Oltre il caso Madrid/Il bipolarismo
generazionale che archivia
i vecchi partiti

di Giuliano da Empoli
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- Ultimo aggiornamento: 22 Dicembre, 00:11
Il risultato apparente del voto spagnolo è il caos. Un Parlamento frammentato nel quale sarà difficile individuare una maggioranza in grado di governare. I due partiti tradizionali che perdono larghe fette di consenso a beneficio di formazioni che non esistevano fino a un paio di anni fa. E la prospettiva, tutt’altro che remota, di dover votare di nuovo a distanza di qualche mese.

Eppure, il caso spagnolo è anche l’esempio molto chiaro di una trasformazione in corso in tutti i Paesi dell’Europa meridionale, Francia inclusa. Dove la vecchia frattura tra destra e sinistra è stata progressivamente affiancata, se non sostituita, da nuove linee di divisione, alle quali gli elettori attribuiscono un’importanza crescente. Dietro l’apparente frammentazione, il paesaggio politico spagnolo è ormai spaccato in due. Da una parte, asserragliati all’interno di confini ancora maggioritari, ma sempre più angusti, i partiti tradizionali che si alternano al governo da più di trent’anni: popolari e socialisti. Dall’altra squadriglie “barbare”, guidate da capi di nuova generazione, accampate alle porte della Moncloa.

In Francia, dove si è votato dieci giorni fa per le elezioni regionali, la situazione non è molto diversa. All’interno del recinto i partiti, di destra e di sinistra, che hanno governato la Quinta Repubblica per mezzo secolo. E fuori le truppe del Front National, ormai ufficialmente candidato all’Eliseo alle presidenziali del 2017.

Sono la stessa cosa, Podemos e il Front National? Certo che no. Misurati con i parame[/FORZA-RIENTR]tri della politica tradizionale - le ideologie e i programmi - si trovano ai poli opposti dello spettro disponibile. Eppure hanno in comune il rigetto radicale dell’establishment e la capacità di attrarre una fascia di elettori giovani con i quali i partiti tradizionali hanno perso ogni rapporto da tempo. 

E colpisce il fatto che nei Paesi nei quali il potere si identifica con la destra, Spagna e Grecia governate fino a tempi recenti da dittature militari, i movimenti anti-establishment si sviluppino soprattutto a sinistra. Mentre nei Paesi, come la Francia e l'Italia, nei quali a capo dei movimenti della sinistra radicale ci sono ex ministri, i consensi vanno a destra, oppure verso formazioni del tutto nuove come il Movimento 5 Stelle. 
Ora, il tema all’ordine del giorno non è più quello di sgranare gli occhi per l’ennesima volta di fronte ad un fenomeno che non ha più nulla di nuovo né di sorprendente. Il caso spagnolo e quello francese dimostrano che non siamo di fronte ad un accesso di febbre destinato, prima o poi, a riassorbirsi con un ritorno al piccolo mondo antico dei partiti tradizionali. Piaccia o non piaccia, i “barbari” sono qui per restare. E la loro presenza è destinata a ridefinire i confini del campo e le regole del gioco. 

In Francia la maggioranza degli elettori pensa già, oggi, che il Front National sia un partito come gli altri. Molti ritengono che sia l'embrione di un futuro partito dell’identità e della chiusura, al quale si contrapporrà un domani un partito dell’apertura risultante dalla fusione delle forze politiche tradizionali. 
In Spagna Podemos ha lanciato proprio ieri l'idea di una fase costituente, destinata a rimettere in discussione i confini delle appartenenze tradizionali per adattarli al ventunesimo secolo. Lo sbocco di questi processi è, allo stato attuale, ancora imprevedibile. Quel che è certo è che ne uscirà una geografia politica radicalmente diversa dal bipolarismo articolato sull’asse destra-sinistra al quale gli spagnoli e i francesi si erano abituati. Un po' più simile a quella italiana, dicono alcuni. Può darsi. Con la differenza che noi, per una volta, siamo un po' più avanti degli altri. 
 
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