Teatro del delitto fu un bar in cui Fatmir Makovich, 45enne di etnia rom, stava trascorrendo la serata insieme al figlio sedicenne e ad alcuni connazionali. Perrone entrò nel locale insieme a due amici e una donna.
Tra i due gruppi cominciò una rissa durante la quale Makovich avrebbe spintonato il pregiudicato e schiaffeggiato uno dei due amici. A quel punto, secondo la ricostruzione degli investigatori, Perrone uscì dal bar, prese dall'auto una pistola calibro 9x21 e rientrò nel locale sparando all'impazzata almeno 15 colpi contro Makovich e il figlio, che si erano rifugiati nel bagno. Makovich morì sul colpo, forse proteggendo col corpo il figlio che rimase ferito in modo grave. La porta di alluminio del bagno venne perforata da una pioggia di proiettili anche perchè l'unica via di uscita, una finestra, era bloccata da una grata anti-intrusione. Condannato all'ergastolo e detenuto nel carcere di Lecce, il 6 novembre scorso e senza aver premeditato nulla (dell'esame medico era stato informato solo la sera prima), Perrone attuò la fuga rocambolesca dall'ospedale Vito Fazzi, seminando terrore. Nei 63 giorni di latitanza ha sfruttato appoggi anche di insospettabili, ma neanche l'aver accanto a sè un kalashnikov gli ha evitato oggi la cattura.
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