Londra, «Sarai il nostro aiutante in casa, potrai studiare», ma diventa schiavo per 24 anni

Londra, «Sarai il nostro aiutante in casa, potrai studiare», ma diventa schiavo per 24 anni
di Federica Macagnone
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Mercoledì 9 Dicembre 2015, 15:04 - Ultimo aggiornamento: 14 Dicembre, 21:15
Gli hanno rubato 24 anni di vita, schiavizzandolo, terrorizzandolo fin da quando aveva 13 anni e condizionando tutto il resto della sua esistenza. Un crimine che nessuna somma al mondo potrà mai risarcire. Sono stati scoperti due anni fa e solo ora sono stati condannati a sei anni per crudeltà verso un ragazzo sotto i 16 anni, schiavitù e favoreggiamento dell'immigrazione illegale: ascoltando la sentenza della Harrow Crown Court e messi pubblicamente davanti all'orrore che sono stati capaci di escogitare sono rimasti immobili e pietrificati.

L'ex ostetrico Emmanuel Edet, 61 anni, e sua moglie Antan Edet, una levatrice di 58 anni, nel 1989 portarono illegalmente in Gran Bretagna il 13enne nigeriano Ofonime Sunday Inuk senza il permesso della sua famiglia. Il giovane aveva accettato di essere il loro "ragazzo di casa" in cambio di una paga e di un'istruzione, ma le cose andarono in modo molto diverso e lui si ritrovò a essere letteralmente segregato in quell'appartamento di Perivale, a nord ovest di Londra.

Fin dal primo giorno lavorò senza essere pagato per 17 ore al giorno, occupandosi dei due figli della coppia, della cucina, della pulizia e del giardinaggio: per quel lavoro durato 24 anni, è stato calcolato, avrebbe dovuto essere pagato con centinaia di migliaia di sterline. E, come se non bastasse, era costretto a dormire su un materassino sporco nel corridoio e a mangiare da solo, non essendo ammesso a pranzare con il resto della famiglia né ad entrare nella maggior parte delle stanze se non per pulirle.

Gli Edet, che controllavano ogni attimo della sua vita, lo umiliavano chiamandolo "parassita" e lo avevano convinto che se fosse andato alla polizia per denunciarli, sarebbe stato arrestato in quanto immigrato clandestino. Poi, a dicembre 2013, tornarono in Nigeria per il Natale e lo lasciarono solo in casa per settimane, attivando comunque una telecamera a circuito chiuso per controllarlo a distanza: in tutti quegli anni lui era stato talmente terrorizzato che non pensò neanche di fuggire.

Avendo però visto recentemente dei servizi dei media sulla schiavitù moderna, inviò una mail all'organizzazione caritativa "Hope for justice" dal computer di casa: questa mossa lo salvò. La sua segnalazione fu sottoposta alla sezione di polizia che si occupa di rapimenti e traffico di esseri umani e lui fu liberato e affidato a specialisti che lo aiutassero a recuperare psicologicamente. Quando gli agenti arrivarono in casa e cercarono di portarlo via, lui fece resistenza, essendo scosso al pensiero di infrangere le regole dettate dagli Edet. Solo quando è andato in cucina è riuscito a rilassarsi e a parlare apertamente.

Ora Ofonime Sunday Inuk ha 40 anni, un lavoro, una nuova casa e sta studiando. Ma difficilmente potrà mai superare del tutto quello che è successo in quei 24 anni, anche se la condanna dei suoi aguzzini potrà aiutarlo. Quando lasciò la Nigeria era un ragazzo con delle aspirazioni, ma gli Edet hanno abusato di lui a tal punto da farlo diventare timido, nervoso e obbediente. Era condizionato a tal punto, ha riferito il giudice Arran, che si era ridotto a non chiedere mai nulla perché sapeva che la sua richiesta sarebbe stata certamente rifiutata. Solo da poco ha ricominciato ad avere speranza nel futuro. Un futuro che per gli Edet, invece, è già dietro le spalle.