Caserta, spaccio all'interno della caserma: arrestati quattro bersaglieri

Caserta, spaccio all'interno della caserma: arrestati quattro bersaglieri
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Lunedì 4 Aprile 2016, 11:22 - Ultimo aggiornamento: 5 Aprile, 11:20
Questa mattina, tra Caserta e Roma, i carabinieri della Compagnia di Maddaloni hanno eseguito un'ordinanza di custodia cautelare, emessa dal gip del tribunale di S. M. Capua Vetere, su richiesta della locale Procura della Repubblica, nei confronti di quattro persone (delle quali una, Luigi Santonastaso, ristretta in carcere, e tre, Roberta Rossini, Luigi Belvedere e Patrizio Caserta, agli arresti domiciliari), tutti militari dell'Esercito Italiano effettivi dell'VIII Brigata Bersaglieri di Caserta.

L'ordinanza è stata emssa al termine di lunghe e articolate indagini, coordinate dalla procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, che hanno consentito di raccogliere un quadro indiziario grave a carico dei militari, con le accuse di falsità materiale commessa da pubblico ufficiale, corruzione, detenzione, offerta e messa in vendita, nonché cessione a titolo oneroso di sostanze stupefacenti. L'indagine, articolatasi dal febbraio 2014 al marzo 2015, ha consentito, attraverso mirate attività tecniche (intercettazioni telefoniche) e dinamiche (servizi di osservazione, pedinamento e sequestri apparentemente occasionali di sostanze stupefacenti), di accertare come i militari arrestati avessero avuto, all'interno della Caserma dell'VIII Reggimento Bersaglieri Brigata Garibaldi, la disponibilità di ingenti quantitativi di cocaina che venivano ceduti o venduti all'interno della medesima struttura militare ad altri commilitoni, ad opera del caporal maggiore Santonastaso, con la determinante collaborazione della propria compagna Rossini, anch'ella militare in ferma provvisoria per quattro anni.

Le investigazioni consentivano, dunque, di disvelare, da un lato, la rete di approvvigionamento della cocaina, i cui punti di riferimento sono stati identificati in soggetti di Maddaloni e Caivano. Dall'altro, è emerso un sistema di diffusa corruzione, all'interno della medesima struttura militare, grazie al quale Santonastaso riusciva ad ottenere l'alterazione dei risultati dei drug test disposti dal Comando nei confronti dei militari sospettati di fare uso di sostanze stupefacenti. Infatti sia Santonastaso che la Rossini sono militari dediti anche all'uso personale di sostanze stupefacenti e sono stati trovati in possesso, nel corso delle indagini, di numerose dosi di cocaina/crack. Tale circostanza aveva indotto il Comando dell'VIII Reggimento bersaglieri della Brigata Garibaldi a effettuare dei drug test nei confronti della donna. E le indagini hanno reso possibile accertare l'alterazione degli esiti dell'esame cui periodicamente vengono sottoposti gli appartenenti alle Forze Armate, utilizzando in particolare due modus operandi: procurandosi una provetta di urina «pulita» da sostituire, al momento opportuno, con la propria, approfittando della distrazione o della connivenza del personale sanitario addetto;  o anche avvalendosi di alcuni commilitoni che, sfruttando la loro qualifica di Assistente Sanitario o le loro conoscenze tecniche acquisite, provvedevano a modificare i risultati dell'esame direttamente presso il Laboratorio dell'Ospedale militare di Caserta, dietro compenso di denaro oppure in stupefacente per somme fino a 200 euro (per questa vicenda sono indagati altri due militari).

La falsificazione dei risultati veniva accertata grazie alle intercettazioni telefoniche, alla successiva acquisizione delle conversazioni avvenute tramite messaggistica di "WhatsApp", nonché attraverso una attività di indagine contemporanea all'esecuzione del drug test, con successivo esame del profilo genetico (DNA) sull'urina, risultata negativa. Si dimostrava in modo inconfutabile che in entrambi i casi la provetta di urina, contenente tracce di sostanza stupefacente, era stata sostituita con altra «pulita».
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