Cyber security, coordinamento agli 007: audizione di Gentiloni al Copasir

Cyber security, coordinamento agli 007: audizione di Gentiloni al Copasir
di Cristiana Mangani
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Mercoledì 25 Gennaio 2017, 08:56 - Ultimo aggiornamento: 26 Gennaio, 10:48
ROMA Un nuovo decreto sulla cyber security che sostituisca la normativa prevista dal decreto Monti del 2013. Un intervento da fare in tempi rapidi, perché la minaccia continua a aumentare. Il Governo ne è consapevole, e ieri il premier Paolo Gentiloni ha confermato, davanti al Copasir, la volontà di mettere mano al più presto all'architettura della difesa dagli attacchi, dando un ruolo di coordinamento al Dis. Il presidente del Consiglio si è recato a San Macuto, insieme con il prefetto Alessandro Pansa, direttore del Dipartimento per le informazioni della sicurezza, ed è stato ascoltato per due ore. Durante l'audizione ha espresso l'intenzione di non cedere per ora la delega sull'intelligence.

Grosse modifiche, quindi, sono previste per il decreto Monti che dal gennaio di quattro anni fa, ha definito gli «indirizzi per la protezione cibernetica e la sicurezza informatica nazionale». Anche perché - ha evidenziato Giacomo Stucchi, presidente del Comitato parlamentare per la sicurezza - «in questo campo quattro anni sono un'era geologica e da parte di Gentiloni c'è la consapevolezza di dover intervenire sul decreto».

Tramontata l'idea, maturata tempo fa dall'ex premier Matteo Renzi, di nominare una sorta di zar della cyber-sicurezza, resta comunque l'intenzione di migliorare la risposta del sistema-Italia sia dal punto di vista della prevenzione sia da quello della gestione degli attacchi. Tanti i soggetti attualmente coinvolti dal Piano: dall'ufficio del Consigliere militare di Palazzo Chigi al Dis, ai vari ministeri. Quanto fatto finora, avrebbe riconosciuto Gentiloni, non è sufficiente. Nel giro di un mese potrebbe così essere approvato un decreto di modifica del precedente provvedimento che in sostanza incardinerebbe presso il Dis il punto di coordinamento del sistema di cyber-difesa, nell'ambito del Comitato interministeriale per la sicurezza della Repubblica, che assicura il coinvolgimento dei ministeri interessati. Nuovo personale da destinare a questa funzione potrebbe essere assunto.

LE MINACCE IN LIBIA
Nel corso dell'audizione il premier ha letto una relazione sulle varie minacce alla sicurezza dell'Italia. E' stata affrontata la questione Libia, definita una situazione «delicata», anche alla luce dell'esplosione a poca distanza dall'ambasciata italiana appena riaperta a Tripoli. Non è affatto solido il Governo di Fayez al Serray, ma Roma intende rimanere interlocutore privilegiato dell'unico esecutivo riconosciuto dall'Onu. Sul fronte della minaccia terroristica, è stato ribadito che c'è la «massima attenzione» e che il governo ha piena fiducia negli apparati di sicurezza. A preoccupare sono sempre i foreign fighters (116 quelli che hanno avuto a che fare con l'Italia) di ritorno e chi si radicalizza sul web e nelle carceri. Infine, si è parlato anche del caso Regeni, alla vigilia del primo anniversario della sua uccisione.