Efficienza e legalità/ Le tre regole per evitare i soliti errori

di Carlo Nordio
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Martedì 30 Agosto 2016, 00:11
Quando, nel 1755, un violento terremoto distrusse Lisbona, Voltaire scrisse un poemetto amaro e sconsolato: dov'era la Provvidenza davanti a tanta carneficina di innocenti? Rousseau rispose con la solita metafisica visionaria: la Provvidenza non c'entrava nulla, la colpa era dell'uomo che, ripudiata la sua originaria innocenza, aveva abbandonato la capannuccia per concentrarsi in pericolosi agglomerati urbani. Furibondo davanti a tante sciocchezze in salsa filosofica, Voltaire replicò che il terremoto aveva sepolto le donne e i bambini che affollavano le chiese per la messa di Ognissanti, e aveva risparmiato i libertini dei quartieri alti che avevano passato la notte gozzovigliando. La polemica continuò, e continua tuttora. C'è sempre chi, davanti alle catastrofi naturali, tende a cercare un responsabile, perché è difficile ammettere che in questo mondo l'uomo è nient'altro che un fragile fuscello indifeso.

La tentazione di veicolare il dolore e la rabbia verso persone e istituzioni è presente anche oggi, dopo il disastro di Amatrice: essa si manifesta attraverso appelli alla giustizia penale, e quindi alla magistratura, per individuare le colpe di tanta tragedia.
 
Colpe che forse in parte esistono, come si è visto all'Aquila, dove sono già intervenute condanne definitive. Ma che vanno vagliate con grande perizia e cautela, tenuto conto della particolarità degli edifici coinvolti. Alcuni dei quali, risalenti a vari secoli addietro, forse non sarebbero stati nemmeno ristrutturabili senza alterarne il pregio storico e artistico, e comunque non lo erano concretamente, con le esigue risorse disponibili. Per di più un'inchiesta generalizzata - come alcuni hanno invocato - rischierebbe di portare a risultati paradossali. Supponiamo che una famiglia sia rimasta sepolta sotto le macerie della propria casa mai adeguata alla normativa antisismica. Che si fa? Si apre un processo nei confronti del defunto, e lo si chiude subito per morte del reo? Qui davvero la giustizia si convertirebbe in oltraggio. Ecco perché la magistratura dev'esser lasciata in pace, a lavorare senza sollecitazioni emotive.

Anche per quanto riguarda la ricostruzione si è fatto appello al codice penale. Nel senso che, prima ancora di decidere cosa rifare e restaurare, e quando e come e con quali risorse, si è lanciato l'allarme dell'incombente corruzione. Non è un messaggio di ottimismo, anche se è un messaggio realistico, perché molti esempi precedenti sono tutt'altro che edificanti, e alcuni addirittura atroci. Si è già invocato l'intervento di Cantone, eterno cireneo di questa croce che offende la legalità e soffoca l'economia. Ora il governo sembra orientato alla nomina di un commissario straordinario, dotato di esperienza e di strumenti normativi adeguati. Entrambe le scelte sono utili, e forse necessarie. Per conto nostro, ci permettiamo di suggerire tre cose. Primo, l'individuazione esatta delle competenze: chiunque sia l'incaricato, si specifichino bene poteri e responsabilità, senza consentire, un domani, la solita giostra dello scaricabarile. Secondo: si semplifichino le procedure. L'aggiudicazione dei lavori dev'essere disciplinata da norme chiare e distinte, che evitino pratiche dilatorie e ricorsi pretestuosi. Terzo, le imprese diano solide garanzie reali e finanziarie sulla loro capacità di eseguire i lavori nei tempi e nei termini convenuti, senza variazioni in corso d'opera. Se hanno fatto male i conti, questo fa parte del rischio imprenditoriale. 

Queste modeste proposte non elimineranno certo i rischi di prossime catastrofi come quella di Amatrice e dintorni. Il nostro Paese è stato favorito per la bellezza e per il clima, ma la Terra si è presa la rivincita rendendolo instabile. E tuttavia esiste una via intermedia tra la rassegnazione davanti all'imperturbabile indifferenza della Natura e l'utopistica illusione della nostra onnipotenza. Questo equilibrio è costituito dal buon senso, che ci mostra i nostri limiti insieme alle nostre capacità. Ed entro questi limiti, il rispetto delle regole, senza essere risolutivo, riduce i danni e accresce la speranza.
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