituzioni alle quali attribuisce una «responsabilità grave».



«In quella chiesa non c'era un sistema d'allarme -

sottolinea -: come è possibile che la soprintendenza abbia permesso che un'opera così preziosa rimanesse lì senza sicurezze?». Un furto clamoroso, fa notare il critico ferrarese, ma anche inspiegabile, giacchè si tratta di un'opera praticamente invendibile, «non ci può essere un committente, nessun museo e nessun privato la comprerebbe mai» aggiunge, «secondo me questo furto può essere solo opera di una banda di stranieri inconsapevoli, gente che non sa nulla delle leggi di mercato e che forse pensa di chiedere un riscatto».



«È un momento drammatico. Siamo impegnati con il Nucleo Tutela patrimonio storico e artistico dei carabinieri e non possiamo parlare molto. Ma è chiaro che ci sono problemi enormi di economia e di risorse per tutelare l'immenso patrimonio artistico del nostro territorio. Magari avessimo le risorse per mettere l'allarme ovunque». Così una funzionaria della Soprintendenza per i beni storici, artistici ed etnoantropologici per le province di Modena e Reggio Emilia risponde alle accuse di Sgarbi.



Dicendo di parlare anche a nome del Soprintendente, Stefano Casciu, il funzionario spiega: «Il nostro compito principale è la tutela dei beni. Non sempre i nostri suggerimenti vengono seguiti. Posso dire che il Guercino in questione era in una parrocchia e dunque in custodia alla Curia. Non c'era allarme, ed è buona norma che in assenza di allarme i luoghi di custodia siano chiusi. La parrocchia era chiusa, in effetti. Purtroppo i malviventi sono più veloci di noi e sono capaci di tutto. Ma ripeto, mettere sotto tutela tutte le opere d'arte presenti è un compito al di sopra delle nostre possibilità economiche».