Amatrice e Accumoli, la vita dopo le macerie: «Cinque anni per ricostruire»

Amatrice e Accumoli, la vita dopo le macerie: «Cinque anni per ricostruire»
di Mauro Evangelisti
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Giovedì 22 Settembre 2016, 08:26 - Ultimo aggiornamento: 23 Settembre, 09:13

dal nostro inviato
AMATRICE
Non ci sono più le case del corso, ci sono solo le macerie in cui i vigili del fuoco continuano a scavare e a demolire ciò che è pericolante. Ci sono le tendopoli e ancora non sono iniziati i lavori per i villaggi della speranza, le casette da tirare su in pochi mesi che dovrebbero risollevare una cittadina messa in ginocchio dal sisma. Per strada, in queste giornate in cui sempre più spesso nuvoloni scuri coprono il sole, si vedono pochi cittadini, non c'è più un bar dove andare, c'è solo il giardino don Minozzi dove fare giocare i bambini.

 
 
NELLE TENDE
C'è soprattutto la vita soffocata e triste nelle tende. Ad Amatrice, un mese dopo il terremoto, è molto più facile incontrare un operatore della protezione civile, un volontario, un vigile del fuoco, che un abitante. E da domani, se davvero l'ultimatum del sindaco Pirozzi sarà rispettato, se le tendopoli dove sono rimasti in totale in 800 saranno smantellate e una parte consistente degli amatriciani si sposterà negli hotel delle Marche, sarà ancora più una città non tanto fantasma, ma piuttosto abitata dai generosi marziani venuti da fuori per aiutare Amatrice.

«Ma è necessario liberare le aree delle tendopoli, il sindaco Pirozzi ha ragione - conferma il governatore del Lazio, Nicola Zingaretti - altrimenti non possono partire i sopralluoghi necessari per montare le nuove case dei villaggi». Partiamo da Amatrice, dove sono state contate l'80 per cento delle 297 vittime del sisma del 24 agosto. Il freddo della notte e la pioggia che anche ieri è caduta copiosa stanno convincendo gli irriducibili, coloro che non vogliono abbandonare le tende per restare vicino alle loro case.

«Qui non è arrivata alcuna comunicazione, non ci risultano sgomberi» dice Daniele Conte, dell'Anpas, l'associazione di volontari che gestisce la tendopoli vicino all'eliporto. Funzionano la lavanderia, il centro giochi, il doposcuola per i bambini e il centro sociale che vorrebbe ricreare una piazza. Il problema però è che la vita nelle tendopoli ha un nemico perfino più insidioso del maltempo: le tensioni, i piccoli litigi, la mancanza di privacy frutto avvelenato della convivenza tra nuclei familiari costretti a passare le giornate gomito a gomito, con una situazione psicologica già difficile per la perdita dei propri cari, ma anche di case, beni e lavoro nel terremoto.

LA SPERANZA
Ma ad Amatrice ci sono solo macerie un mese dopo il terremoto, quelle che i vigili del fuoco stanno lentamente portando via in alcune discariche? No. La scuola, costruita a tempo di record dalla protezione civile del Trentino in un prefabbricato, ha iniziato regolarmente le lezioni. Una fiammella nella notte. Ma cosa succederà se da domani, o comunque entro la fine del mese, le famiglie che sono nelle tende dovranno andarsene? L'idea del sindaco è di offrire il posto negli hotel di San Benedetto del Tronto agli anziani e a chi non ha figli, mentre per coloro che devono mandare i bambini a scuola sono state trovate circa 150 abitazioni giudicate agibili, per il progetto Amatrice solidale.

Le lezioni del Liceo scientifico, invece, per ora si tengono solo al palasport. Vicino al campo sportivo, invece, è stato allestito un Pass (presidio di assistenza sanitaria) con medici di base e specialisti dell'Asl di Rieti, in parte operatori del vecchio ospedale Grifoni ora chiuso, dove ogni giorno un centinaio di utenti chiedono assistenza. Il resto sono progetti, «ma bisogna crederci, Amatrice non si arrenderà», ripete Pirozzi, che ieri mattina ha incontrato a Rieti il commissario per il terremoto, Vasco Errani, il capo della protezione civile, Fabrizio Curcio, l'assessore regionale Fabio Refrigeri e Zingaretti. Rivediamo il piano, che è simile a quello già previsto anche per Accumoli (11 vittime, la gran parte dei cittadini da tempo ha accettato di spostarsi negli hotel del litorale marchigiano), Arquata con la sua frazione di Pescara del Tronto distrutta dal sisma (anche qui l'obiettivo è smantellare le tendopoli entro la fine del mese).

IL FUTURO
Appena saranno liberate le aree dalle tende, i tecnici svolgeranno i sopralluoghi, la Regione farà le gare per realizzare le opere di urbanizzazione (luce e gas), la ditta che a cui Consip (centrale unica acquisti dello Stato) monterà le casette (di acciaio, non di legno, da 40, 60 o 80 metri quadrati) che andranno a formare i villaggi. Un prototipo è già stato presentato l'altro giorno in Umbria, sono villette, con portici e arredamento ed elettrodomestici all'interno.

Tempo necessario: sette mesi. In parallelo ad Amatrice saranno allestiti due piccoli centri commerciali in cui recuperare i 52 negozi, artigiani e bar del paese, in modo che quando la gente andrà nei villaggi, ritroverà anche le attività economiche. Ad Amatrice, d'accordo con la Regione, hanno già previsto di spendere 15 milioni di euro (tutti donati da grandi sponsor che si sono già fatti avanti) per costruire un nuovo ospedale da 30 posti letto. In parallelo, ma questa è l'operazione più complicata per il commissario Errani, bisognerà pensare alla ricostruzione che durerà almeno cinque anni.

Oggi si svolgerà un vertice tra i presidenti delle Regioni coinvolte dal sisma e il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Claudio De Vincenti. Sarà affinato il decreto atteso per i prossimi giorni: i finanziamenti dovrebbero aggirarsi attorno ai 500 milioni di euro annui, si tenterà di convincere i proprietari delle case a consorziarsi e per Amatrice i parlamentari reatini premeranno perché ci siano fondi anche per le seconde case, altrimenti il paese non ripartirà più. Ecco, sulla carta tutto appare possibile, ma all'orizzonte si vede l'inverno, Amatrice resterà con il fiato sospeso per capire se la primavera arriverà sul serio.