Garden party al Quirinale diviso in due: Matteo star ma tanti scettici anti-urne

Garden party al Quirinale diviso in due: Matteo star ma tanti scettici anti-urne
di Mario Ajello
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Venerdì 2 Giugno 2017, 12:36
ROMA Una festa fifty fifty. Una metà dei partecipanti, alla celebrazione per il 2 giugno, è per le elezioni prima e un'altra metà - tendente ai due terzi - è per le elezioni poi. Quelli che vanno a omaggiare Renzi che imperversa nei giardini del Quirinale, dove scambia qualche convenevole con Mattarella, appartengono alla categoria numero uno: i cosiddetti diciassettisti o post-balneari, cioè quelli che alla tedesca vogliono votare dopo l'estate. E li rassicura così l'ex premier («O devo chiamarti premier?», scherza il suo amico Rutelli): «I cinque stelle si sfilano dal patto? Non so, noi comunque ci stiamo». E il ministro Minniti: «Matteo, io la vedo bene». Però sui prati ben curati del Colle in cui Gentiloni fa Gentiloni - ovvero protagonismo zero, qualcuno vorrebbe fargli le condoglianze politiche ma lui ripete: «Faccio quello che devo fare e che c'è da fare» - i «diciottisti» del voto a scadenza naturale, per lo più alti dignitari di Stato che hanno appena omaggiato Napolitano appoggiato al suo bastone, quando vedono Matteo arringare i vari capannelli fanno smorfie di scetticismo. E c'è chi sussurra, preoccupato per manovra economica e conti pubblici: «Ci porterà a sbattere». Non è proprio il mood di Maria Elena Boschi, in vestito nero, accompagnata dal fratello, e le brillano gli occhi al pensiero della nuova campagna elettorale: «Sarà un momento di passione vera». E alle sue spalle fiocca la domanda: «Ma davvero farà la presidente della Camera? Sarà la nuova Nilde Iotti?».

LA TRINCEA
Poco più in là, sembrano avere il coltello tra i denti - e invece hanno solo qualche flute e qualche tartina ma la posa è da vietcong centristi - Alfano e gli amici di Alfano. «A Renzi lo faremo impazzire, non gli daremo tregua». Cicchitto al renziano Minniti, che comunque da buon ministro di polizia non si spaventa, racconta questa storiella: «Noi siamo un gatto selvaggio. Se lo chiudi in una stanza, senza cibo, senza acqua, senza luce, appena arriva il carceriere quel gatto alza la gobba, tira fuori gli artigli e gli salta agli occhi. Poi magari viene abbattuto ma intanto ha rovinato quel carceriere».

Rispetto ad altre volte, insomma, questo 2 giugno sembra più preoccupato. Ma Renzi dissimula e motteggia. A un bimbo: «Ah ti chiami Giancarlo? Come Antognoni, che era il mio calciatore preferito». Oppure: «Mi trovate dimagrito? Devo perdere altri 5 chili. Però sono abbronzato». Al sindaco (ce ne sono tanti delle zone terremotate) di Arquata del Tronto: «Sei diventato un vip mediatico». A Rutelli: «Mia moglie Agnese è in una fase di grande gioia. Speriamo che non ridiventi premier, mi dice. E io: beh, insomma...». Il leghista Giorgietti si aggira sul prato garantendo: «La Lega c'è» (nel patto elettorale). E Renzi traduce: «Sono sdraiati». Gianni Letta è in veste di portatore della pax silviesca. E nel tavolo delle pietanze non c'è la crostata della signora Letta, perché quella simboleggiò un altro accordone che poi andò come andò (male). Spera in un bis il grillino Fico, che poco si mischia ma c'è, che non è affatto aperturista in materia di tedesco anche se lo dice con la sua inflessione napoletana: «Una cosa è il dialogo e un'altra è la fregatura».

IL TRAMONTO
E chi guiderà la Rai? E' il tema forte. Alla festa c'è quasi tutto il Cda è qui a godersi il tramonto su Roma, nella speranza che non sia il loro tramonto. E tutti chiedono a tutti: sarà Del Brocco (in vantaggio) o Nicola Claudio il nuovo dg? I due partiti dicono entrambi di avere il Quirinale al proprio fianco. Anche se Mattarella, si limitano ad osservare i suoi collaboratori, non si occupano di questioni che non gli competono.