La morte di Pamela, «due pugnalate all'altezza dell'addome»: torna l'ipotesi dell'omicidio

La morte di Pamela, «due pugnalate all'altezza dell'addome»: torna l'ipotesi dell'omicidio
di Daniel Fermanelli
3 Minuti di Lettura
Venerdì 9 Febbraio 2018, 09:27 - Ultimo aggiornamento: 18:27

Due segni compatibili con pugnalate all'altezza dell'addome di Pamela Mastropietro. Le prime risultanze dell'autopsia farebbero pensare a un omicidio. Al momento però è prematuro dire con certezza quale sia stata la causa della morte, anche perché resta da chiarire se i colpi siano stati inferti prima o dopo il decesso e se essi siano stati mortali.
Dall'accertamento effettuato ieri dal pool di professionisti nominati dal procuratore Giovanni Giorgio emergono due lesioni: una all'addome e una al fegato. Mancano tracce di sangue e questo comporterà esami di laboratorio che richiederanno circa 20 giorni per depositare i risultati.
L'autopsia è stata eseguita dai medici legali Mariano Cingolani, Dora Mirtella e Roberto Scendoni, il tossicologo Rino Froldi, la biologa Marta Cippitelli e il criminologo Domenico Mazza. I medici hanno ricomposto il corpo sezionato, rilevando che sarebbe stata un'opera da professionista quella compiuta dall'autore o dagli autori dello smembramento (quasi fosse un chirurgo). Da quanto emerso sarebbe poco probabile che ad agire sia stata una sola persona, per fare un sezionamento così perfetto ci sarebbero voluti un lungo lasso di tempo, calma ed esperienza, cosa che Oseghale non avrebbe avuto. Inoltre, contrariamente a come era stato indicato nelle motivazioni dell'ordinanza del Gip, dal corpo mancano solo dei tratti di pelle, ci sono zone in cui la cute non è stata trovata probabilmente a causa dell'erosione della candeggina con cui il corpo è stato lavato. E proprio la candeggina sarebbe stata usata in abbondanza sulle parti intime per rendere difficili gli accertamenti. Forse per nascondere una violenza sessuale? Per stabilirlo si attende l'esito dei tamponi vaginali.
Sul cadavere ci sono i segni della mannaia e del coltello usati per smembrarlo, ma secondo i medici l'arma usata per trafiggere Pamela non sarebbe la stessa adoperata per il sezionamento. Infine, su un braccio è evidente un buco, che potrebbe essere collegato all'assunzione di droga. Ulteriori accertamenti di laboratorio saranno effettuati la settimana prossima.

I DUBBI SULLA DINAMICA
E' ancora avvolta nel buio, dunque, la causa della morte della ragazzina appena diciottenne di Roma uccisa il 30 gennaio e ritrovata l'indomani, a pezzi, in due trolley a Casette Verdini di Pollenza. Indagati due nigeriani: Innocent Oseghale, affittuario della casa dove Pamela è morta e fatta a pezzi, e Desmond Lucky, accusato dallo stesso Oseghale. Secondo la prima versione fornita da quest'ultimo, il 30 gennaio nella casa di via Spalato erano saliti solo Pamela e Desmond, che le avrebbe ceduto l'eroina, mentre Oseghale sarebbe uscito per spacciare. Verso le 14 Oseghale avrebbe chiamato Desmond, ma il telefono era spento. Avrebbe aspettato quindi in giardino fino all'imbrunire, a quel punto Desmond avrebbe risposto dicendo di aver lasciato le chiavi di casa nella cassetta della posta. Oseghale sarebbe comunque rimasto fuori fino alla mattina del 31. Poi la seconda versione: martedì 30 tutti e tre erano saliti nell'appartamento, ma quando Pamela è andata in overdose, Oseghale è fuggito.
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA