Accoglienza e legalità/ Serracchiani ha detto una pura verità: il tradimento dell’ospite ci ferisce di più

di Mario Ajello
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Sabato 13 Maggio 2017, 00:05 - Ultimo aggiornamento: 00:16
Dante, che era il più saggio di tutti e naturalmente immune dalla demagogia savianea e dall’ipocrisia del politicamente corretto, avrebbe dato ragione a Deborah Serracchiani. L’Alighieri inserisce i traditori degli ospiti nel canto nono dell’Inferno e considera la loro colpa particolarmente grave. Anche gli americani, negli anni delle nostre grandi ondate di emigrazione, giudicavano i reati e le delinquenze, anche mafiose, compiute dagli italiani odiose al massimo grado.

Perché contenevano, agli occhi di quella società aperta, una sorta di tradimento profondo del tipo: io accolgo i nuovi venuti, do loro fiducia e futuro, e in cambio ricevo il male. Insomma, non c’è affatto razzismo nelle parole - che avrebbe potuto scandire meglio - della Serracchiani. Sono di buon senso. Contengono la constatazione, facilmente sottoscrivibile da chiunque tranne che dagli ideologi insinceri del mainstream, secondo cui il Paese che accoglie merita rispetto. L’accettazione delle regole vigenti nel Paese ospitante è il pre-requisito su cui si basa la reciprocità. O meglio, la civiltà.

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