Caso Fortuna, il medico legale: «Lanciata nel vuoto viva, era cosciente»

Caso Fortuna, il medico legale: «Lanciata nel vuoto viva, era cosciente»
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Mercoledì 30 Novembre 2016, 18:33 - Ultimo aggiornamento: 1 Dicembre, 14:54

Fortuna fu lanciata nel vuoto «da un'altezza superiore ai dieci metri», una circostanza pertanto compatibile con la ricostruzione degli inquirenti secondo cui Chicca precipitò dal terrazzo del palazzo dove abitava, al Parco Verde di Caivano, in provincia di Napoli, da oltre 25 metri. Nicola Balzano, il medico legale che esaminò il cadavere della bambina uccisa il 24 giugno 2014, ha testimoniato oggi davanti alla quinta sezione della Corte di Assise al processo che vede imputati Raimondo Caputo, detto Titò (accusato di omicidio e violenza sessuale) e la sua ex compagna Marianna Fabbozzi (che risponde di concorso nella violenza per non aver denunciato gli abusi pur essendone a conoscenza).

Già prima che venisse eseguita l'autopsia fu evidente che la morte di Fortuna Loffredo, che tutti chiamavano Chicca, fosse dovuta a un trauma da caduta. Presentava infatti segni inequivocabili delle fratture provocate dal violentissimo impatto e che sarebbero state presto evidenziate dalla Tac. Le fratture delle vertebre lombari e le escoriazioni sulla parte interna delle braccia e dei polsi fanno ritenere che sia precipitata «posteriormente»: il medico ha parlato infatti di «impatto dorsale un pochino lateralizzato», la bimba sarebbe cioè precipitata di schiena girandosi un poco di fianco quando è finita sul selciato. Il medico ha risposto alle domande del procuratore aggiunto di Napoli Nord Domenico Airoma e del pm Claudia Maone, nonché dei legali della difesa e delle parti civili. Ed ha precisato che Chicca era sicuramente viva e cosciente quando è stata spinta giù e che non sono stati individuati segni di percosse. Il testimone si è soffermato anche sui risultati degli accertamenti ginecologici che evidenziarono violenze sessuali «reiterate, protrattesi nel tempo», e che risalirebbero a diversi mesi prima e probabilmente continuate fino ad alcuni giorni prima della morte.

Quando il dottor Balzano ha cominciato la sua deposizione, la mamma di Chicca, Mimma Guardato, che non si era persa fino ad allora neppure una battuta in tre lunghe udienze, si è allontanata velocemente dall'aula per non ascoltare la descrizione nei dettagli dei terribili ultimi istanti della sua bimba. In precedenza avevano testimoniato alcuni investigatori dei carabinieri che hanno proseguito la ricostruzione delle varie fasi dell'inchiesta, evidenziano il clima di omertà e le pressioni, documentate dalle intercettazioni ambientali, esercitate da Caputo e dalla Fabbozzi sulla loro figlia, amica del cuore di Chicca (e testimone oculare degli attimi che precedettero il delitto), perché raccontasse il falso agli inquirenti. Il processo riprenderà venerdì 9 dicembre con nuovi testi inseriti nella lista del pubblico ministero.

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