A insospettire la Finanza, è stata la presenza, tra la documentazione contabile, di polizze assicurative, fatture per lavori di riparazione e contratti per l'assegnazione di spazi di ormeggio riferiti all'imbarcazione. E' emerso che lo yacht, di lunghezza superiore a venti metri e di valore pari a seicentomila euro, era iscritto nei registri navali inglesi: un escamotage per pagare meno tasse.
All'imbarcazione, infatti, si applicano le disposizioni sul monitoraggio fiscale, introdotte per permettere all'amministrazione finanziaria di vigilare sui patrimoni esteri dei soggetti residenti in Italia, che prevedono l'inserimento del valore di mercato del bene in una specifica sezione della dichiarazione dei redditi. Cosa che, in questo caso, non sarebbe avvenuta.
I finanzieri hanno quindi proposto il recupero a tassazione delle imposte non versate, per oltre centomila euro, e della tassa da diporto, dovuta per il possesso delle barche superiori a 10 metri. Non è tutto. L'imprenditore rischia infatti sanzioni fino a centomila euro per non aver dichiarato all'erario la disponibilità dell'imbarcazione di lusso.
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