«L'usura? È un'ipotesi alla quale stiamo lavorando». Lo ha detto il questore di Brescia Carmine Esposito riguardo all'omicidio di Francesco Seramondi e Giovanna Ferrari, i coniugi uccisi una settimana fa nella loro pizzeria a Brescia. Non convince infatti la tesi fornita dal pakistano Muhammad Adnan, che ha confessato di essere l'autore materiale dell'assassinio.
Ha detto di averlo fatto per motivi di «concorrenza», sostiene di aver ammazzato perchè la pizzeria «da Frank», di proprietà della famiglia Seramondi, faceva più affari rispetto al suo «Dolce&Salato», il suo locale.
Marco Seramondi si è trincerato dietro al silenzio: «Non dico nulla, chiedo solo che venga rispettato il mio dolore». Tuttavia gli investigatori continuano a scavare. «Ci sono situazioni che non ci convincono e in merito alle quali stiamo facendo accertamenti» ha spiegato il questore di Brescia facendo riferimento al «tesoretto» dei Seramondi. I conti correnti della famiglia bresciana sono sotto sequestro e l'analisi è affidata alla Guardia di Finanza che sta aspettando risposte dagli istituti di credito dove sono stati aperti i conti. Al vaglio degli inquirenti ci sono poi anche i passaggi di mano del locale Dolce&Salato, oggi di proprietà dell'assassino pakistano, ma che in passato era stato di Seramondi. Lo aveva venduto ad un suo ex dipendente pakistano che, nell'arco di un solo anno, lo aveva successivamente ceduto al connazionale.