Ergastolano catturato, ecco chi è "Triglietta": il super latitante con la fama da duro

Ergastolano catturato, ecco chi è "Triglietta": il super latitante con la fama da duro
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Sabato 9 Gennaio 2016, 10:34
Una condanna, già scontata, a 18 anni di reclusione per attività mafiose legate alla Sacra Corona Unita; un'altra condanna, questa volta all'ergastolo, sette anni dopo per omicidio e tentato omicidio, e il 6 novembre scorso una evasione da film dall'ospedale Vito Fazzi di Lecce dov'era stato condotto per un esame medico, con tanto di sparatoria e rapinando un'auto dopo aver puntato la pistola alla testa dell'automobilista. Ha fama da vero 'durò Fabio Perrone, l'ergastolano di Trepuzzi, piccolo centro a pochi chilometri da Lecce, catturato stamane in un blitz di polizia di Stato e polizia penitenziaria proprio nel suo paese dopo 63 giorni di fuga. E a Trepuzzi, poco meno di due anni fa (28 marzo 2014), Perrone aveva lavato col sangue un presunto affronto verbale, condito da 'sguardi di troppò ad una donna, che riteneva di aver subito.
Teatro del delitto fu un bar in cui Fatmir Makovich, 45enne di etnia rom, stava trascorrendo la serata insieme al figlio sedicenne e ad alcuni connazionali. Perrone entrò nel locale insieme a due amici e una donna.
Tra i due gruppi cominciò una rissa durante la quale Makovich avrebbe spintonato il pregiudicato e schiaffeggiato uno dei due amici. A quel punto, secondo la ricostruzione degli investigatori, Perrone uscì dal bar, prese dall'auto una pistola calibro 9x21 e rientrò nel locale sparando all'impazzata almeno 15 colpi contro Makovich e il figlio, che si erano rifugiati nel bagno. Makovich morì sul colpo, forse proteggendo col corpo il figlio che rimase ferito in modo grave. La porta di alluminio del bagno venne perforata da una pioggia di proiettili anche perchè l'unica via di uscita, una finestra, era bloccata da una grata anti-intrusione. Condannato all'ergastolo e detenuto nel carcere di Lecce, il 6 novembre scorso e senza aver premeditato nulla (dell'esame medico era stato informato solo la sera prima), Perrone attuò la fuga rocambolesca dall'ospedale Vito Fazzi, seminando terrore. Nei 63 giorni di latitanza ha sfruttato appoggi anche di insospettabili, ma neanche l'aver accanto a sè un kalashnikov gli ha evitato oggi la cattura.
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