Dopo-terremoto, pronti 10 miliardi: ecco come verranno divisi fra privati e opere pubbliche

Il vertice tenuto a Pieve Torina con la commissaria Paola De Micheli
di Italo Carmignani
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Giovedì 18 Gennaio 2018, 21:27 - Ultimo aggiornamento: 19 Gennaio, 15:19
PIEVE TORINA (MACERATA) - Ora contiamo, avendo un po’ di tempo perché occorre arrivare a dieci miliardi e 300 milioni. Di euro, ovviamente. A tanto ammontano i fondi già spendibili della ricostruzione del dopo terremoto, un mostro di denaro per battere un incubo di effetti provocati dalle scosse. Il conto l’hanno tirato nello scenario catastrofico di Pieve Torina, paesotto tra l’Umbria e le Marche, in cui i palazzi rimasti in piedi si contano con una mano, il commissario straordinario del terremoto Paola De Micheli, i presidenti e assessori delle Regioni Marche, Umbria, Lazio e Abruzzo, oltre al il capo della Protezione civile Borrelli. Qui, nella scuola polifunzionale, l’unico edificio ricostruito, si è deciso di fare il punto del mid-term della ricostruzione post sisma giovedì 18 gennaio, a oltre venti mesi dalle ultime scosse, per scoprire che la parte del leone nel conteggio la fanno i cittadini normali cui il terremoto ha distrutto o danneggiato la casa. Sono infatti oltre sei i miliardi già attivati che attendono solo le domande per avviare gli appalti. 

CHI AVRÀ IL DENARO
La scusa per tirare qualche somma è arrivata dal piano da un miliardo e 35 milioni di euro per finanziare la ricostruzione di opere pubbliche distrutte. La somma servirà a ricostruire scuole (276 milioni di euro), caserme (92 milioni), case comunali (147 milioni) e popolari (136 milioni). Il piano attribuisce 605 milioni di euro alle Marche, 156,86 milioni all’Abruzzo, 149,53 milioni al Lazio e 122,51 all’Umbria. Stilato l’elenco provvisorio del piano chiese (Lazio, Umbria, Abruzzo e diocesi di Macerata, Camerino e Fabriano) da ricostruire. Al capitolo delle chiese, ritenuto decisivo dalla conferenza episcopale per dare una casa comune alle genti colpite dal sisma, saranno destinati 250 milioni. Per arrivare a dieci miliardi e 300 milioni circa occorre anche inserire i fondi per la ricostruzione dei privati circa 6,5 miliardi, quella per le strade (oltre 600 milioni) con l’80 per cento di quelle con danni diretti già finanziate, per il dissesto idrogeologico (400 milioni) oltre ai fondi europei per circa altri 400 milioni. A proposito del dissesto idrogeologico, la De Micheli: «Ci siamo fatti autorizzare dalle Camere attraverso una modifica del decreto n. 189, che una parte delle risorse per la ricostruzione venga utilizzata per il dissesto idrogeologico in modo da fare una ricostruzione più sicura. Credo sia la prima volta che accade in una ricostruzione post terremoto - ha aggiunto - e che rappresenti un punto di non ritorno in termini di visione complessiva della ricostruzione». Via libera da subito all’intervento per Amatrice e Accumoli (36 milioni). 

IL 90 PER CENTO DELLE CASETTE
Senza alzare il tono sulle polemiche, Borrelli, capo della protezione civile, ha fatto il punto sulle casette e sulle persone assistite con una promessa: entro febbraio di consegnare il 92% delle Sae: rispetto al fabbisogno di 3.662 casette ne sono state consegnate finora il 63% (2.286). Entro gennaio l’obiettivo è arrivare al 74%. Sono in totale 51.400 le persone assistite dal sistema di protezione civile, di cui 41 mila con Cas (contributo di autonoma sistemazione), tra le quali 21 mila solo nelle Marche. In 5.362 sono ospitati in alberghi o campi container, mentre 760 allevatori alloggiano in moduli rurali. Tra qualche giorno verranno implementate con nuove risorse anche altre vecchie ordinanze relative a cimiteri, edifici di culto e scuole. Ora, solo la burocrazia potrebbe fermare il rullo della ricostruzione. E non solo quella pubblica, anche quella più interessata degli studi tecnici privati. 
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