Diamante, intimidazione alla Misericordia: tagliate le gomme alle ambulanze

L'avvocato Domenico Oliva, responsabile della "Misericordia" di Diamante, in provincia di Cosenza
di Mario Meliadò
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Giovedì 28 Settembre 2017, 21:44 - Ultimo aggiornamento: 29 Settembre, 01:04
Grave intimidazione alle “Misericordie”, proprio in quella Calabria da cui l’immagine della confederazione uscì sbrindellata dalla recente inchiesta sul Cara di Isola Capo Rizzuto. A Diamante, gemma balneare del Cosentino, sono stati tagliati i pneumatici di varie ambulanze in uso alla locale “Misericordia”, che – come accade per vari nosocomi in molti angoli d’Italia – si occupa di trasportare i malati in convenzione col Servizio sanitario nazionale. Inquietanti le circostanze del gesto, messo a segno nella notte del 26 settembre: gli automezzi si trovavano posteggiati nella centralissima piazza, piena di esercizi commerciali e situata giusto davanti alla Stazione ferroviaria.
 
Il classico “avvertimento” della ‘ndrangheta, si direbbe. Senonché l’accaduto potrebbe riconnettersi a «tanti piccoli episodi» messi in fila, «come le tessere di un mosaico», secondo la stessa confraternita adamantina, che si sente perseguitata: dallo sfratto dalla sede “storica” al mancato rinnovo dell’intesa col servizio “118” d’emergenza-urgenza, tanti i singoli “infortuni” che però nel loro insieme avrebbero portato a fratture non più ricomponibili con Azienda sanitaria provinciale e Amministrazione comunale e, ancor più, a «una sorta d’avversione sociale, all’interno del paese». Tanto che in un ristretto lasso di tempo è stato più volte chiesto un incontro (mai avvenuto) col Prefetto cosentino Gianfranco Tomao sull’attività della congregazione a Diamante. Forse ora qualcuno ha voglia di “tirare le somme”, riflettono alla Misericordia, e far sparire questa realtà da ogni àmbito cittadino.
 
In una nota diramata alla stampa, il responsabile della congregazione Domenico Oliva accenna esplicitamente a un «accanimento» para-legalitario che invece risulterebbe «assolutamente assente per altre associazioni» operanti sul medesimo territorio, in un clima definito «vergognoso» in relazione a chi compie atti come il danneggiamento dell’altra sera, ma «ancor più per chi li tollera, li permette e li alimenta». Chiosa finale quanto mai chiara: «Sono certo che l’Amministrazione comunale resterà impassibile anche in questa grave circostanza».
 
Eppure, solo quattro mesi fa, a Isola Capo Rizzuto – altra località gettonatissima dai turisti, in provincia di Crotone – la parte del “cattivo” fu assegnata appunto alle “Misericordie” dall’operazione “Jonny” della Dda di Catanzaro: il 15 maggio scorso oltre 500 uomini misero a segno 68 arresti ai danni di una mega organizzazione malavitosa che, secondo l’accusa, avrebbe consegnato allo spietato clan Arena ben 36 milioni di euro sui 103 di fondi comunitari erogati per la gestione del più grande Centro per richiedenti asilo d’Europa, appunto a Isola. Tra gli arrestati anche i due indagati-chiave: il parroco di Isola, don Edoardo Scordio, e il presidente della confraternita delle Misericordie per Calabria e Sicilia, Leonardo Sacco. Secondo i “pentiti” Francesco Oliverio e Giuseppe Giglio, il sacerdote sarebbe padre naturale di Sacco, negli anni riuscito a intrattenere rapporti amichevoli con molti personaggi italiani di primo piano come il ministro degli Esteri in carica Angelino Alfano.  


 
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