Berlusconi al telefono con Lavitola:
«Resta all'estero, vi scagionerò tutti»

Silvio Berlusconi (foto Mauro Scrobogna - Lapresse)
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Mercoledì 14 Settembre 2011, 11:15 - Ultimo aggiornamento: 14 Ottobre, 20:54
ROMA - Lavitola: Senta dottore, vabb io mo sono fuori...a sto punto.... Berlusconi: e resta l e vediamo un po'...uhm.... un passaggio della telefonata intercorsa il 24 agosto scorso tra il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e il giornalista Valter Lavitola, il cui contenuto fu anticipato nei giorni scorsi dall'Espresso. La conversazione avviene dopo che erano trapelate notizie sull'inchiesta a carico di Gianpaolo Tarantini e dello stesso Lavitola sulla presunta estorsione al premier, e prima che venissero eseguite le misure cautelari. Ora la trascrizione di quella telefonata è stata depositata dai pubblici ministeri.



«...sono tutte cose che non esistono e su cui io scagionerò naturalmente tutti». Così il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, risponde a Valter Lavitola in un passaggio della telefonata tra i due del 24 agosto scorso, ora depositata dai pubblici ministeri di Napoli.



Berlusconi si mostrò «infastidito e piccato» dalle richieste di denaro avanzate da Valter Lavitola.
Ad affermarlo è la segretaria del presidente del Consiglio, Marinella Brambilla, nell'interrogatorio in qualità di teste davanti ai pm di Napoli. I magistrati le chiedono se, quando fu autorizzata da Berlusconi a prelevare i soldi dalla cassa destinati ai coniugi Tarantini tramite Lavitola, il Cavaliere fosse «piccato, indifferente, soddisfatto o infastidito». La Brambilla risponde: «Ricordo che era sicuramente infastidito e piccato. Disse qualcosa tipo: ma è un rompiscatole... o qualcosa del genere».



«L'episodio che ha riguardato Lavitola lo definirei davvero unico», ha aggiunto Marinella Brambilla. I pm le chiedono se sia capitato anche altre volte di dare a qualcuno soldi da parte di Berlusconi. Così risponde la segretaria: «A tal riguardo voglio precisare che se da una parte il presidente Berlusconi è una persona molto generosa con chi è bisognoso, tuttavia non mi è mai capitato che qualcuno chiedesse soldi con le modalità di Lavitola; dunque l'episodio che ha riguardato Lavitola lo definirei davvero unico».



Valter Lavitola parlava di fotografie in modo «sibillino» e «strano»: per questo Marinella Brambilla sospettò che volesse alludere ad altro e ne parlò al premier, che «capì subito». Berlusconi le disse di prelevare diecimila euro dalla sua cassaforte privata. Il denaro era destinato ai coniugi Tarantini, che lo avrebbero ricevuto tramite Lavitola. Ai pm la Brambilla spiega innanzitutto che lei, al direttore dell'Avanti!, di fotografie ne aveva consegnate davvero: «Devo dire che io effettivamente ho fatto avere anche delle foto del presidente Berlusconi a Lavitola. Si tratta di due tipi di foto che conservo presso le mie segreterie di Palazzo Grazioli e di Villa San Martino di Arcore. Qui ci sono diversi pacchi di quelle foto del presidente Berlusconi già stampate, alcune con dedica generica e altre invece in bianco che il presidente di volta in volta dedica ai nominativi che noi della segreteria gli indichiamo su post it. In una prima circostanza lasciai effettivamente foto che Lavitola mandò a ritirare in portineria di Palazzo Grazioli».



Prendendo spunto da questo episodio, probabilmente, Lavitola decise di usare la parola «foto» per fare riferimento a somme di denaro: «Successivamente - dice ancora Marinella Brambilla - mi resi conto che Lavitola parlava per telefono di foto in modo sibillino. In questa occasione quando cioè mi resi conto che Lavitola parlava di foto in modo strano, presi tempo e riferii della conversazione al presidente Berlusconi. Dissi cioè a Berlusconi che Lavitola voleva delle foto parlando di foto in modo strano, come se volesse alludere a qualcosa d'altro. Il presidente allora capì subito e mi disse di prelevare 10mila euro dalla sua cassa privata (una piccola cassaforte dove custodisce il contante) e di suddividere la somma in due buste da 5mila euro. Mi disse che si trattava di somme destinate a Tarantini e sua moglie, richieste per loro conto da Lavitola». La Brambilla aggiunge di aver consegnato le buste all'incaricato di Lavitola: «Nell'autorizzarmi a prelevare questi soldi il presidente Berlusconi mi disse che si trattava di un prestito».



L'avvocato Perroni: fu Berlusconi a chiedermi di difendere Tarantini. «Per ciò che riguarda l'incarico ricevuto da Tarantini, preciso che nel settembre 2010 mi chiamò il presidente Berlusconi che mi chiese di assumere la difesa di Tarantini - afferma l'avvocato Giorgio Perroni, ex difensore dell'imprenditore pugliese, interrogato il 2 settembre dai pm di Napoli Francesco Curcio, Vincenzo Piscitelli ed Henry John Woodcock e dal pm di Lecce Antonio De Donno - subito dopo io chiamai l'avvocato Ghedini, difensore di Berlusconi, al quale comunicai tale circostanza; Ghedini si limitò a dirmi che Tarantini non si era trovato bene con il suo precedente difensore prof. D'Ascola. Successivamente fissai un appuntamento con Tarantini che fu accompagnato al mio studio dall'avvocato Quaranta e da Lavitola, che io non avevo mai visto. Dopo la riunione dissi a Tarantini di non presentarsi più con Lavitola al mio studio e ciò dal momento che non è mia abitudine intermediare, con un terzo che non conosco, il rapporto con il cliente. Tra l'altro Lavitola non mi fece una buona impressione, circostanza questa che non comunicai a Tarantini».



