Consip, Ultimo si difende: pronto a un confronto. Ma per l'Arma la sua posizione si aggrava

Pinotti (Lapresse)
3 Minuti di Lettura
Lunedì 18 Settembre 2017, 11:36 - Ultimo aggiornamento: 11:38
Parla ancora, ma questa volta attraverso il suo legale, Sergio De Caprio, l'eroe del 93 finito al centro dell'ultima bufera Consip. Anche se sono state proprio le sue dichiarazioni, tre giorni fa, a costargli l'apertura di un procedimento disciplinare al Comando generale, la volontà di esternazioni per dissipare ogni dubbio rispetto a «paventate minacce alle Istituzioni» cui hanno fatto riferimento «diversi parlamentari», il «ministro della Difesa e infine il premier» è più forte del rischio. Chiede un pubblico confronto, su quelle che definisce «gravissime accuse infondate» per «esercitare i diritti di difesa e di informazione al cittadino». Ma anche questa mossa adesso rischia di tramutarsi in un boomerang.

IL CONFRONTO
A mettere nei guai Ultimo, non è stato tanto il verbale del procuratore di Modena, che lo ha anche definito «esagitato» e «spregiudicato», quanto le dichiarazioni rilasciate alla stampa. Ieri, il colonnello ha rincarato la dose, parlando attraverso il suo avvocato, Francesco Romito. «Vista l'escalation mediatica delle vicende legate all'indagine Consip e alle gravissime accuse infondate rivolte al Capitano Ultimo e ai suoi carabinieri - ha affermato il legale, per conto di De Caprio - riteniamo doveroso renderci disponibili a un pubblico confronto per chiarire dubbi e sospetti». Il colonnello, sempre tramite Romito, ha invocato «un pubblico dibattito dove poter esercitare il diritto di difesa e di informazione mediatico, a prescindere dalle altre iniziative che avranno corso nelle sedi opportune».

IL COMANDO
Dopo un deciso intervento del ministro della Difesa Roberta Pinotti, il Comando generale, che in questi anni ha preferito ignorare le tante esternazioni di Ultimo, non ha avuto scelta. Una violazione così plateale della consegna del silenzio non può passare senza conseguenze. Sarà poi il ministero a valutare le decisioni del Comando. Ad aggravarsi è anche la posizione del maggiore del Noe Gianpaolo Scafarto, già plurindagato e finora non sfiorato da alcun procedimento disciplinare. La frase concessa a un giornalista - «sicuri che io abbia detto arriviamo a Renzi?» - potrebbe costargli cara.

Nei giorni scorsi, commentando le dichiarazioni rese al Csm dal procuratore di Modena, Lucia Musti, Ultimo ha dichiarato: «Non ho mai svolto indagini per motivi politici e mai citato Renzi. È linciaggio mediatico». Ha anche fatto un elenco di politici intervenuti sul caso: «Leggo che illustri esponenti della politica, tra cui ministri Dario Franceschini, Luigi Zanda, Michele Anzaldi, Pino Pisicchio, paventano colpi di stato e azioni eversive da parte del Capitano Ultimo - ha detto il colonnello - L'unico golpe che vediamo è quello perpetrato contro i cittadini della Repubblica». Quelle dichiarazioni hanno spinto il ministro della Difesa a chiedere all'Arma di «valutarne l'opportunità».

LE ESTERNAZIONI
La Musti aveva raccontato al Csm di quando De Caprio, portandole gli atti dell'inchiesta Cpl Concordia che contenevano l'intercettazione, captata dal Noe, in cui Matteo Renzi, parlando con il generale Michele Adinolfi, definiva l'allora presidente del consiglio Enrico Letta un incapace, aveva commentato: «Ha in mano una bomba, se vuole può farla esplodere». Il colloquio dell'ex premier era poi finito su un giornale. E De Caprio, all'epoca vicecomandante del Noe, era stato sospeso dalle funzioni di polizia giudiziaria e trasferito all'Aise. Tempo dopo, il capitano del Noe, Giampaolo Scafarto, aveva parlato alla Musti - senza autorizzazione - del caso Consip, dicendole: «Arriveremo a Renzi».
© RIPRODUZIONE RISERVATA