Troppo buono con gli automobilisti e il giudice rischia il posto

Troppo buono con gli automobilisti e il giudice rischia il posto
di Pietro Frenquellucci
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Mercoledì 18 Giugno 2014, 03:17 - Ultimo aggiornamento: 19 Giugno, 08:49
Troppe volte quel giudice di pace si dimostrato accondiscendente verso gli automobilisti multati per le violazioni al codice della strada. Troppe volte ha applicato sanzioni ridotte rispetto a quelle previste. E ora, Guglielmo Mandolini, giudice di pace prima in servizio a San Benedetto del Tronto, ora ad Ascoli Piceno, rischia il posto. A chiederne la rimozione è la Corte d’appello di Ancona che lo accusa di aver commesso «gravi violazioni di legge». Così l’Ottava Commissione di Palazzo dei marescialli - sede del Consiglio superiore della magistratura (Csm) - ha già proposto al plenum di licenziare in tronco il magistrato marchigiano anche tenuto conto che è un «recidivo», visto che già quattro anni fa era stato condannato dallo stesso Csm per decisioni «assunte sulla base di personali convinzioni» più che su quanto previsto dalla legge.



Tra le contestazioni mosse a Mandolini c’è, ad esempio, il non aver sospeso la patente - come previsto dalla legge - ad un automobilista che guidava contromano in curva occupando totalmente la corsia opposta. Non solo, ma gli avrebbe anche fatto un generoso sconto dei punti da decurtare (il 50 per cento) fidandosi della dichiarazione rilasciata dall’automobilista secondo il quale il mezzo gli serviva per svolgere la propria attività lavorativa. Ma la casistica, sempre secondo l’accusa che mette nel mirino il giudice di pace in servizio ad Ascoli, non finisce qui. Anzi, le contestazioni sono molte altre. Come nel caso di una coppia di coniugi che circolavano su un motorino non revisionato e senza assicurazione. Nei loro confronti il giudice non ha disposto alcuna sanzione, ma solo la richiesta di non farlo più, in ragione «della difficilissima e travagliata situazione economico-sociale del nostro Paese» e dell’«impossibilità» per i due «di pagare la somma di 1034,04 euro chiaramente dovuta per le infrazioni commesse».



Decisioni apparentemente inspiegabili a cui, tuttavia, il magistrato ha cercato di dare una motivazione. Mandolini avrebbe sostenuto di aver applicato oltre alla legge il «supremo principio del buon senso» perché - a suo dire - il giudice di pace deve essere «sempre di aiuto alle esigenze della popolazione». E in nome di questo principio Mandolini avrebbe «graziato» tanti conducenti sbadati.



Tra questi c’è il caso di un automobilista che, per «ragioni di lavoro di urgente espletamento», non solo non si accorgeva neppure di essere stato notato dalle forze dell’ordine mentre parlava al cellulare, ma continuava tranquillamente a farlo. A lui, il giudice ascolano, ha disposto uno sconto della sanzione pecuniaria e nessun taglio dei punti sulla patente, tenuto contro della sua «buona fede». Ma forse il caso più eclatante fu quello accaduto quattro anni fa e che costò al magistrato la sanzione disciplinare della censura. In quella che a molti era apparsa una vera e propria «crociata» contro la severità del codice della strada nei confronti di chi è alla guida in stato di ebbrezza, il magistrato aveva sostenuto che «non si poteva infilare un tubo in bocca ad una persona o tantomeno chiederle se ha bevuto. È una mancanza di rispetto alla dignità».



Parole queste rivolte durante un processo nei confronti di un funzionario della polizia stradale «colpevole» di sottoporre con i suoi agenti gli automobilisti alla prova del palloncino. «Applichi il buon senso», aveva detto al funzionario della Polstrada. La decisione del Csm dovrebbe arrivare entro questa settimana.



(ha collaborato Peppe Ercoli)
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