Roma, in azione prima dei drammi È la nuova protezione civile

Roma, in azione prima dei drammi È la nuova protezione civile
di Italo Carmignani
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Sabato 11 Novembre 2017, 08:12 - Ultimo aggiornamento: 12 Novembre, 17:17
Stavolta a subire la scossa non sono gli sfollati o gli alluvionati, ma i soccorritori. E più di una scossa, si tratta di una spinta, quella impressa dal decreto attuativo della legge 30, relativo alla riforma della protezione civile, la prima macchina dei soccorsi, approvato ieri dal consiglio dei ministri. Una spinta a snellire le procedure d'intervento, a togliere quei legacci e sovrapposizioni che avevano trasformato l'esercito pacifico degli aiuti in un carrozza antica e lenta.

EFFICACIA
Operativa e utile, la prima novità riguarda la filiera del coordinamento. D'ora in poi, qualora il decreto passerà il vaglio del Parlamento, per intervenire non si dovrà più attendere la dichiarazione dello stato di calamità. Appena si presenterà il problema, che sia di natura sismica o alluvionale, tanto per fare degli esempi, ci sarà uno stato di mobilitazione generale. Pare un passaggio burocratico, ma il realtà è il suo contrario. Attivare lo stato d'emergenza prevede il superamento di un serie di parametri che umiliano la tempestività dello stesso intervento delle squadre di soccorso. In questo modo si è subito operativi e non bisognerà attendere il via libera del consiglio dei ministri con i relativi tempi di convocazione. E non sarebbe impossibile il verificarsi anche di un piccolo miracolo: l'immediatezza dell'intervento potrebbe non fare mai arrivare a dichiarare l'emergenza o lo stato di calamità. Perché si potrebbe risolvere tutto prima. Finora la situazione era complicatissima a causa di una serie di aggiustamenti barocchi della vecchia legge partorita nel lontano 1992.

I FINANZIAMENTI
Oltre alla procedura che i tecnici chiamano proattiva e i comuni mortali efficiente, anche la dichiarazione di stato d'emergenza sarà più veloce. E soprattutto il ponte di comando dei soccorsi avrà immediatamente a disposizione i soldi. Non sarà più necessaria la conta dei danni per avere gli aiuti economici. Questo passaggio applicato al recente, lunghissimo e intermittente terremoto avrebbe permesso di non avere inutili perdite di tempo e soluzioni inadeguate come le tende a ridosso dell'inverno. Denaro, ma non solo. È cambiata anche la durata dell'emergenza. Le follie del passato avevano portato la durata da infinito, ovvero la continua emergenza che poi è l'alibi pratico per non superarla mai, ai 90100 giorni ancora in vigore oggi. Le nuove disposizioni porteranno il limite dello stato d'emergenza a 12 mesi, un termine rinnovabile alla scadenza solo per un altro anno. Questo perché difficilmente i fenomeni naturali hanno scadenze di appena novanta giorni o possono durare per sempre.

DIRITTI E DOVERI
Ultimo, ma non per questo meno importante, la carta che regolamenta i comportamenti delle popolazioni colpite da eventi catastrofici e quelli di volontari, generosissimi, ma spesso tanto scoordinati da risultare addirittura dannosi. Il decalogo si chiama dei diritti e doveri e prevede anzitutto il diritto della popolazione di essere informata nel dettaglio di cosa stia accadendo. Ma accanto a questo dovere dei soccorritori d'informare, c'è il dovere di rispettare quanto viene imposto in questi casi.

LA PRIMA VOLTA
Serve una chiave di responsabilità della gente colpita dall'evento per le informazioni ricevute dai centri autorizzati. Attraverso misure di autoprotezione, che vanno dall'applicazione del buon senso alla partecipazione responsabile dei volontari. Questi ultimi devono avere sempre presente di trovarsi spesso per la prima volta di fronte a situazioni nuove. Spiega il capo del Dipartimento Angelo Borrelli: «Per la prima volta si parla anche di doveri dei cittadini i quali, in presenza di situazioni a rischio, devono sapere come comportarsi». Lapidario al termine del consiglio dei ministri, il premier Paolo Gentiloni riguardo al decreto di attuazione della nuova legge sulla protezione civile: «Una riforma rilevante in cui si raggiunge un punto di equilibrio tra gigantismo e minimalismo e che darà basi solide a questa eccellenza italiana». Ora si spera che in Parlamento il decreto passi facilmente e senza sostanziali cambiamenti. Senza perturbazioni significative.
 
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