Amazon nel mirino del Fisco, la Gdf: «Ha evaso 130 milioni». La replica: «Noi in regola»

Amazon nel mirino del Fisco, la Gdf: «Ha evaso 130 milioni». La replica: «Noi in regola»
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Venerdì 28 Aprile 2017, 16:39 - Ultimo aggiornamento: 29 Aprile, 15:52
Il Nucleo di polizia tributaria della Gdf di Milano ha accertato una presunta evasione fiscale da parte di Amazon per circa 130 milioni di euro nell'inchiesta della Procura milanese, aperta oramai più di un anno fa quando si era saputo che un manager della filiale lussemburghese era finito nel registro degli indagati. La notizia è stata anticipata da La Repubblica e confermata da fonti qualificate. La Gdf, da quanto si è appreso, ha redatto un cosiddetto 'processo verbale di costatazione'.

Nell'inchiesta sul colosso dell'e-commerce con base a Seattle, coordinata dal pm Adriano Scudieri e dal procuratore Francesco Greco, è stato ipotizzato il reato di omessa dichiarazione dei redditi e gli inquirenti si sono concentrati sull'attività della filiale del Lussemburgo dove, secondo l'ipotesi, con un meccanismo 'fotocopia' oramai assodato dalla magistratura milanese anche per altri giganti dell'hi tech (tra cui Apple, Google e Facebook) sarebbero stati contabilizzati i profitti realizzati in Italia in modo da aggirare il fisco.

La cifra contestata come presunta evasione farebbe riferimento a cinque anni, tra il 2009 e il 2014, ed è stata accertata nell'ambito del cosiddetto 'processo verbale di costatazione', una sorta di relazione conclusiva della Gdf che è stata trasmessa in Procura nelle scorse settimane in vista di un'eventuale chiusura della indagini, ma anche all'Agenzia delle Entrate che potrebbe poi emanare un avviso di accertamento fiscale nell'ambito di un contenzioso tributario.

«Amazon paga tutte le imposte che sono dovute in ogni Paese in cui opera. Le imposte sulle società sono basate sugli utili, non sui ricavi, e i nostri utili sono rimasti bassi a seguito degli ingenti investimenti e del fatto che il business retail è altamente competitivo e offre margini bassi», commenta l'azienda che aggiunge: «Abbiamo investito in Italia più di 800 milioni di Euro dal 2010 e attualmente abbiamo una forza lavoro a tempo indeterminato di oltre 2.000 dipendenti». ​

Per quanto riguarda, invece, gli altri fronti delle indagini milanesi e in particolare il caso Apple, lo scorso ottobre aveva patteggiato 6 mesi convertiti in 45 mila euro di multa Michael O'Sullivan, legale rappresentante della Apple Sales International, con sede in Irlanda. O'Sullivan rispondeva di omessa dichiarazione dei redditi così come altri due manager italiani per i quali, però, i pm hanno avanzato un'istanza di archiviazione. La richiesta di patteggiamento, con l'accordo dei pm, era arrivata soltanto dopo che il colosso di Cupertino, nel dicembre 2015, aveva chiuso il contenzioso tributario con l'Agenzia delle Entrate, versando al Fisco circa 318 milioni di euro. L'ipotesi era omesso versamento dell'Ires per un totale di circa 879 milioni di euro in cinque anni.

Nel febbraio 2016, invece, la Procura milanese ha tirato le fila dell'inchiesta che riguarda Google accusato, secondo i calcoli del Nucleo tributario della Gdf, di aver sottratto all'Erario italiano, tra il 2009 e il 2013, redditi imponibili per circa 227 milioni di euro, grazie ad uno schema elusivo che coinvolge una serie di società dislocate tra Irlanda, Paesi Bassi e Bermuda.
Il pm Isidoro Palma ha chiuso le indagini a carico di 5 manager (due irlandesi, un inglese, un americano e un cittadino di Taiwan) del gruppo di Mountain View, ai quali però ha potuto contestare, come penalmente rilevante, solo un mancato versamento dell'Ires, l'imposta sui redditi delle imprese, relativa a un imponibile di 98,2 milioni di euro. Da tempo è aperto il contenzioso tributario tra Google e l'Agenzia delle Entrate e potrebbe chiudersi nei prossimi giorni con un maxi-versamento, come accaduto per Apple. Inoltre, in Procura sono aperti fascicoli anche su Facebook e Western Digital.
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