Migranti, Ue apre procedura d'infrazione contro l'Italia. Richieste d'asilo su del +91%

Migranti, Ue apre procedura d'infrazione contro l'Italia. Richieste d'asilo su del +91%
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Giovedì 10 Dicembre 2015, 12:37 - Ultimo aggiornamento: 11 Dicembre, 18:13

La Commissione Ue ha aperto una procedura di infrazione all'Italia in materia di asilo. Con una lettera di costituzione in mora - primo passo della procedura di infrazione - la Commissione Ue esorta Italia, Grecia e Croazia ad attuare correttamente il regolamento Eurodac per la raccolta di impronte dei migranti.

Le prime richieste d'asilo in Ue nel terzo trimestre 2015 sono state 410mila, il doppio rispetto al trimestre precedente. Così i dati Eurostat. I numeri più alti in Germania e in Ungheria (108mila ognuna; 26%), seguono Svezia (42.500; 10%), Italia (28.400; 7%) e Austria (27.600; 7%). In Italia il dato sale del 91% sul trimestre precedente.

Sono oltre 800 mila le richieste d'asilo in corso d'esame in Ue. A fine settembre 2015 erano 808mila le richieste al vaglio. A fine settembre 2014 erano 435mila. La Germania, con 366mila ha la quota di gran lunga più alta (45%), seguono Ungheria (107.500; 13%), Svezia (85.700; 11%) e Italia (50.500; 6%).

In Italia il primo Paese di origine dei primi richiedenti asilo, nel terzo trimestre 2015, è la Nigeria (7.575; 27%), seguono Pakistan (2.990; 11%) e Bangladesh (2.830; 10%). Su 410mila prime richieste di asilo presentate nel terzo trimestre 2015 in Ue, una su tre (137.900; 33%) è stata presentata dai siriani. Circa due terzi di queste sono state registrate in due Stati membri: in Ungheria (53.100) e in Germania (35.800).

L'Afghanistan resta il secondo Paese di origine in Ue, con 56.700 primi richiedenti asilo (14%): circa la metà di
questi hanno presentato richiesta in Ungheria. Il terzo Paese di provenienza è l'Iraq, con 44.400 primi richiedenti
asilo (11%): oltre un quarto di questi hanno fatto richiesta in Finlandia (11.600). Il numero di primi richiedenti asilo per milione di abitanti in Italia è di 467; il più alto in Ue è in Ungheria 10.974; davanti a Svezia (4.362), Austria (3.215), Finlandia (2.765) e Germania (1.334). All'opposto si trovano Slovacchia (3 richiedenti per milione d'abitanti), Croazia (8), Romania (14), Portogallo (21) e Repubblica Ceca (25).

Sui migranti «qualcosa si è mosso ma l'Europa non sta facendo tutto quello che può». Lo dice il premier Matteo Renzi. «L'Italia non ha bisogno di aiuto, noi possiamo fare senza l'Europa: è l'Europa che non può tradire se stessa e i suoi ideali. Non basta lavarsi la coscienza dando qualche soldo a qualche paese», aggiunge.

«La risposta non è una formalistica apertura di una procedura di infrazione. La soluzione non è applicare in modo miope e rigido le regole comuni verso chi ha fatto molto più e meglio di altri», sottolinea Sandro Gozi, responsabile degli Affari Ue spiegando che la procedura di infrazione Ue «non è la risposta che ci aspettiamo dall'Europa». «Se l'Europa vuole fare la differenza per i cittadini, deve saper rispondere in modo efficace e politico ai grandi nuovi momenti di cambiamento come la sfida dei rifugiati e della sicurezza. Non c'è risposta efficace europea senza presa di responsabilità europea», prosegue Gozi in una nota a margine dell'incontro promosso oggi dal gruppo S&D al parlamento europeo a Bruxelles per parlare di crisi economica e riforma dell'Unione economica e monetaria.

«L'Europa deve assumersi la propria responsabilità sostenendo i paesi che sono in prima linea nella gestione della crisi dei profughi da tempo a partire dall'Italia.

L'apertura di una procedura di infrazione sulle identificazioni alla luce dei grandi sforzi che stiamo compiendo non è certo la risposta che ci aspettiamo dall'Europa. Se c'è una risposta sbagliata è quella di colpire chi da mesi è in prima linea nel gestire la crisi dei rifugiati assumendo responsabilità che sono anche dell'Europa». «Oggi - ribadisce - la soluzione non è applicare in modo miope e rigido le regole comuni nei confronti di chi ha fatto molto più e molto meglio di altri. La questione è applicare senza perdere più tempo quell'accordo sulla ridistribuzione dei rifugiati che è la risposta che tutti i governi (che sono tutti ugualmente vincolati da quest'accordo) dovrebbero dare e che ancora non hanno dato».

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