«Ghedini proposte al presidente di accertare tramite me che sono difensore di Tarantini se tale somma fosse già stata versata a Tarantini, e ciò perchè se per caso non l'avesse ancora ricevuta si poteva bloccare l'operazione - dichiara ancora Perroni - Il presidente accettò la proposta di Ghedini e dunque mi chiese di chiedere a Tarantini se avesse ricevuto i 500mila euro. Io così feci e Tarantini mi rispose di no; io di tanto informai Ghedini». Alla domanda dei pm sul perchè Perroni e Ghedini considerassero inopportuna l'elargizione di denaro a Tarantini, il penalista risponde: «Basta vedere quello che è successo: non ci è dubbio che tale dazione poteva essere equivoca. Il presidente però in quella occasione era assolutamente tranquillo, dal momento che lui disse che si trattava di un semplice aiuto economico che aveva ritenuto di corrispondere ad una persona in difficoltà senza chiedere nulla in cambio».



«Dovete stare tranquilli, non c'è nessun problema. Ora è il momento di stare uniti perchè insieme finiremo la legislatura facendo le riforme che abbiamo in programma». Lo avrebbe detto il premier Silvio Berlusconi, nel corso del Consiglio dei ministri, parlando delle intercettazioni delle indagini dei Pm di Napoli.



Resta intanto il mistero sul se e quando Berlusconi si farà interrogare. Nessuna indicazione dai magistrati della procura di Napoli. In serata si sono rincorse voci di un appuntamento, forse a Palazzo Chigi, per domani. Niccolò Ghedini, avvocato di Berlusconi, spiegare che «c'è stato un contatto con la procura di Napoli ma non è stata presa nessuna decisione né da parte nostra né da parte loro». Ghedini ha aggiunto che «la nostra decisione è correlata anche ai comportamenti della procura». Nell'atto di citazione notificato ieri ad Arcore si invitava la parte lesa a prendere contatto con la procura entro oggi. La procura però non conferma la disponibilità di Berlusconi a farsi interrogare in un ventaglio di date tra giovedì e domenica di questa settimana.



Sembra comunque tramontata l'ipotesi di un accompagnamento coattivo che si dispone nei confronti dei testimoni che si sottraggono alla testimonianza. Uno scenario che era emerso dalla formula utilizzata nell'atto di citazione, con l'aggiunta di un riferimento all'articolo 68 della Costituzione riguardante le immunità dei parlamentari. Nel caso infatti il premier non avesse individuato alcuna data tra le 4 indicate dai magistrati, per una eventuale procedura di accompagnamento coatto sarebbe stata necessaria l'autorizzazione della Camera dei Deputati, essendo tale atto giudicato limitativo della libertà personale.



«Abbiamo dato 4-5 giorni di tempo per scegliere quando e dove fissare l’appuntamento in totale libertà». Giovandomenico Lepore, procuratore capo di Napoli, commentava così questa mattina, le notizie relative all’inchiesta e sulla relativa audizione del premier, per ora saltata per l'impegno del Cavaliere a Bruxelles e Strasburgo. «Mi sono state attribuite cose che non ho mai detto e sui giornali ho letto notizie farneticanti che sarebbero uscite dalla procura. Quando ci saranno novità, le comunicherò io stesso».





Berlusconi si recherà il 20 e 21 settembre a New York per partecipare insieme ai capi di Stato e di Governo alla conferenza straordinaria sulla Libia convocata dal Segretario delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon. In quei giorni dunque di sicuro non potrà essere sentito dai pm.



Casini: Berlusconi ha il dovere di andare dai pm. «Il presidente del Consiglio, se i magistrati lo chiamano, ha il dovere di andare». Lo ha spiegato Pier Ferdinando Casini parlando a Canale 5. «Si sarebbe fatto meno clamore e questa coincidenza europea è sui generis - ha aggiunto il leader Udc riferendosi alla missione di Berlusconi a Bruxelles di ieri -. La lienarità di comportamento premia sempre. Se lo chiamano come testimone è chiaro che deve andare. Questi palleggiamenti finiscono per essere negativi prima di tutti per il presidente del Consiglio».



«Chiedetelo a Berlusconi non ho nessun consiglio da dargli». Così il leader della Lega Umberto Bossi ha risposto ai cronisti che gli chiedono se il premier debba presentarsi davanti ai magistrati di Napoli e se ha qualche consiglio da dargli.



L’interrogatorio di Ghedini. «Le notizie apparse quest’oggi su alcuni quotidiani relativamente ad una mia compartecipazione al reperimento di un lavoro per il signor Tarantini, unitamente al suo difensore avvocato D’Ascola, sono totalmente inventate»: lo afferma Ghedini in una nota. «Mai la Procura di Napoli lo ha ipotizzato nell’incontro di ieri. Proprio dagli atti - aggiunge - sarà facile dimostrare come tale diffamatoria ricostruzione sia completamente destituita di ogni fondamento».


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