Un padre scrive a Trump: «Mio figlio, morto in Iraq ed eroe decorato è uno di quei musulmani che lei non vorrebbe far entrare negli Stati Uniti»

La lapide di Humayun Khan sulla sua tomba nel cimitero militare di Arlington a Washington
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Mercoledì 9 Dicembre 2015, 17:43 - Ultimo aggiornamento: 16 Dicembre, 12:51
di Giulia Aubry

Humayun Khan non aveva ancora 26 anni. Si era appena laureato all'Università della Virginia e voleva diventare avvocato. Ma c'era stato da poco l'11 settembre e aveva deciso di arruolarsi per andare a combattere contro i nemici degli Stati Uniti e della libertà.

Americano, musulmano ed eroe di guerra. «Mio figlio credeva in questi valori che lo avevano trasformato in un soldato americano coraggioso», scrive oggi di lui suo padre, Khizr Khan, a Donald Trump. Lo fa dopo aver ascoltato il discorso in cui il candidato alla presidenza americana ha dichiarato di volere una legge che impedisca alle famiglie di religione musulmana di emigrare negli Stati Uniti. Lo fa sollecitato da Vocativ, il sito di informazione dal deepweb, i cui redattori hanno rintracciato il suo nominativo tra quelli dei 14 padri - americani di religione musulmana - che hanno perduto i propri figli negli oltre 10 anni di guerre seguite all'11 settembre.
«I musulmani sono americani. I musulmani sono cittadini. I musulmani contribuiscono al benessere della nostra nazione come cittadini americani. Noi siamo cittadini americani orgogliosi! Sono i valori di questo paese che ci hanno condotti qui, non la nostra religione. E la posizione di Trump non rispecchia questi valori. Gli stessi per cui mio figlio è morto», continua Khizr Khan nella sua lettera aperta.

La morte in un attacco suicida a nord di Baghdad. Si. Perchè suo figlio è morto. E' morto l'8 giugno del 2004. A nord di Baghdad durante un attacco suicida alla sua unità. Mentre indossava la divisa degli Stati Uniti. Mentre ne difendeva la bandiera e i valori. Mentre difendeva i suoi compagni che, se lui non avesse fermato l'autobomba e lanciato l'allarme, sarebbero morti a decine. E invece solo lui - di religione musulmana, come probabilmente l'attentatore responsabile della sua morte - è rimasto a terra. Qualcun altro è rimasto lievemente ferito. Ma solo lui è tornato a casa in una cassa coperta dalla bandiera a stelle e strisce.
«Ancora ci chiediamo cosa lo abbia spinto a fare quei 10 passi verso la vettura che veniva verso di lui - scrive suo padre nella sua narrazione indirizzata a Trump - Forse è stato proprio quello il momento in cui tutti i valori, tutto il servizio al suo paese, tutte le cose che ha imparato qui si sono unite assieme. Sono stati i valori americani che lo hanno spinto a fare quei 10 passi (...) Questi sono i valori che, venendo qui, volevamo abbracciare. Non valori religiosi, ma valori umani». In nome di quei valori Humayun è stato insignito con la Stella di Bronzo e il Cuore di Porpora. Ed è stato sepolo nel cimitero militare di Arlington come è dovuto a chi ha servito la propria patria. Agli eroi di guerra.

Denunciare i terroristi che si nascondo tra di noi. «Parlando con Shaharyar, mio figlio e fratello di Humayun, discutiamo spesso dei musulmani che compiono orribili attacchi terroristici» - continua Khizr - «è tempo che i musulmani americani denuncino i traditori che vivono tra di noi. E' tempo di alzarsi in piedi e fermare il terrorismo. Tra di noi si nascondono i nemici dei valori di questo Paese. Valori che dobbiamo difendere. Dobbiamo smascherare chi si nasconde dietro un passaporto americano».
Per il padre di Humayun è questo che va fatto. Impedire ai musulmani di entrare negli Stati Uniti, etichettarli come un pericolo per il Paese senza fare differenze tra i terroristi e i giovani come il suo ragazzo sepolto ad Hurlington, vuol dire tradire i valori stessi degli Stati Uniti. «La mia famiglia è arrivata qui negli anni '70» - conclude Khizr sulle pagine di Vocativ.com - «Il primo posto dove siamo andati è stato il Memoriale di Jefferson a Washington. I suoi ideali sono quelli che noi abbiamo scelto di abbracciare come cittadini e americani». Gli stessi per cui un bel ragazzo non ancora 28enne ha perso la vita in un luogo sperduto a nord di Baghdad.