L'ACCERCHIAMENTO
Ma chi sono i black bloc che hanno devastato Milano? E perché nel pieno della violenza hanno mollato la presa? «Avevano tre siti come obiettivo - spiegano gli esperti - la Borsa, la sede dell'Ue e quella del Sole 24 ore. L'alternativa erano l'Expo gate e il Duomo». Si è deciso allora di “contenere” i violenti, che non erano certo pochi: tra gli 800 e i mille, la maggior parte italiani. C'erano tra i 200 e i 300 milanesi, anarchici che orbitano attorno a una decina di realtà, 200-300 provenienti da Torino, Roma, Firenze, Rovereto, Padova, duecento circa dall'estero, francesi, tedeschi e spagnoli. Soggetti che, tra l'altro, non potevano essere fermati alle frontiere in quanto comunitari. Personaggi preparati e organizzati, che degli scontri hanno fatto una professione e che prima di Milano si sono visti a Francoforte, quando è stato dato l'assalto alla nuova sede della Bce, con un bollettino di guerra ancora più devastante. Proprio quell'appuntamento è stato la cartina di tornasole della giornata dell'inaugurazione: a Francoforte, dicono 007 e antiterrorismo, l'obiettivo del blocco - ingaggiare una battaglia con le forze dell'ordine e colpire alcune sedi, seppur periferiche della Bce - è stato raggiunto. Il primo maggio si sono dovuti “accontentare” di bruciare auto e spaccare vetrine nelle strade in cui sono stati confinati. Un fallimento dovuto a due scelte fatte dai responsabili dell'ordine pubblico, d'intesa con l'intelligence: il cambiamento del percorso del corteo, comunicato 36 ore prima della manifestazione - cosa che non ha permesso ai neri di riorganizzarsi - e la scelta di non seguire i violenti per le vie cittadine, per mantenere il presidio delle strade che avrebbero consentito di accedere agli obiettivi. Una strategia che nasce anche da un input preciso: evitare che si ripeta un'altra Genova. Da qui la decisione di utilizzare gli idranti e di evitare il più possibile il contatto, schierando a protezione delle strade non i contingenti ma reti metalliche e mezzi corazzati.
Il risultato è stato che il blocco nero si è sfogato dove gli è stato consentito, contro obiettivi improvvisati. Ma senza poter scatenare quella guerriglia che aveva in mente. L'idea dei responsabili dell'ordine pubblico era di isolarli dalla testa e dalla coda del corteo e solo allora intervenire. Con la coda il risultato è riuscito, con la testa no perché i black bloc, chiariscono al Viminale, quando hanno capito quale era la mossa «si sono vigliaccamente spogliati e si sono mischiati con i manifestanti, impedendoci di identificarli e di caricare. A quel punto ci siamo dovuti fermare».
LA TELEFONATA
Ieri il capo della Polizia Alessandro Pansa ha telefonato all'agente del Reparto mobile di Padova che ha avuto la gamba sinistra avvolta dalle fiamme. «Credo che molti detrattori delle forze di polizia possano trovare una risposta non retorica vedendo le immagini di quanto accaduto a lei e di quanto sofferto dai suoi colleghi - ha detto al giovane poliziotto - Io le posso e le voglio testimoniare la mia profonda gratitudine. L'Expo - ha poi aggiunto - non si poteva macchiare di sangue, né dei manifestanti né delle forze dell'ordine. È evidente che chi tira le molotov deve essere arrestato ma ieri abbiamo valutato che non valeva la pena intervenire, avremmo creato danni più gravi». E aggiunge: Milano non se lo meritava.