Putin: «La Turchia ha abbattuto
il jet per coprire i traffici con l'Isis»
Erdogan: «Se è vero mi dimetto»

Vladimir Putin
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Lunedì 30 Novembre 2015, 20:20 - Ultimo aggiornamento: 1 Dicembre, 12:52

La Russia ha motivo di «sospettare» che il suo jet sia stato abbattuto «per assicurare forniture illegali di petrolio dall'Isis alla Turchia». 'Zar' Putin non solo snobba il 'sultanò Erdogan, negandogli quell'incontro che il leader di Ankara aveva auspicato a margine della Conferenza Onu sul clima organizzata a Parigi, ma anzi rincara la dose. E colpisce duro. «Difendere i turcomanni - aggiunge a proposito della linea ufficiale della Turchia - è solo un pretesto».

Putin, infatti, sostiene di aver ricevuto «recentemente» nuovi rapporti d'intelligence che mostrerebbero un traffico di petrolio dai territori controllati dall'Isis alla Turchia «su scala industriale». Insomma, altro che incontro distensivo per parlare «dell'incidente» e provare «a ricucire le relazioni fra i due Stati», come aveva proposto il presidente turco nei giorni scorsi. 'Tete-à-tetè che il portavoce di Putin, Dmitri Peskov, ha liquidato alla vigilia del summit semplicemente come «non in agenda». Le parole del presidente russo hanno suscitato l'immediata reazione della controparte: Erdogan - riporta l'agenzia russa Tass - ha detto di essere pronto a dimettersi se le dichiarazioni di Putin fossero confermate. «È immorale - ha tuonato con la stampa internazionale a Parigi - accusare la Turchia di comprare il petrolio dall'Isis. Se ci sono i documenti, devono mostrarli, vediamoli. Se questo viene dimostrato, io non manterrò il mio incarico. E dico a Putin: lui manterrà il suo?».

In ogni caso il botta e risposta coincide con il varo da parte del governo russo delle prime sanzioni economiche contro Ankara: bando su frutta e verdura, stop ai voli charter e ai pacchetti turistici, oltre al ripristino dei visti e al divieto di assumere manodopera turca dal primo gennaio decretati sabato da Putin. È solo «il primo passo», avvisa Mosca, perchè «la lista può essere estesa se necessario». Per adesso però il Cremlino evita di colpire i prodotti manifatturieri. E nulla trapela sui grandi progetti a rischio, come la prima centrale nucleare turca e il gasdotto Turkish Stream, che avrebbero ripercussioni anche sull'economia e sugli interessi geopolitici russi. Una bastonata mirata, dunque, senza danneggiare troppo la già stagnante economia russa. Ora bisognerà vedere l'eventuale reazione turca. La stampa russa ipotizza contromisure che spaziano dal boicottaggio del Turkish Stream, che costringerebbe Mosca a rivedere la propria strategia energetica verso l'Europa, alla chiusura del Bosforo e dello stretto dei Dardanelli alle navi da guerra russe dirette in Siria, sfruttando le differenti interpretazioni della controversa legislazione marittima.

Malgrado tutto, Ankara sembra però voler tentare il disgelo, non avendo sentito un sostegno inequivocabile dai leader occidentali dopo l'annuncio delle sanzioni russe. Preme per una de-escalation anche Obama, che oggi incontrando Putin a Parigi ha manifestato pure il suo rammarico per l'abbattimento del jet russo, stando al Cremlino. Anche se la Turchia non vuole cedere alla richiesta di scuse: «Nessun primo ministro turco, nessun presidente, nessuna autorità si scuserà», ha ribadito il premier turco Ahmet Davutoglu. Come gesto distensivo, Ankara ha recuperato e consegnato alle autorità russe il corpo del pilota del Su-24 abbattuto, il tenente colonnello Oleg Peshkov, rimpatriato oggi a Mosca con tutti gli onori militari. Ma per Mosca non basta. I suoi bombardieri, da oggi, volano anche con missili aria-aria per difendersi da eventuali attacchi. Non solo.

Il Cremlino inizia ad applicare maggiore "pressione" alla parte americana, sempre in ottica della sua alleanza con la Turchia. «La coalizione guidata dagli Usa - ha dichiarato il ministro degli Esteri Russo Serghiei Lavrov - ha iniziato a sorvolare i cieli di Iraq e Siria un anno prima dell'inizio delle nostre operazioni militari. Sono convinto che abbiano visto tutto - il traffico di petrolio dal territorio controllato dall'Isis alla Turchia, ndr - ma che non abbiano fatto nulla per qualche ragione sconosciuta».

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