Reggio Calabria, riacciuffato lo 'ndranghetista Cortese: sconterà altri 7 anni

L'arrestato, il 37enne Maurizio Cortese
di Mario Meliadò
3 Minuti di Lettura
Lunedì 4 Settembre 2017, 21:47 - Ultimo aggiornamento: 5 Settembre, 14:37
Acciuffato dagli agenti della Squadra mobile della Questura e dai carabinieri del Nucleo operativo radiomobile di Reggio Calabria l’ultimo latitante della cosca Serraino, egemone in ampia fetta della zona Sud della città, da Cardeto fino al rione Modena. 

Il 37enne Maurizio Cortese deve scontare ancora sette anni e un mese di reclusione rispetto alla condanna a undici anni e sei mesi già riportata in secondo grado di giudizio per associazione mafiosa, tentata rapina, tentata estorsione in concorso e violazione della normativa in materia di armi nel contesto dell’operazione “Epilogo”, messa a segno nel 2010 dalla Direzione distrettuale antimafia reggina decapitando di fatto lo stesso clan Serraino. Ma nel luglio scorso quello che risultava tra gli imputati-chiave del processo “Epilogo” era riuscito a sfuggire alla cattura finalizzata a riportarlo dietro le sbarre per pagare il suo debito residuo con la società, secondo il provvedimento disposto dalla Procura generale presso la Corte d’appello di Reggio Calabria. 

Stavolta, però, il ricercato non ce l’ha fatta a eludere le ricerche delle forze dell’ordine. 

Il profilo criminale di Cortese tratteggia un vero “emergente” dei potenti Serraino, l’uomo che per conto degli elementi apicali gestiva i rapporti con gli altri membri della cosca e al quale erano affidate anche alcune imprese concretamente con funzioni di money laundering per “ripulire” i soldi proventi di attività malavitose. Non che il 37enne rifuggisse la violenza, anzi: tra le condanne riportate spicca quella rimediata per aver ucciso un uomo nel luglio ’98, nel mezzo di una rissa, in concorso con altra persona minore all’epoca dei fatti. E non solo: il temperamento del presunto ‘ndranghetista, cinque anni fa, appunto durante il processo “Epilogo” aveva portato a un vero show, con l’imputato pronto a urlare in aula che i carabinieri della stazione di Cataforio avevano giurato il falso e che uno di loro «non s’è mai capito se volesse fare il carabiniere o il malandrino».

Peraltro, solo il 30 maggio scorso proprio nei confronti di Maurizio Cortese e di altri tre affiliati ai Serraino era scattato un sequestro di beni da poco meno di 600mila euro complessivi: a Cortese, nello specifico, erano stati sottratti immobili, conti correnti, carte di credito e prodotti finanziari per 200mila euro di controvalore, a seguito delle indagini svolte dalla 4^ sezione Misure di prevenzione patrimoniali del Nucleo investigativo dell’Arma dei Carabinieri. 

Poliziotti e carabinieri hanno individuato Maurizio Cortese mentre tentava di nascondersi proprio in un appartamento ubicato nella zona Sud di Reggio, un po’ la “roccaforte” della ‘ndrina. E aveva davvero pensato a tutto: nell’abitazione gli uomini della Scientifica hanno poi rinvenuto anche dispositivi tecnici sistemati là nel tentativo di eludere le ricerche.  

Appena fermato, il “graduato” dei Serraino ha tentato di depistare gli investigatori fornendo loro false generalità: messo davanti alla verità, però, Cortese non ha potuto far altro che ammettere la sua reale identità. 

Come spesso capita in casi del genere, non è mancata un’ampia attività volta a consentire a Maurizio Cortese di proseguire nella latitanza per diversi mesi: in questo senso, due persone – di 45 e 25 anni rispettivamente – sono state denunciate a piede libero per favoreggiamento personale.  
© RIPRODUZIONE RISERVATA