Renzi: «Contro l'Isis modifiche norme, ma non leggi speciali»

Renzi: «Contro l'Isis modifiche norme, ma non leggi speciali»
3 Minuti di Lettura
Sabato 21 Novembre 2015, 14:33 - Ultimo aggiornamento: 18 Novembre, 20:40
Calma e gesso: nei giorni convulsi dei blitz per arrestare i terroristi e di nuovi raid in Siria dopo gli attentati di Parigi, Matteo Renzi esclude «rischi concreti» per l'Italia nonostante il Giubileo alle porte.

In Italia, rassicura il premier, l'attenzione è massima e il governo è pronto a maggiori stanziamenti sulla sicurezza. Ma leggi speciali o modifiche della Costituzione, come quelle annunciate da Francois Hollande, non servono, così come prima di unirsi alla missione in Siria l'Italia vuole capire «chi andiamo a bombardare» in un'unità di intenti e di coalizione come ai tempi dell'alleanza contro Hitler che, come propone Vladimir Putin, elimini il terrorismo del Daesh. Nessun paese europeo, è convinto il premier italiano, è meno esposto di altri alla violenza terrorista.



Per questo per Renzi è giusto - e l'Italia lo aveva già proposto «nel settembre 2014» - che le spese per la difesa restino fuori dal patto di stabilità europeo, come oggi Bruxelles ha sancito. Sicurezza, intelligence, come il ruolo dell'intelligence italiana nell'individuazione del «boia dell'Isis», e controlli sono gli antidoti che il governo ha già messo in campo per prevenire attentati.



Ma per il presidente del consiglio la sottovalutazione è da evitare, come «reazioni isteriche e di pancia». «Bisogna trovare un equilibrio, - sostiene Renzi in una lunga intervista a Sky Tg24 - chi dice 'è il momento della sicurezza, bisogna rinunciare a tuttò forse esagera. Noi dobbiamo prima di tutto vivere, ci vuole anche il coraggio di non rinchiudersi e di non rinunciare alla nostra identità». Impedire al terrorismo di «snaturarci», rinunciando ad abitudini, libertà e identità, è la linea che unisce il premier al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, impegnati a rassicurare il paese dopo i tragici eventi di Parigi.



Per questo Renzi mai si sarebbe permesso di chiedere a Papa Francesco di rinunciare al Giubileo straordinario per ridurre i rischi di attentati. «Il Papa se è un obiettivo è un obiettivo sempre», sostiene il presidente del consiglio nel giorno in cui dall'Isis arrivano nuove minacce al Vaticano. La guerra si vince sui valori, sull'identità ma anche nell'unità a partire della politica. Nei prossimi giorni il governo, oltre ad inserire nuove risorse per la difesa nella legge di stabilità, con maggiori investimenti sulla cyber security, farà una proposta «a tutti i partiti per un investimento ulteriore non solo di sicurezza ma anche di recupero di determinate realtà», come le periferie che, in Francia, sono diventate terreno di coltura dei terroristi.



Ma è una visione complessiva che il premier chiede alla comunità internazionale per evitare «una Libia bis» e per unire le forze dei paesi impegnati contro l'Isis. Una coalizione che, secondo Renzi, non può permettersi di escludere la Russia, come da mesi sostiene l'Italia. «Oggi - si compiace il presidente del Consiglio - è una posizione maggioritaria: meglio tardi che mai. È finalmente la posizione degli europei e anche di Obama».



Sull'intervento in Siria l'Italia resta cauta in attesa di capire obiettivi e ruoli: «La via diplomatica - sostiene Renzi - al momento è l'unica».
Così come l'Italia non condivide la tesi di chi chiede di chiudere le frontiere europee: i terroristi «arrivano in aereo e non sui barconi». Una posizione che divide la maggioranza di governo dall'opposizione, Lega e Fdi in testa. Pronta ad incalzare il premier anche sull'aver escluso affari dell'Italia con paesi finanziatori dell'Isis. «Può darci le prove? Cosa è andato a fare a Riad?», chiedono il blog di Beppe Grillo e Giorgia Meloni di Fratelli d'Italia.
© RIPRODUZIONE RISERVATA