Caso depenalizzazioni, frenata del governo sulle droghe leggere

Caso depenalizzazioni, frenata del governo sulle droghe leggere
di Silvia Barocci
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Martedì 12 Gennaio 2016, 08:42 - Ultimo aggiornamento: 14 Gennaio, 09:01
ROMA - Il pacchetto delle depenalizzazioni dei reati minori non salterà e andrà all'esame del prossimo consiglio dei ministri, venerdì prossimo. Ma certamente senza il reato d'immigrazione clandestina e forse espungendo anche le norme sulla cannabis. «E' in corso una valutazione», si limita a dire il Guardasigilli Orlando. Precisando, da un lato, che l'esigenza di cancellare dal codice penale il reato di clandestinità sia sempre attuale e, dall'altro, che la bozza preparata dal dicastero di via Arenula preveda la depenalizzazione solo per chi, già autorizzato a coltivare cannabis a scopi terapeutici o di ricerca, violi le prescrizioni. In sintesi, far crescere una piantina di cannabis sul terrazzo di casa resterebbe reato. Ma anche un'ipotesi d'intervento minimale sulla legge Jervolino-Vassalli sulle droghe (il secondo comma dell'art.28 la pena di un anno di carcere verrebbe sostituita da una sanzione amministrativa da 5mila a 30mila euro), mette in fibrillazione la maggioranza.

L'unico esponente Ncd che prende apertamente posizione è Alessandro Pagano, parlamentare alfaniano: «Respingiamo qualsiasi tentativo di legalizzazione e liberalizzazione, un via libera a drogarsi che non potremmo mai accettare». Inutile che il ministro Orlando spieghi che, intervenendo sul codice per trasformare in una sanzione pecuniaria anche la sola violazione delle prescrizioni per le coltivazioni delle piante di stupefacenti a scopo terapeutico, «si sgravano i tribunali di un carico di lavoro importante». Il copione è simile a quello già visto per il reato d'immigrazione clandestina: la «percezione» della sicurezza, tanto più in vista delle amministrative, per il governo ha politicamente un valore superiore all'indubbia efficacia deflattiva di alcune misure sulla macchina della giustizia.

OPZIONI DIVERSE
Incassato lo stop alla cancellazione dell'immigrazione clandestina, gli alfaniani mantengono un basso profilo sulla questione droghe leggere. Un antiproibizionista come il sottosegretario agli Esteri Benedetto Della Vedova segnala il «riflesso pavloviano di qualche forza politica, anche di maggioranza, che quando legge parole inerenti a diritti civili, diritti di libertà e responsabilità individuali, fa scattare il niet». Un riflesso che rischia di far saltare anche l'ipotesi minimale contenuta nella bozza Orlando. Invece - aggiunge Della Vedova - «è bene che sulla legalizzazione della cannabis il Parlamento si esprima a prescindere dalla maggioranza di governo». Il riferimento è al ddl Giachetti, ora in Commissione Giustizia alla Camera, che ha raccolto 230 firme di parlamentari di tutti gli schieramenti. La presidente Donatella Ferranti (Pd), ai augura che, se non sull' immigrazione, almeno sulla questione cannabis il governo recepisca il parere della Commissione ed eserciti la delega: «diversamente, il ”contenitore” per la depenalizzazione potrebbe essere la proposta Giachetti». Mentre per modificare (e non depenalizzare) il reato di clandestinità - fa notare il responsabile Giustizia David Ermini - «si pensa d'intervenire con un emendamento alla riforma del processo penale ora al Senato». Prima, però, resta da chiudere la partita depenalizzazioni. La delega scade il 17 gennaio, qualsiasi altro rinvio rischia di far saltare l'intero pacchetto.