Csm: basta fughe di notizie. Ma Woodcock: noi vittime

Legnini
di Cristiana Mangani e Sara Menafra
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Giovedì 9 Marzo 2017, 08:19
Implicito ma pesante, il discorso del vicepresidente del Csm Giovanni Legnini durante il plenum di Palazzo dei Marescialli suona come un atto di accusa per la fuga di notizie relativa all'inchiesta Consip. Parole alle quali il titolare del fronte napoletano della doppia inchiesta, Henry Woodcock, replica sottolineando come siano proprio i pm «le prime vittime» delle soffiate ai giornali.

LA POLEMICA
Legnini prende la parola e definisce la vicenda «un caso eclatante, senza precedenti, che rischia di minare la credibilità degli organi inquirenti». Quindi, tiene a sottolineare di aver apprezzato la procura di Roma per la tempestività con la quale è intervenuta aprendo un fascicolo per individuare i responsabili della diffusione di informazioni coperte da segreto, ma anche per aver revocato la delega alle indagini ai carabinieri del Noe. È arrivato il momento di affrontare il problema della diffusione di notizie coperte da segreto, dichiara, individuando «gli strumenti organizzativi più idonei ad assicurare il rispetto del divieto di divulgazione di atti coperti da segreto».

L'occasione per il suo affondo è il plenum, sede più che istituzionale nella quale, tra l'altro, si presenta il nuovo sito web del Consiglio superiore. E, soprattutto, si parla di una nuova circolare organizzativa da inviare alle procure, già analizzata dalla Settima commissione. Il vicepresidente ribadisce che tra i tanti problemi con cui convivono gli uffici giudiziari va inserita necessariamente la violazione del segreto di indagine.

Tutelare il segreto investigativo è ancora più necessario ora che con il decreto che ha accorpato il Corpo forestale con l'Arma dei carabinieri «è stata prevista la trasmissione delle informative di reato da parte della polizia giudiziaria alla propria scala gerarchica, indipendente dagli obblighi prescritti dal codice di procedura penale» che vincolerebbe la polizia giudiziaria al segreto anche con i superiori. Una novità che, nota Legnini, sta suscitando «preoccupazione» nelle procure e su cui non a caso è stata aperta una pratica al Csm. Difficile non collegare quel decreto con la velocità con cui, stando agli atti, gli indagati più vicini alla politica hanno saputo dell'evolversi dell'inchiesta in corso.

LA REPLICA
E infatti proprio quella circolare è il primo punto sul quale interviene Woodcock: «Apprezzo e concordo con quanto detto da Legnini sulla riflessione circa gli strumenti organizzativi per tutelare il segreto investigativo. Proprio per questo credo che abbia grande rilievo la riflessione sulla normativa contenuta nel decreto di agosto, un tema che deve essere affrontato nei suoi termini generali e astratti, sul punto sono d'accordo con quanto detto dal procuratore Armando Spataro. Per il resto, voglio ricordare che la prima vittima della fuga di notizie sono i pm». Il riferimento è alla circolare con cui il capo della procura di Torino ha commentato il nuovo decreto. Stabilendo che la legge va ovviamente applicata ma che, in alcuni casi, è necessario far prevalere il segreto istruttorio.
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