Catania, sette persone arrestate per caporalato: sfruttavano e maltrattavano braccianti romeni

Catania, sette persone arrestate per caporalato: sfruttavano e maltrattavano braccianti romeni
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Martedì 31 Marzo 2015, 13:30 - Ultimo aggiornamento: 1 Aprile, 13:03
Sette persone arrestate a Catania per sfruttamento di braccianti romeni, compresi minorenni e donne.

Attratti dalla possibilità di potere avere un lavoro, i braccianti erano ingaggiati in Romania. Ma arrivati nelle campagne di Paternò il sogno diventava un incubo: vivevano sotto capannoni senza acqua corrente ed energia elettrica, costretti a lavorare per oltre 12 ore al giorno per 50 euro, ai quali venivano detratti 25-30 euro per le spese di vitto e alloggio. Nessuna possibilità di ribellarsi, altrimenti niente più lavoro col rischio di essere aggrediti.



Dei 41 casi scoperti dai carabinieri della compagnia di Paternò e del comando provinciale di Catania alcuni hanno collaborato e fatto mettere a verbale: «siamo costretti a subire tali azioni criminali ed abitare in situazioni igienicamente pessime e quindi vivere come gli animali: viviamo come gli schiavi per qualche spicciolo».



Il procuratore Giovanni Salvi e il sostituto Alessandra Tasciotti hanno contestato agli indagati l'associazione per delinquere finalizzata all'estorsione. E il procuratore annuncia «il potenziamento del settore per la tutela del lavoro e dell'ambiente» del suo ufficio. I carabinieri, su disposizione del Gip, hanno arrestato gli imprenditori agricoli per conto dei quali i braccianti lavoravano: Rosario Di Perna, di 59 anni, e suo figlio Calogero, di 29. In carcere anche il loro presunto 'reclutatorè, il romeno Nicu Rata, di 32 anni. Sarebbe lui il "caporale" che gestiva la "manodopera".



In un'intercettazione telefonica replica a chi gli contesta l'assenza dai campi: «io mandare operai... a te che interessa, che devo lavorare io per forza?». E all'interlocutore che gli chiede: «Ah.. tu fai il padrone?», risponde: «certo». Altre quattro persone sono state sottoposte agli arresti domiciliari: Nelu Radu, di 41 anni, Loredana Radu, di 36, Tetyana Mrozek, di 56, e Ilie Dima, di 45. Il comandante provinciale dei carabinieri di Catania, il colonnello Alessandro Casarsa, sottolinea che dalle indagini è emerso «lo sfruttamento di persone che hanno bisogno di lavorare, di portare a casa la spesa, entrando in competizione con chi chiede il rispetto del contratto di lavoro». E margine dell'inchiesta si potrebbe aprire un altro filone: alcune giovani donne romene invece che nella raccolta in campagna sarebbero state avviate alla prostituzione.



Sul caso è intervenuta anche la segretaria della Cgil Susanna Camusso, sottolineando la necessità di una
«legislazione vera». «Questi lavoratori - ha aggiunto - bisogna difenderli innanzitutto smettendola di dire 'il lavoro pur che sia' e di dire che il lavoro non deve avere dei diritti e che 'così almeno c'è un lavoro', e dicendo che il tema della legalità è prioritario».
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