L'unico esponente Ncd che prende apertamente posizione è Alessandro Pagano, parlamentare alfaniano: «Respingiamo qualsiasi tentativo di legalizzazione e liberalizzazione, un via libera a drogarsi che non potremmo mai accettare». Inutile che il ministro Orlando spieghi che, intervenendo sul codice per trasformare in una sanzione pecuniaria anche la sola violazione delle prescrizioni per le coltivazioni delle piante di stupefacenti a scopo terapeutico, «si sgravano i tribunali di un carico di lavoro importante». Il copione è simile a quello già visto per il reato d'immigrazione clandestina: la «percezione» della sicurezza, tanto più in vista delle amministrative, per il governo ha politicamente un valore superiore all'indubbia efficacia deflattiva di alcune misure sulla macchina della giustizia.
OPZIONI DIVERSE
Incassato lo stop alla cancellazione dell'immigrazione clandestina, gli alfaniani mantengono un basso profilo sulla questione droghe leggere. Un antiproibizionista come il sottosegretario agli Esteri Benedetto Della Vedova segnala il «riflesso pavloviano di qualche forza politica, anche di maggioranza, che quando legge parole inerenti a diritti civili, diritti di libertà e responsabilità individuali, fa scattare il niet». Un riflesso che rischia di far saltare anche l'ipotesi minimale contenuta nella bozza Orlando. Invece - aggiunge Della Vedova - «è bene che sulla legalizzazione della cannabis il Parlamento si esprima a prescindere dalla maggioranza di governo». Il riferimento è al ddl Giachetti, ora in Commissione Giustizia alla Camera, che ha raccolto 230 firme di parlamentari di tutti gli schieramenti. La presidente Donatella Ferranti (Pd), ai augura che, se non sull' immigrazione, almeno sulla questione cannabis il governo recepisca il parere della Commissione ed eserciti la delega: «diversamente, il ”contenitore” per la depenalizzazione potrebbe essere la proposta Giachetti». Mentre per modificare (e non depenalizzare) il reato di clandestinità - fa notare il responsabile Giustizia David Ermini - «si pensa d'intervenire con un emendamento alla riforma del processo penale ora al Senato». Prima, però, resta da chiudere la partita depenalizzazioni. La delega scade il 17 gennaio, qualsiasi altro rinvio rischia di far saltare l'intero pacchetto.