Sul fronte politico non ci sono dubbi circa la posizione del governo, chiaramente a favore dell'estradizione. Ma l'esecutivo ha più volte puntualizzato che si asterrà da ogni iniziativa sull'eventuale consegna di Battisti finchè appunto l'Alta Corte non avrà preso una decisione al riguardo. La parola passa quindi ai giudici dell'Stf. Lo scottante
"dossier Battistì" doveva essere esaminato dalla prima sala della Corte, considerata più dura a fronte della seconda, nota per essere invece più garantista. Poi però, nei giorni scorsi, è emersa con forza la possibilità che a decidere sia la plenaria, come aveva riferito Gilmar Mendes, influente membro dell'Stf. In tal caso, la decisione sarebbe nelle mani di dieci degli undici giudici della Corte (uno di loro, Roberto Barroso, non parteciperà in quanto in
passato è stato avvocato di Battisti).
Ma non è detto che il verdetto arrivi nella stessa giornata di martedì.
«Credo sia necessario un dibattito in plenaria, visto che la discussione coinvolge una decisione del presidente, una
Repubblica straniera e l'interpretazione di un trattato di estradizione», ha sottolineato Mendes: parole chiare, che
indicano la rilevanza del "dossier" Battistì non solo per l'Italia ma anche per il Brasile. Quello della plenaria è anche
l'orientamento dello stesso Fux e di altri due giudici.
D'altro lato, anche il ministro della giustizia, Torquato Jardim, ha affrontato il caso ribadendo che «nulla sarà fatto prima della decisione dell'Alta Corte».
Alla domanda se il via libera all'estradizione potrà arrivare (nel caso di un «sì») subito dopo la sentenza della Corte,
Jardim è stato molto prudente: ci vorrà ancora del tempo per esaminare «in quali termini è stata presa la decisione. Potrà esser positiva (favorevole all'estradizione, ndr.) ma bisognerà sapere 'quantò positiva. C'è 'positiva negativà e 'negativa positivà. Staremo a vedere».
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