I figli ritrattano sugli abusi, padre assolto dopo 17 anni: «È stata nostra madre a convincerci a mentire»

I figli ritrattano sugli abusi, padre assolto dopo 17 anni: «È stata nostra madre a convincerci a mentire»
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Sabato 22 Aprile 2017, 09:18 - Ultimo aggiornamento: 24 Aprile, 17:05
Da grandi accusatori a figli ritrovati. «Non smetteremo di chiedere scusa a papà ma eravamo bambini quando mamma ci costrinse a dire quelle cose contro di lui», ripetono fuori dal carcere di Terni Gabriele e Michele De Sario. Nel primo pomeriggio di venerdì hanno riabbracciato il padre Saverio, 46 anni, assolto in mattinata dalla Corte d'appello di Perugia nel processo di revisione che ha cancellato la condanna a dieci anni per abusi sessuali sui due figli, che era diventata definitiva a luglio 2015 spalancandogli le porte del penitenziario di massima sicurezza di Sassari dove ha trascorso quasi tre anni prima del trasferimento a Terni, sede più vicina al tribunale perugino.

«Sono stravolto, stralunato, incredulo», le prima parole di Saverio De Sario. «Ho vissuto momenti bruttissimi ma alla fine la giustizia ha trionfato», commenta l'uomo che 17 anni fa ha iniziato il suo incubo. Viveva tra la Sardegna, terra di origine, e Brescia, dove si era trasferito con la famiglia, quando il rapporto con la moglie si incrina. La donna arriva a denunciarlo per violenze sessuali sui figli che, a 7 e 10 anni, davanti ai giudici confermano: «Papà abusa di noi». Saverio De Sario viene condannato, in primo grado, in appello e in Cassazione a 11 anni.

A ottobre 2015 la svolta: «Quello che io e mio fratello abbiamo raccontato non è vero. È stata nostra madre a convincerci a mentire», racconta Gabriele De Sario, il figlio maggiore. Parole che già aveva scritto in un memoriale durante un periodo in comunità a Brescia ma che nessuno aveva preso in considerazione.

La ritrattazione la raccoglie così l'avvocato bresciano Massimiliano Battagliola che decide di tentare la strada della revisione del processo. In quei giorni la moglie di De Sario disse: «Forse lo fanno per salvare il padre dal carcere, ora che hanno ricominciato a vederlo. Forse in cuor loro l'hanno perdonato nonostante il male subìto. Vorrei dire loro che aggredirmi e mentire così non è la strada giusta. I giudici cui dicono di essersi rivolti i miei figli sapranno valutare».

La richiesta di revisione viene prima depositata alla Corte d'Appello di Roma che dice no, ma la Cassazione accoglie il ricorso e il caso finisce sul tavolo della Corte d'Appello di Perugia che ha assolto De Sario. «Sono un uomo libero» può finalmente dire fuori al carcere. Ora tornerà a vivere in Sardegna vicino ai figli. «Nessuno potrà più allontanarci» il pensiero dei due ragazzi. Per il loro legale, l'avvocato Massimiliano Battagliola, «è il trionfo della giustizia. Saverio De Sario non poteva più stare rinchiuso in carcere perché innocente».

Proprio i figli, che oggi hanno 27 e 24 anni, erano ad attendere il padre fuori dal carcere e sono stati i primi ad abbracciarlo, a lungo, insieme alla zia Rita e a un cugino, oltre ad altri parenti e all'avvocato Battagliola. Il gruppo era in attesa nel piazzale del carcere da oltre tre ore, tempo necessario al disbrigo delle pratiche di scarcerazione.

«Io sono fortunato» ha detto De Sario, codino e tuta scura indosso, parlando della sua vicenda giudiziaria subito dopo aver varcato il cancello del carcere. «Sono uscito da questo incubo - ha aggiunto - avendo la consapevolezza di avere la coscienza a posto, ma penso anche a quanta gente non ha avuto la mia fortuna e si trova davanti una montagna senza via di uscita».

«Giustizia è stata fatta, mio fratello è libero e questa è la cosa principale, però con amarezza bisogna dire che la persona che ha causato tutta questa sofferenza alla mia famiglia non avrà ripercussioni», ha commentato Rita De Sario, facendo riferimento all'ex moglie di Saverio, che avrebbe spinto i figli ad accusare ingiustamente il padre degli abusi. Di «complotto e istigazione» da parte della donna ha parlato anche l'avvocato Battagliola, che solo nel pomeriggio, proprio all'uscita dal carcere, è riuscito a confrontarsi con il suo assistito e ad abbracciarlo, dopo lo «choc dell'assoluzione», come lo ha definito lo stesso legale.

 
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