Beni confiscati alla mafia terremoto a Palermo: giudice sotto inchiesta

Beni confiscati alla mafia terremoto a Palermo: giudice sotto inchiesta
di Cristiana Mangani
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Giovedì 10 Settembre 2015, 05:50 - Ultimo aggiornamento: 09:16
ROMA - La bomba giudiziaria esplode ieri mattina: la procura di Caltanissetta invia un avviso di garanzia a quella che è stata considerata per anni una paladina dell'antimafia, Silvana Saguto, presidente della sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Palermo. Con lei finiscono nei guai il marito-ingegnere Lorenzo Caramma, e l'avvocato Gaetano Cappellano Seminara, il più noto fra gli amministratori giudiziari dei beni sequestrati ai boss.

I pm contestano loro accuse pesanti: corruzione, induzione alla concussione e abuso d'ufficio. E a finire sotto indagine è proprio la gestione di quei patrimoni miliardari. Già ampiamente criticata, anche dall'ex direttore dell'agenzia per i beni confiscati, il prefetto Giuseppe Caruso, il primo a sollevare la questione. Ieri mattina il Nucleo di polizia tributaria si è presentato al piano terra del nuovo palazzo di giustizia di Palermo e ha perquisito l'ufficio e la cancelleria di Saguto. Il magistrato era fuori città, e ha replicato: «Non ho dubbi sul mio operato e chiederò subito di essere interrogata. Incarichi a mio marito? Ne ha avuto uno solo a Palermo, e oggi chiuso, che risale agli anni in cui non ero alla sezione misure di prevenzione».



LA PROCURA

A dare notizia dell'inchiesta è stata la stessa procura nissena, «allo scopo - si legge in una nota - di evitare il diffondersi di notizie inesatte». Tutto è partito da diverse denunce pubbliche su un giro di affidamenti dei beni a pochi professionisti che ne avrebbero ricavato «parcelle d'oro». Un fenomeno e interessi in gioco che hanno esposto il giudice Saguto al rischio di rappresaglie. Tanto che quattro mesi fa era stato intercettato un piano per uccidere lei e il procuratore di Agrigento, Renato Di Natale. E così le era stata rafforzata la scorta e assegnata una nuova auto blindata.



Era stato proprio Caruso, nel gennaio del 2014, a sollevare la questione davanti alla Commissione parlamentare antimafia. Il prefetto aveva citato soprattutto il caso della «Immobiliare Strasburgo» confiscata al costruttore Vincenzo Piazza che da diversi anni era gestita dall'avvocato Gaetano Cappellano Seminara. Secondo l'ex direttore dell'Agenzia, il legale aveva percepito una «parcella d'oro» di 7 milioni di euro come amministratore giudiziario. Altri 150 mila euro li aveva incassati come presidente del Consiglio di amministrazione. «Vi pare normale che il controllore e il controllato siano la stessa persona?» aveva sottolineato.



L'AVVOCATO

Cappellano Seminara aveva replicato ricordando che si occupava di confische da 28 anni con uno studio di 35 professionisti. E quanto ai compensi una cosa, aveva detto, è gestire l'amministrazione dinamica di un'impresa, altra cosa è liquidarla secondo le nuove direttive dell'Agenzia». Anche Saguto era stata ascoltata dalla Commissione davanti alla quale aveva assicurato che la gestione era improntata alla massima correttezza. E la presidente Rosy Bindi alla fine aveva detto che non c'erano elementi tali da «inficiare condotte delle singole persone». Ma aveva ammesso che «alcuni aspetti di legge, come quelli delle professionalità degli amministratori giudiziari e dei tariffari, vanno senz'altro modificati».