Giusta la linea dura/Gli amici Ue dei trafficanti di uomini

di Marco Gervasoni
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Venerdì 30 Giugno 2017, 00:05
Era inevitabile che si arrivasse a questo punto. Che gli sbarchi sarebbero diventati un flusso inarrestabile. Quando un mercato è fiorente, e si guadagna facilmente, vi si affollano i venditori, i trafficanti di uomini. A rendere sempre più agevole il loro compito sono le innumerevoli Ong che, parole di Gentiloni, non di Salvini o di Di Maio, «hanno creato un corridoio umanitario». Che poi alcune - non tutte, certo - traggano anch’esse guadagni, è grave, ma non è l’essenziale. Il rischio permane alto invece per i clienti, i migranti, che tuttavia aumentano, attratti da quasi tutti i continenti verso la Libia, ormai gigantesco mercato di schiavi. Finché i trafficanti sanno che smerciare carne umana sarà sempre più redditizio, non potranno che aumentare. 

Per questo va apprezzata e sostenuta fino in fondo l’idea del governo di negare gli attracchi nei porti italiani alle navi di Ong battenti bandiera straniera (la buona parte di loro). Sono navi straniere con un carico deliberatamente assunto, pertanto di stretta pertinenza del Paese di cui battono bandiera. 

Ed è dunque sacrosanto oltre che previsto dalle leggi internazionali che quella sia la loro destinazione. Basta furbizie. Qui non stiamo parlando del solito cliché del salvataggio di barconi pericolanti. L’Italia continuerà a farsi carico dell’aiuto umanitario, assicurando il trasporto di cibo e medicinali a bordo delle imbarcazioni a cui è stato negato l’approdo. Solo che, di fronte al rifiuto della Guardia costiera alle navi Ong straniere di entrare nelle nostre acque, esse dovranno sbarcare i migranti nel paese di loro pertinenza: se ad esempio la nave batterà bandiera maltese, dovrà lasciare i migranti a Malta. O a Rotterdam se olandese o a Marsiglia se francese. Il gesto è netto quanto legittimo in base al principio di sovranità del nostro Paese.

<HS9>L’annuncio ha generato subito obiezioni. Vi sono quelli che continuano a negare il fenomeno per ragioni ideologiche. Di questi novelli Don Ferrante, convinti durante la peste manzoniana che l’epidemia non esistesse, non ha più molto senso curarsi. Vi sono poi i dubbi di alcuni giuristi (il diritto di navigazione è un’antica e nobile disciplina), timorosi che la decisione possa violare accordi internazionali. Non siamo giuristi, e chiediamo ingenuamente: perché, se questi accordi esistono, in Spagna, in Francia e a Malta le navi delle Ong non vengono mai fatte approdare? La decisione del nostro governo è insomma legittima. Però, diciamolo con brutalità, non è il tempo dei cavilli. Soprattutto se, come in questo caso, ai proclami dell’Ue, così comprensivi verso l’Italia, non fanno seguito gesti anche minimi; un atteggiamento confermato pure negli incontri al G20 di ieri, belle parole, zero azioni. E poi c’è stato un autentico schiaffo all’Italia da parte di Macron. Il presidente francese ha detto che la maggioranza dei migranti presenti nella penisola sono rifugiati economici e non perseguitati politici. E se accogliamo disperati che muoiono di fame ma che non hanno diritto allo status di profughi, il problema è solo nostro, loro non ne vogliono sapere. Le parole di Macron sono l’emblema della doppiezza della solidarietà europea, rilanciata a parole ma tradita nei fatti. 

Più sensate sono le obiezioni di chi pensa che questa decisione non basti, e che occorra andare in Libia. Non hanno torto ma ora bisogna decidere nell’emergenza: nei confronti della Ue, per far capire che la misura è colma e che siamo costretti, ma anche capaci, di fare da soli; per mostrare ai mercanti di schiavi che il commercio non sarà più così semplice. Una volta intrapresa questa decisione, il governo non potrà però tornare indietro, l’ordine non dovrà durare pochi giorni e sarà bene permanga finché le condizioni politiche e oggettive non cambieranno davvero. Ed è una decisione rischiosa: nessuno può infatti escludere la possibilità che aumenti il numero di migranti morti. Noi italiani dobbiamo saperlo. Per questo è indispensabile il massimo di coesione tra le forze politiche. Hanno ragione le opposizioni nel lamentare che solo da quando al Viminale siede Minniti il centrosinistra ha capito. E che ancora poche settimane fa a Milano il sindaco Sala e mezzo Pd hanno organizzato una marcia pro-migranti, equivoca e irresponsabile. Ma meglio tardi che mai. Che perciò il governo vada avanti, senza aggrapparsi alle sempre vaghe promesse da Bruxelles, e l’opposizione non si faccia tentare dalla demagogia. Solo così impediremo ai mercanti di schiavi di moltiplicarsi.

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