Antea, l'appello: «Sviluppare cure palliative precoci». In 30 anni aiutate 21 mila persone

Antea, l'appello: «Sviluppare cure palliative precoci». In 30 anni aiutate 21 mila persone
di Cristina Montagnaro
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Giovedì 14 Dicembre 2017, 15:57 - Ultimo aggiornamento: 16 Dicembre, 13:23

Riprendere a suonare il pianoforte durante una malattia, suonare la musica e ascoltarla e sentire anche meno dolore. È solo un esempio di ciò che è possibile per agli assistiti dell’associazione Antea, che compie trent’anni di attività ed è tra le eccellenze italiane in campo sanitario. 21 mila persone aiutate in 30 anni di attività, assistendole gratuitamente contro il dolore e con cure palliative. E questi anni li festeggia con un convegno a Roma, alla Scuola Ufficiale Carabinieri dal titolo: “Le cure Palliative: un diritto da garantire” che ha riunito insieme ai fondatori dell’associazione Claudia Monti e Giuseppe Casale, e ai volontari e psicologi: Beatrice Lorenzin, ministro della Salute e Nicola Zingaretti, presidente della Regione Lazio, monsignor Vincenzo Paglia, presidente della Pontifica Accademia per la vita e Luigi Longobardi, comandante della scuole dell'Arma dei Carabinieri.

Antea, è l’associazione onlus che dal 1987 opera nel Lazio e si occupa di garantire assistenza gratuita, 24 ore su 24, a domicilio e in hospice, a Santa Maria della Pietà in un padiglione concesso dalla Asl, a pazienti in fase avanzata di malattia, secondo i principi delle cure palliative e della terapia del dolore. Da 30 anni l’onlus offre mediante le cure palliative un sostegno che comprende non solo assistenza medico-infermieristica, ma anche supporto psicologico, riabilitativo, sociale, spirituale e legale, per  garantire una  migliore qualità di vita al paziente ed alla la sua famiglia.
 


Ventunomila pazienti seguiti, in hospice con 25 posti letto, nel 2016 gli assistiti in residenziale sono stati più di 5000, a domicilio 15 mila; tutto ciò è possibile grazie ad una bellissima squadra di 200 persone con  volontari altamente preparati, medici, psicologi e una scuola di formazione.

Come è nata l’associazione lo racconta Claudia Monti, presidente di Antea: «L’associazione per assistere i malati terminali si è costituita nel 1987 ed il primo hospice accreditato con 10 posti residenziali è stato avviato nel 2000 in via Battistini, ospitato nell’ala dismessa di una clinica privata. Nel 2008 c’è stato lo spostamento al Santa Maria della Pietà in un padiglione concesso dalla Asl. L’hospice oggi è una struttura moderna che conta 25 posti in altrettante stanze dotate, tra l’altro, di una poltrona letto per un ospite e bagno privato, TV, frigorifero, cassaforte, ma anche un giardino, studi medici e un luogo di culto sempre accessibile e a disposizione degli ospiti, dove è assicurato il rispetto di tutte le confessioni religiose».

Nicola Zingaretti, presidente della Regione Lazio, intervenuto al convegno coglie l’occasione per ringraziare Antea che in questi trent’anni è stata sempre a fianco dei malati: «sia come presidente della regione Lazio sia come cittadino per l’ enorme forza e sollievo che dà a tantissime famiglie, cambiando in meglio la condizione di tantissime persone. Per la prima volta il bilancio del 2018 sarà in attivo e cominciamo a ricostruire le reti di cura, e anche le reti delle cure palliative e ora cominciamo ad aumentare posti letto e associazioni come Antea si possono sentire meno sole e a fronte di tanto impegno etico e morale c’è una possibilità di incontro e rafforzamento con le istituzioni».

Giuseppe Casale, cofondatore di Antea e coordinatore sanitario e scientifico della struttura  rivolge un appello alle istituzioni e non solo: «Bisogna sviluppare cure palliative precoci con medici di medicina generale e infermieri. Da uno studio condotto in 20 paesi europei  è emerso che la difficoltà principale nell’individuazione precoce dei pazienti con bisogno di cure palliative e le scarse competenze specifiche  da parte degli operatori delle cure primarie,  costituiscono un grosso ostacolo alla fruizione delle cure, tanto da bloccarne o ritardarne l’accesso. Da qui  il nostro impegno a rimuovere gli ostacoli attraverso un progetto formativo che coinvolga medici di medicina generale e infermieri  per sviluppare le competenze necessarie   alla diffusione dell’approccio palliativo precoce. Si tratta di anticipare il più possibile gli interventi in modo da ridurre al minimo inutile sofferenze e dolori».

Monsignor Vincenzo Paglia, sensibile al tema delle cure palliative ha anticipato  che il prossimo anno il Vaticano promuoverà un convegno a livello mondiale su questo tema  e afferma: «e’ la risposta a quei grandi interrogativi che angosciano il parlamento ed è indispensabile che chi ha a cuore questa prospettiva delle cure palliative possa continuare a farlo».

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