«Mi guardava sempre in modo strano quando passavo davanti alla sua cella, mi infastidiva e mi faceva ribrezzo. Però al tempo stesso mi faceva molta pena» - racconta Lele Mora - «Non aveva parenti, solo la sua Rosa, e per questo non aveva mai un soldo per comprare cibo e sapone. Si lavava solo una volta a settimana, il venerdì, quando poteva incontrare la moglie, una donna bassa e paffutella».
Mora spiega poi di aver preso a cuore la situazione di Olindo: «Vederlo privo di beni elementari come pane, merendine e sapone mi fece stringere il cuore. Lui, d'altronde, aveva solo Rosa e la loro complicità, anche durante gli incontri, era evidente: non hanno altro che il loro matrimonio. Per questo ho parlato a lungo prima con il cappellano, che sosteneva quanto Olindo avesse bisogno d'aiuto, poi con alcuni vertici del carcere: li convinsi a far lavorare Olindo come addetto alle pulizie per racimolare i soldi necessari a comprare cibo e sapone e, talvolta, gli regalavo le mie merendine al cioccolato».
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