Terremoto, assalto ai cimiteri proibiti: «Fatemi lasciare un fiore»

Terremoto, assalto ai cimiteri proibiti: «Fatemi lasciare un fiore»
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Mercoledì 2 Novembre 2016, 08:39 - Ultimo aggiornamento: 15:08

dal nostro inviato Raffaela Troili
AMATRICE - Ecco oggi forse una mamma sarebbe stata tutto il giorno (ma anche gli altri) davanti alla tomba del figlio, avrebbe portato un gioco, gli avrebbe parlato, ma non si può. La crudeltà si è fermata ad Amatrice, dove non ci sono chiese, non ci sono camposanti, anche la tenda chiesa è inagibile da domenica, perché una vecchia gru che non c'entra niente col terremoto si è spostata pericolosamente.

Non c'è pace per i morti, ora che tutti i cimiteri sono pressoché inagibili. Non c'è pace per i vivi, «neanche una piantina posso portare?» e scende una lacrima di rabbia sul viso di una signora minuta. La scossa di domenica ha fatto cadere quel che era rimasto in piedi o che era già stato aggiustato. I lucchetti serrano i cancelli della maggior parte dei cimiteri. Il sindaco Sergio Pirozzi è chiaro: «State alla larga, non si entra, meno gente viene meglio è», preoccupato dai problemi seri che crea ogni giorno la viabilità. Ma le ferite, i distacchi, i vuoti, sono troppo freschi. «Vuol dire che accenderemo lumini a casa, faremo una piccola preghiera», dice Daniela, che nel terremoto di agosto ha perso due nipotini Andrea e Simone. «Sono seppelliti qui nel cimitero di Voceto, ma è inagibile. Non possiamo andare da loro. I genitori sono a Roma volevano venire domenica, in qualche modo perché entrambi hanno ancora problemi di salute, lui non può guidare lei sta facendo la riabilitazione».

A Sant'Angelo le bare scoperchiate le hanno coperte con dei teli bianchi, ora altre bare sono alla luce del sole nel cimitero di Retrosi: Madonne a terra, cornicioni penzolanti, «che impressione vedere le casse», bare di bambini, bare dell'avvocato che si conosceva. Lo stesso nel cimitero nuovo, il sisma non fa sconti. Cimiteri interdetti ma senza vigilanza, qualcuno venuto da Roma dice «ora prendo il piccone e vado a salutare mamma e papà».

IL PARROCO COL MEGAFONO
Ieri don Savino il parroco di Amatrice col megafono ha radunato una ventina di persone ed è riuscito a mettere in piedi due messe, mentre la terra continua a tremare in continuazione. «Avevamo organizzato al meglio ma non ci sono le condizioni» trasudano scoramento le parole di Fabrizio Cola, coordinatore del Coi per la Regione Lazio.

L'APPUNTAMENTO
E' dura ma don Savino non s'arrende, ieri ha celebrato una messa, ha chiamato a raccolta col megafono, alle 11 nella tenda mensa alle 12 al cimitero di Preta. «Ho sentito il vescovo faremo una messa domani (oggi per chi legge) alle 15, 30 all'esterno del cimitero nuovo di Amatrice». Non si può fare nella tenda chiesa «pensi che quella gru sta lì da 4 anni, serviva per fare dei tetti, poi ci furono delle denunce, lungaggini burocratiche, il proprietario non sa che farsene, ora è diventata un problema, perché la base si è spostata e rischia di crollare». Per tutto il giorno l'hanno chiamato, e come lui altri preti, per svolgere una minima funzione, «ma come si fa, è difficile anche spostarsi». Maria Poggi non si è persa d'animo, i suoi morti li ha salutati. Un fiore per mamma e papà, nel cimitero di Ss. Lorenzo e Flaviano «sono passata in mezzo ai boschi», un altro per la nipote, il marito e i figli, uno di 3 anni l'altro di 5 mesi, tutti morti nel terremoto. «Abitavano ad Amatrice, sono andata a trovarli due volte. Ma è dura, non so quando ci tornerò. Tanto era pieno di fiori, ma erano tutti a terra il terremoto aveva buttato giù i vasi». Davanti al cimitero di Sommati, Pasquale e Mauro Bonanni si aggirano con fare sospetto. «Vengo da Roma e non vado a trovà mamma e papà?», dice Pasquale, ad agosto erano qui e si sono salvati, «guarda ecco i leoni della chiesa di San Pietro in campo», frugano tra le macerie e riconoscono ricordi. Poco più avanti indicano quel poco che resta di una chiesa: «Sant'Angelo: è stata inaugurata il 13 agosto». Nel cimitero di Sant'Angelo meglio non entrare, i morti sono lì, la terra li ha riportati su. Ma non in vita.