Privacy, il garante: «Il cybercrime costa 9 miliardi alle aziende italiane»

Privacy, il garante: «Il cybercrime costa 9 miliardi alle aziende italiane»
di Sa. Men.
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Martedì 6 Giugno 2017, 12:16 - Ultimo aggiornamento: 7 Giugno, 00:01
Nove miliardi sono il costo del cybercrime per le aziende italiane. Lo sottolinea il garante della privacy Antonello Soro che ha presentato questa mattina la relazione annuale dell'authority.  Soro ha sottolineato l'importanza per le imprese di dotarsi presto di nuovi strumenti di protezione: «Molte delle aziende che hanno subito attacchi non avevano alcuna forma di tutela per limitare questo genere di aggressioni».

Soro ha anche invitato a un nuovo intervento sul tema della pubblicazione di atti giudiziari anche in rete: «Il fenomeno è stato molto ampio anche in questi mesi. Si è però creato un circuito virtuoso in alcuni uffici giudiziari che hanno limitato l'uso di intercettazioni non rilevanti negli atti disponibili alle parti».

Nonostante i risultati raggiunti, il garante sottolinea che gli uffici dell'Autorità sono in grande difficoltà. L'impegno, spiega Antonello Soro, al momento è «ai limiti della sostenibilità» per l'obbligo che ha il garante di dover rispondere alla richiesta di ispezione e accertamento entro dieci giorni.

Soro rivendica poi la tutela della privacy come strumento «indispensabile» nella lotta al terrorismo. Dopo l'11/9 il rapporto tra libertà e sicurezza è cambiato, ma i fatti hanno dimostrato «come di fronte alle nuove minacce, la privacy sia non solo possibile, ma addirittura indispensabile per rendere le attività di contrasto più risolutive, perché meno massive e quindi orientate su più congrui bersagli. Per far sì che nella lotta al terrorismo siamo più efficaci, non meno liberi».

Attenzione, poi, ai «tanti 'grandi fratelli' che governano la rete». Soro sottolinea come «un numero esiguo di aziende», cioè i monopolisti del web, possieda «un patrimonio di conoscenza gigantesco» e disponga «di tutti i mezzi per indirizzare la propria influenza verso ciascuno di noi, con la conseguenza che, un numero sempre più grande di persone - tendenzialmente l'umanità intera - potrà subire condizionamenti decisivi».

«Gli Over the Top - è la riflessione del Garante - sempre più spesso intervengono, in un regime prossimo all'autodichia, per comporre istanze di rilevanza primaria, quali informazione e diritto all'oblio, libertà di espressione, dignità e tutela dalle discriminazioni, veridicità delle notizie diffuse. Parallelamente, l'intervento statale è reso più complesso dalla capacità delle nuove tecnologie di scardinarne i presupposti essenziali: in primo luogo la territorialità, quale criterio di competenza ed applicazione della legge».

In particolare, Soro si sofferma sul rischio che, nell'economia digitale, l'identità personale si riduca a «un profilo di consumatore, elettore, comunque utente che un algoritmo attribuisce a ciascuno, finendo per annullare l'unicità della persona, il suo valore, la sua eccezionalità. Diventa una cifra per Big Data». Ancora una volta, dunque, la tutela della persona è «indefettibile garanzia di libertà», in un mondo in cui il dato personale «per i grandi monopolisti del web» diventa «dato economico da sfruttare commercialmente»: una realtà le cui «implicazioni in termini antropologici, ma anche sociali e politici sono eloquenti».

Quanto alla «pedopornografia in rete e, particolarmente nel dark web, sarebbe in crescita vertiginosa: nel 2016 due milioni le immagini censite, quasi il doppio rispetto all'anno precedente». A segnalare la criticità è il Garante privacy, Antonello Soro, nella Relazione annuale al Parlamento. «Fonte involontaria - sottolinea - sarebbero i social network in cui genitori postano le immagini dei figli».

Nel contesto del web e dei social network, che è una delle frontiere più calde per l'attività del Garante, è fondamentale la tutela dei minori.
Nella Relazione, Soro cita la legge sul cyberbullismo, definendo «particolarmente positiva la scelta di coniugare un approccio preventivo e riparatorio, grazie alla promozione dell'educazione digitale e alla specifica procedura di rimozione dei contenuti lesivi presenti in rete. Il meccanismo delineato - ricorda - evita una preventiva e generalizzata ingerenza da parte dei provider e tuttavia li responsabilizza su segnalazione degli interessati, anche se minori».
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