Rigopiano, la mamma superstite: «Quando ho visto la luce sono nata un'altra volta»

La famiglia Parete
di Paolo Vercesi
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Sabato 21 Gennaio 2017, 08:16 - Ultimo aggiornamento: 26 Gennaio, 12:53

«Ditemi cosa è accaduto, non ricordo nulla. C'è stato il terremoto, poi un forte boato.... La frana? Non so, non mi sono resa conto di niente...». Così Adriana Parete si è rivolta ai soccorritori che ieri mattina sono riusciti a tirarla fuori dall'inferno dell'Hotel Rigopiano. Era sotto choc, semistordita da un forte colpo rimediato alla testa - «mi è crollato addosso qualcosa, non so» ha raccontato - ma ha trovato la forza di issare il suo piccolo Gianfilippo, il figlio di 8 anni che per tutto il tempo le è rimasto accanto sotto tre metri di neve. Cuore di mamma, Adriana ha anche dato indicazioni per il recupero della sua Ludovica, 9 anni: «Andate a prendere mia figlia che si trova nella stanza a fianco» ha detto ai soccorritori.

 

IL RADUNO NELLA HALL
Semiassiderati dal gelo ma vivi, Adriana e i suoi due bambini, rimasti per oltre 40 ore sotto quel cumulo di macerie e di neve. Infermiera in una casa di cura del Pescarese, la donna, che è di nazionalità romena, ha continuamente dato sostegno ai suoi bambini e alle altre persone che hanno condiviso con lei questa terribile esperienza. «Eravamo nella hall, sotto un'architrave che ci ha protetti. Ci siamo fatti forza e ci siamo scaldati l'uno con l'altro». E ha aggiunto: «Non ho toccato cibo, ho resistito soltanto con una bottiglietta d'acqua, seduta su una sedia».
«È un miracolo» dirà nel pomeriggio un commosso Giampiero Parete, marito e papà che ha riabbracciato la famiglia dopo un giorno e mezzo di disperazione, passando in un attimo dall'angoscia all'euforia. Quando la slavina si è abbattuta sull'albergo, lui era uscito per prendere in auto un'aspirina per la moglie. È stato il primo a dare l'allarme chiamando con Whatsapp l'amico e collega chef con cui gestisce un ristorante a Silvi e si è salvato aspettando i soccorsi chiuso nella sua automobile. «Ditemi che mia moglie e i miei figli sono vivi» era stato il suo grido di padre disperato, giovedì.

LA FAMIGLIA RIUNITA
Ricoverato in stato di ipotermia al Santo Spirito di Pescara, Giampiero Parete si è ripreso rapidamente e da quel momento ha aspettato. Era già stato dimesso dai medici quando ieri mattina ha avuto notizia del recupero della moglie e del figlioletto. Nel volgere di poche ore ha avuto certezza che anche sua figlia era stata individuata e salvata. Giampiero ha chiesto di poter restare in ospedale per riabbracciarli tutti. Alle 15 c'è stato il ricongiungimento con Adriana e Gianfilippo, ospitati in un'ala del pianterreno dell'ospedale riservata all'accoglienza dei superstiti. Un abbraccio struggente il loro, carico di mille significati, poi un pianto dirotto finché la sofferenza per il dramma non s'è trasformata per loro in gioia immensa.

LA GRANDE PAURA
In quel momento Adriana ha ceduto all'emozione più forte, raccontando della paura di non farcela, del pensiero che la vita sua e dei suoi piccoli non avrebbe avuto futuro: «Non ci credevamo più, non ci speravamo più. Invece dopo la tragedia abbiamo rivisto la luce, è come se fossimo nati un'altra volta» ha detto la donna al marito e al figlio. Poi, subito, un pensiero affettuoso per la figlia, ancora assente - ma solo per qualche ora - in quel quadretto familiare: «Adesso aspettiamo solo Ludovica, sappiamo che sta bene e sarà presto con noi» ha detto Adriana. E alle 19 di ieri in quello stanzone è arrivata anche la piccola, dopo un avventuroso viaggio in elicottero e con un ultimo strappo in ambulanza dall'aeroporto all'ospedale. Alla sua vista il fratellino Gianfilippo, che era rimasto incollato alla Tv per vedere i cartoni animati, ha fatto festa più di tutti.
La famiglia di Giampiero Parete ha ricevuto ieri la visita dell'assessore regionale alla Sanità, Silvio Paolucci; del sindaco di Pescara, Marco Alessandrini, e dell'arcivescovo Tommaso Valentinetti. «È stato un miracolo e ringraziamo quanti lo hanno reso possibile, soccorritori e staff medico - ha detto Adriana -. Voglio perciò mandare un messaggio di speranza per quanti ancora sono sotto le macerie dell'hotel Rigopiano e per i loro parenti in angoscia».