Camere, concorsi rinviati: 50mila candidati in attesa

Camere, concorsi rinviati: 50mila candidati in attesa
di Diodato Pirone
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Venerdì 9 Febbraio 2018, 09:44 - Ultimo aggiornamento: 10 Febbraio, 16:10
La delusione è forte. L'anticipazione del Messaggero sul rinvio degli attesissimi concorsi per la Camera e il Senato, confermata ufficialmente ieri, ha suscitato un'ondata di scoramente presso i moltissimi giovani che già puntavano su questo concorso prestigioso. Ora le 70 assunzioni in rampa di lancio slittano - se tutto andrà bene - a fine 2019 o inizio 2020.
Le numerose telefonate giunte ieri in redazione («Avevo già cominciato a ristudiare , mesi di studio buttati», «Ci hanno illuso e ora quanto dovremo aspettare?») e anche i commenti raccolti fra i dipendenti di Camera e Senato, ai quali paradossalmente sono stati bloccati i pensionamenti fino a tutto il 2019 perché sotto organico, sono impastate della sorpresa e dell'amarezza di chi si è visto sbattere una porta sul viso.
Non era un segreto per nessuno che gli imminenti concorsi del Parlamento avevano suscitato moltissimo interesse in migliaia di famiglie e di giovani laureati. E non è un segreto che le strutture di Montecitorio erano pronte a gestire almeno 50.000 domande di partecipazione ai bandi.

L'AMAREZZA
La sensazione di amaro in bocca cresce di fronte alle fragili ragioni addotte per far scattare lo stop: in sintesi l'altro ieri i senatori (ma non i deputati) di Forza Italia e M5S hanno improvvisamente chiesto di rinviare il lancio dei bandi - preparati nel dettaglio da mesi con l'accordo di tutti - per via della campagna elettorale. Anche alcuni sindacati parlamentari (ce ne sono 25) avevano chiesto di aprire le assunzioni prima ai commessi e poi ad altre figure. «Interventi che hanno mandato all'aria un'operazione positiva per tutti - è la tesi raccolta nei corridoi della Camera - Lanciare i bandi non significava certo intestarsi assunzioni, perché le selezioni sarebbero durate almeno 15/18 mesi. Dunque sarebbero state gestite dai futuri presidenti dei due rami del Parlamento».
Ieri all'ufficio di presidenza della Camera, convocato in mattinata, non è rimasto altro da fare che prendere atto del rinvio. Non è passato neanche il tentativo di varare il semplice regolamento dei bandi perché il Pd ha scelto di concordare ogni passo con tutte le forze politiche o di fermare anche i più piccoli dettagli dell' operazione in presenza di opposizioni. Di qui anche la scelta di Montecitorio di prolungare a tutto il 2019 il blocco dei pensionamenti perché gli attuali 1.126 dipendenti non ce la fanno a smaltire il carico di lavoro. In particolare, pare che la Camera non disponga più di dipendenti specializzati in informatica e che i consiglieri parlamentari (i funzionari più prestigiosi) siano insufficienti per le Commissioni Parlamentari. Infatti i due bandi pronti riguardavano una trentina di consiglieri parlamentari e una quarantina di tecnici/documentaristi.
Comunque si voglia giudicare il rinvio dei concorsi questo conclude una legislatura durante la quale si è tentato di incidere in profondità nella vita e sul profilo delle due Camere. Sia Montecitorio che Palazzo Madama hanno ridotto di quasi il 20% le loro spese rispetto al 2012. I dipendenti di Camera e Senato non solo sono calati di numero ma si sono visti ridurre gli stipendi per tre anni con un sistema di tetti che ha generato circa 25 milioni di risparmi. E' stata varata una rivoluzione come l'unificazione delle due burocrazie che, come per le ristrutturazioni dei privati, porterà all'eliminazione di doppie poltrone e ad un aumento della produttività. Infine sui vitalizi degli ex deputati (ma non su quelli dei senatori) è stato imposto un contributo triennale. Non è stato affrontato invece il tema delle pensioni dei dipendenti parlamentari che per ogni euro versato ne ricevono 3,5. Uno squilibrio senza eguali che porta le Camere a spendere incredibilmente molto di più per la previdenza degli ex dipendenti che per i vituperati vitalizi dei politici.
 
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