Elio Toaff, addio al rabbino amico del dialogo

Elio Toaff, addio al rabbino amico del dialogo
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Lunedì 20 Aprile 2015, 10:05 - Ultimo aggiornamento: 21 Aprile, 13:39

Dai bambini delle scuole elementari alle massime cariche dello Stato, dagli amici di sempre della Comunità romana ai parenti arrivati da Israele: tutti in lenta fila per porgere l'ultimo saluto, recitare un Salmo o raccogliersi in preghiera al feretro di Elio Toaff, all'ombra del colonnato di quel Tempio Maggiore di Roma che per 50 anni l'ha visto rabbino capo. Poi il viaggio in macchina verso la sua Livorno per la cerimonia funebre e infine la sepoltura nella tomba di famiglia.

Due città che per un giorno si sono fermate: quella toscana con il lutto cittadino, la Capitale con le bandiere a mezz'asta e un minuto di silenzio in tutte le scuole indetto per domani.

Toaff si è spento domenica sera a pochi giorni dal centesimo compleanno nella sua abitazione accanto alla Sinagoga dove il 13 aprile 1986 accolse papa Giovanni Paolo II.

Papa Francesco ha detto di essere vicino al rabbino Di Segni e alla «intera comunità ebraica di Roma nel ricordo riconoscente» di Elio Toaff «uomo di pace e di dialogo, che accolse Giovanni Paolo II nella storica visita al Tempio Maggiore».

Toaff non è stato solo un grande rabbino italiano ma una figura indelebile della storia del Paese. E ha inciso nel profondo il dialogo tra ebrei e cristiani fin dai tempi della sua vicinanza con Giovanni XXIII per il quale pregò da ebreo nei momenti finali della vita del papa. Una delle immagini più potenti che segnano il rapporto tra le due fedi è stata quella che ritrae Toaff vestito con i paramenti bianchi della tradizione accogliere nella Sinagoga di Roma papa Giovanni Paolo II il 13 aprile del 1986: la prima volta di un pontefice in un Tempio ebraico.

Di quell'incontro scrisse più tardi: «Insieme entrammo nel Tempio. Passai in mezzo al pubblico silenzioso, in piedi, come in sogno, il papa al mio fianco, dietro cardinali, prelati e rabbini: un corteo insolito, e certamente unico nella lunga storia della Sinagoga.Salimmo sulla Tevà e - raccontò - ci volgemmo verso il pubblico. E allora scoppiò l'applauso. Un applauso lunghissimo e liberatorio, non solo per me ma per tutto il pubblico, che finalmente capì fino in fondo l'importanza di quel momento...».

Ma ci fu un punto in cui quel tributo divenne «irrefrenabile» e fu - aggiunse Toaff - «quando il papa disse: "Siete i nostri fratelli prediletti e, in un certo modo, si potrebbe dire, i nostri fratelli maggiori"». Un momento storico per un uomo di fede come lui che per 50 anni è stato rabbino capo della Comunità ebraica di Roma, la più numerosa d'Italia.

Nato il 30 aprile del 1915 a Livorno, figlio del rabbino capo della città, Toaff era laureato in legge e in teologia all'Università di Pisa dove ottenne anche il titolo di rabbino maggiore. Nel 1941, nel pieno delle leggi razziali, andò a dirigere la Comunità ebraica di Ancona; due anni dopo, nel 1943, raggiunse i partigiani in Versilia. Catturato dai tedeschi - che poco dopo avrebbero compiuto la strage di Santa Anna di Stazzema - riuscì a scampare all'eccidio. Alla fine della guerra fu nominato rabbino capo di Venezia, dove divenne anche docente di Lettere ebraiche all'Università Cà Foscari. A Roma arrivò nel 1951 raccogliendo l'eredità di un altro grande rabbino capo della capitale, David Prato. Lì trovò una comunità travolta dalla persecuzioni, che aveva subito la grande razzia del 16 ottobre del 1943 e che era stata decimata nei campi di sterminio nazista.

Per 50 anni è stato la massima autorità religiosa degli ebrei romani, figura di primo piano dell'ebraismo italiano ma anche della vita sociale della nazione. Toaff, a detta di molti, era un uomo schietto, affabile e al tempo stesso molto legato ai principi della normativa religiosa ebraica. Figura, fin dalla sua nomina, amatissima dalla comunità romana che spesso lo omaggiava quando passeggiava in Piazza, come gli ebrei romani chiamano il cuore del Ghetto.

Toaff ha lasciato la sua carica l'8 ottobre del 2001 a 86 anni: fu lui stesso ad annunciarlo quel giorno al termine delle preghiere in Sinagoga. Un annuncio che commosse e colpì non solo gli ebrei romani ma l'intero ebraismo italiano. Alla sua autorevolezza, alla sua umanità e alla sua dottrina rese omaggio anche papa Ratzinger. Nel gennaio 2010, nella seconda visita di un pontefice a un tempio ebraico, Benedetto XVI, prima di entrare in Sinagoga - dove l'attendeva il successore di Toaff, Riccardo Di Segni - il papa si fermò davanti la casa dell'oramai rabbino emerito di Roma dove ci fu l'incontro tra i due.

Vedovo da molti anni di Lia Luperini, Toaff ha avuto quattro figli. Per molti anni Toaff è stato direttore del Collegio rabbinico italiano, dove si formano i futuri rabbini e anche, molto a lungo, presidente del Tribunale rabbinico di Roma. Una raccolta di firme fu promossa anni fa dal segretario confederale della Uil Paolo Pirani per chiedere all'allora presidente Ciampi la nomina a senatore a vita.

Oggi l'intero mondo ebraico italiano, e non solo, è in lutto: per Renzo Gattegna, presidente dell'Unione delle comunità ebraiche, è «morto un uomo straordinario, un punto di riferimento». Per Riccardo Pacifici, presidente degli ebrei romani, «un gigante della storia che ha ridato orgoglio alle nostre comunità».

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