Firenze, tensione al sit-in per il senegalese ucciso: spinte e sputi al sindaco Nardella

lapresse
2 Minuti di Lettura
Martedì 6 Marzo 2018, 16:30 - Ultimo aggiornamento: 7 Marzo, 16:55
Circa 300 persone, la quasi totalità sono senegalesi che abitano a Firenze e in Toscana, hanno attuato oggi pomeriggio un presidio per protestare contro l'omicidio del loro connazionale Idy Diene al Ponte Vespucci, dove Roberto Pirrone lo ha ucciso con colpi di pistola. Ci sono stati momenti di tensione. Il sindaco di Firenze Dario Nardella ha dovuto subito abbandonare il presidio dove era stato invitato dalla stessa associazione dei senegalesi che ha promosso la manifestazione perché contestato con insulti e spinte sia dagli stessi immigrati, sia da parte di alcuni italiani che sembrano appartenere ai centri sociali fiorentini e a formazioni dell'estrema sinistra.

LEGGI ANCHE: Firenze choc, spara e uccide un passante a caso: «Volevo suicidarmi»

Andandosene Nardella ha detto: «La storia di Firenze è la storia del dialogo, la città capisce la rabbia per la morte di un uomo ma non accetta la violenza». Quando Nardella è arrivato e si è avvicinato al gruppo di circa 300 africani, cercando di parlare con il loro portavoce che conosce da tanto tempo e che ha incontrato anche ieri sera in Palazzo Vecchio per lo stesso motivo, numerosi senegalesi e anche italiani lo hanno insultato e hanno cominciato a spingere lui e la delegazione del Comune fuori dall'assembramento.

 
 

Nardella ha così rinunciato all'incontro dopo aver comunque evidenziato al portavoce storico dei senegalesi a Firenze, Pape Diaw, il pluridecennale rapporto di collaborazione e dialogo di Palazzo Vecchio con gli immigrati africani a Firenze. Durante il breve tafferuglio personale della Digos e dei carabinieri ha allontanato in particolare alcuni italiani che appartengono ai centri sociali e a formazioni dell'estrema sinistra che si erano avvicinati moltissimo al sindaco insultandolo e invitando anche i senegalesi a fare questo.

«Mi allontano perché non voglio diventare elemento di provocazioni, non possiamo accettare la violenza e gli insulti, la città ha il dovere di difendere i principi della democrazia e della convivenza civile.
Capiamo la rabbia per la morte di un amico, subito la città ha espresso il proprio cordoglio per l'accaduto ma non possiamo accettare la violenza», ha detto Nardella.
© RIPRODUZIONE RISERVATA