«Basta con i processi show, freno ai pm»: l'affondo di Canzio

«Basta con i processi show, freno ai pm»: l'affondo di Canzio
di Valentina Errante
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Venerdì 27 Gennaio 2017, 07:53 - Ultimo aggiornamento: 28 Gennaio, 08:42

ROMA Meno processi mediatici, l'inutilità del reato di clandestinità, un intervento legislativo sulle adozioni per le coppie gay. Con queste istanze, Giovanni Canzio, primo presidente della Cassazione ha aperto ieri l'anno giudiziario. La partecipazione politica è massiccia, ma non basta. Perché nonostante la presenza del capo dello Stato, presidente del Csm, del suo predecessore, Giorgio Napolitano, del presidente del Consiglio e di quelli di Camera e Senato, del ministro Andrea Orlando che parla di «indifferibilità della riforma penale», è il convitato di pietra a far scricchiolare il cerimoniale impeccabile: l'Anm che ha scelto, per la prima volta, di disertare la cerimonia dopo le polemiche legate alle pensioni dei magistrati.

I TEMPI LUNGHI
A puntare il dito contro i processi mediatici e le lungaggini delle inchieste giudiziarie è Giovanni Canzio, il magistrato che ha usufruito della norma salva toghe contestata dall'Anm. «Merita di essere presa in seria considerazione - si legge nella relazione - la proposta di aprire talune, significative finestre di controllo giurisdizionale nelle indagini, piuttosto che prevedere interventi di tipo gerarchico o disciplinare». Canzio critica anche le indagini «già di per sé troppo lunghe», accusando di «spiccata autoreferenzialità» alcuni pm. L'obiettivo è evitare che l'opinione pubblica sia disorientata davanti a proscioglimenti o condanne troppo miti.

Arriva ancora una volta dalla magistratura il niet al reato di clandestinità che proprio il governo, adesso, vorrebbe modificare. «Si ribadisce l'inefficacia della risposta penale, mentre la configurazione di un illecito e di sanzioni amministrative, fino all'espulsione, darebbe risultati più concreti». Canzio interviene anche sull'iter relativo alle richieste di asilo: «Si rileva - dice - l'esigenza di una urgente ridefinizione legislativa delle relative procedure in termini di semplificazione e accelerazione». E ancora: «Il fenomeno dell'immigrazione - rileva - nella sua complessità pone problemi di natura umanitaria, culturale, economica e sociale. Ma ha anche ripercussioni considerevoli a carico dell'amministrazione della giustizia, sia per la gravosa gestione dei procedimenti».

LA PRESCRIZIONE
Il ministro della Giustizia Andrea Orlando ribadisce che l'approvazione della riforma del penale è «indifferibile», mentre il vicepresidente del Csm, Giovanni Legnini, spinge per un dialogo fra Anm e governo. Poi i tempi della Giustizia: «La metà delle prescrizioni - ha Orlando - avviene nelle fase precedente al giudizio. Ma la situazione è a macchia di leopardo: l'incidenza della prescrizione oscilla tra l'1 e il 21%, a seconda delle varie corti d'appello». A fare la differenza, insomma, sarebbero le scelte organizzative dei distretti. I dati della Cassazione gli danno ragione: la pendenza penale, in crescita dal 2010, è scesa quasi del 16%. Anche se le prescrizioni in Cassazione sono irrisorie (solo 767 processi l'anno) pari all'1,3%. Canzio ha ribadito la necessità di bloccare i tempi dopo la condanna di primo grado.

LE TOGHE
«Il governo pensa di poter decidere chi deve fare il giudice e chi no. E questo non è consentito dalla Costituzione e dalle convenzioni internazionali», così il presidente dell'Anm, Piercamillo Davigo, parlando di un vulnus all'indipendenza «che non ha precedenti nella storia italiana», ha spiegato le ragioni della protesta delle toghe. Nel mirino c'è la norma che ha consentito ai vertici della Cassazione di rimanere in servizio fino a 72 anni mandando a riposo gli altri togati al compimento dei 70 anni.