Firenze, ridotta in schiavitù e promessa in moglie a uno sconosciuto per 15mila euro: salvata via chat, arrestato il padre

Firenze, ridotta in schiavitù e promessa in moglie a uno sconosciuto per 15mila euro: salvata via chat, arrestato il padre
di Mario Meliadò
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Giovedì 14 Settembre 2017, 18:45 - Ultimo aggiornamento: 19:27
A volte, è vero, i giovanissimi usano il telefonino per troppe ore. Stavolta però proprio uno smartphone e la prontezza d’animo di un ragazzino siciliano hanno consentito di strappare una diciassettenne dell’Est europeo a un presente da schiava e a un futuro da “sposa-bambina” contro la sua volontà.
 
Il grave episodio s’è verificato a Firenze, dove la ragazzina viveva coi familiari. A 13 anni appena, già era stata promessa come moglie a un perfetto sconosciuto, un connazionale che viveva in Francia con la famiglia d’origine. Niente amore, neppure come vaga idea: più pragmaticamente, il padre s’era accordato col futuro genero, che in cambio avrebbe pagato 15mila euro. Nozze contro bonifico. E per di più con lauto acconto di quattromila euro già versato, all’arrivo in Italia dell’aspirante consorte, dieci mesi dopo la scellerata intesa.
 
Stando alla ricostruzione della Squadra mobile della Polizia del capoluogo toscano, la giovane è stata quindi barbaramente ridotta in schiavitù dai suoi stessi parenti, nel timore che ribellandosi al turpe “progetto di vita” ideato per lei potesse fuggire, o anche solo innamorarsi di un altro ragazzo: ai fini del pagamento della somma pattuita era fondamentale che la giovane perdesse peso, imparasse a occuparsi di tutte le faccende domestiche e arrivasse vergine al giorno del fatidico (ma non certo desiderato) “sì”.

Intanto zero soldi, niente cellulare e nessun contatto con l’esterno per la ragazzina. Una segregazione feroce e anacronistica, cui la “promessa sposa” veniva sottratta mensilmente solo per qualche giorno, giusto per fare la spesa e sempre con un familiare di sesso maschile incaricato di “controllarla”, più che d’accompagnarla.
 
La svolta è arrivata grazie all’intraprendenza dell’adolescente: pur assoggettata a condizioni di vita tristissime, la giovane dell’Est è riuscita a entrare nella chat di un gioco elettronico per telefonini, anche se il suo era sprovvisto di scheda Sim, sfruttando una provvidenziale connessione Wi-fi. A raccogliere il suo disperato grido d’aiuto, un coetaneo siciliano lesto a girare la richiesta di soccorso a un centro antiviolenza.
 
Di qui, in base agli sviluppi dell’inchiesta coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia fiorentina, l’arresto dello snaturato padre della ragazza disposto dal giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Firenze. L’uomo dovrà rispondere di riduzione in schiavitù.
 
Un drammatico caso isolato? Non proprio. Solo cinque mesi fa, una vicenda del tutto analoga è emersa qualche centinaio di chilometri più a nord, a Torino, dove il Tribunale dei minori ha affidato a una comunità una quindicenne di origini egiziane, allontanandola così dalla famiglia e da un destino crudele.

Anche la ragazzina nordafricana era stata promessa in matrimonio a un connazionale mai visto prima, un commerciante di dieci anni più grande: pur di scampare a questa follia, la giovane aveva anche tentato il suicidio. Poi, la denuncia alla Polizia che le ha schiuso le porte di una vita nuova. 

 
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