Stamina, in manette anche il medico Marino Andolina

Stamina, in manette anche il medico Marino Andolina
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Lunedì 22 Giugno 2015, 16:34 - Ultimo aggiornamento: 27 Novembre, 11:11

Ha riprovato a somministrare una cura con cellule staminali ai pazienti affetti da gravi malattie neurodegenerative. Così come aveva già fatto attraverso Stamina. Un anno dopo la fine della sperimentazione del contestato metodo, Marino Andolina torna ad avere guai con la giustizia.

Il medico triestino è stato infatti arrestato ed è ora ai domiciliari. Arrestati anche un medico chirurgo plastico di Brescia e altri tre soggetti, due bresciano e un milanese di Rho, esterni al mondo medico. L'inchiesta ha interessato tre province: quelle di Brescia, Milano e Trieste. Per tutti l'accusa è di associazione a delinquere finalizzata alla truffa nell'ambito di un'inchiesta della Procura di Brescia (pm Valeria Bolici) che ha visto impegnati i carabinieri del Nas di Brescia. Sette in totale gli indagati. Nessun ospedale è coinvolto in questo nuovo scandalo. Sono invece trenta i pazienti, tra questi anche sei bambini, affetti da malattie neorodegenerative come Sla, Sma e leucemia ai quali gli arrestati effettuavano, a pagamento, cure con farmaci definiti innovativi, ma che gli inquirenti definiscono invece «inefficaci e pericolosi».

La cura era fondata sul trattamento di cellule staminali, ricavate attraverso il trattamento di tessuto adiposo ottenuto con interventi di liposuzione effettuati nello studio del medico bresciano arrestato, ma anche in camere d'albergo o in appartamenti.

La cura veniva prodotta in un laboratorio svizzero gestito da una persona che non aveva titoli medici. Alcuni pazienti sarebbero arrivati anche a pagare 13mila euro per la cura proposta da Andolina, che era considerato la figura di riferimento e l'elemento di garanzia da presentare ai pazienti. Secondo la Procura di Brescia, Andolina e gli altri arrestati avrebbero iniziato la sperimentazione l'estate scorsa, dopo il blocco definitivo al metodo Stamina imposto dai tribunali prima e dal Ministero della Salute poi.

Gli indagati avrebbero infatti sfruttato le manifestazioni all'esterno degli Spedali civili di Brescia dei familiari dei pazienti che volevano farsi curare secondo il metodo Stamina per cercare pazienti ai quali somministrare i "prodotti farmacologicI", che la Procura di Brescia definisce «non autorizzati, non sperimentati clinicamente, privi dei prescritti requisiti di efficacia, sicurezza e qualità e potenzialmente pericolosi per la salute».

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