Ultras serbi scatenati, inferno a Genova:
Italia-Serbia sospesa, guerriglia, 16 feriti

Un ultrà serbo a Genova (foto Fabio Ferrari - Lapresse)
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Martedì 12 Ottobre 2010, 19:55 - Ultimo aggiornamento: 22 Ottobre, 01:13
ROMA (12 ottobre) - Italia-Serbia sospesa poco dopo l'inizio per la guerriglia scatenata dagli ultras serbi che hanno lanciato petardi e fumogeni in campo. Scontri con tifosi italiani ci sono stati all'uscita dallo stadio. E scontri sono riesplosi violentissimi dopo la mezzanotte tra gli hooligan serbi e le forze dell'ordine, inizialmente sorprese e impreparate di fronte alla violenza dei serbi: bilancio parziale, 16 feriti e 10 fermati. Disordini c'erano stati in città anche prima della partita: il portiere titolare serbo Vladimir Stoikovic, minacciato dagli ultras, ha evitato di giocare. L'Italia avrà partita vinta 3-0 e non sono escluse ulteriori sanzioni contro la Serbia.



A partita sospesa, la polizia ha atteso rinforzi dai reparti mobili da Torino e Milano. Lo schieramento allo stadio è apparso infatti insufficiente. Citando l'Ansa, “non sono in gran numero gli agenti allo stadio. Anzi tra loro spicca una signora commissario in giubbino con paillettes, pantacollant e stivali tacco 9: alla quale prudentemente fanno mettere un casco in diretta tv mentre i suoi colleghi provano a fronteggiare inutilmente i tifosi che con cesoie continuano a tranciare la rete di protezione del campo”. Solo dopo l'arrivo dei rinforzi i serbi sarebbero stati fatti uscire dallo stadio, anche se molti di loro sono arrivati alla spicciolata e si stanno cercando dei mezzi per allontanarli dalla città. Ci sono stati nuovi lanci di oggetti da parte della tifoseria serba che viene tenuta all'interno dell'area di filtraggio dello stadio.



Dopo la mezzanotte i serbi hanno aperto i cancelli e la polizia è dovuta intervenire per ricacciarli all'interno. Si è scatenato l'inferno, con lanci di oggetti e fumogeni. Le forze dell'ordine sono impegnate in un vero e proprio corpo a corpo. Gli scontri sono proseguiti nella piazza tra la dozzina di pullman che aspettavano i serbi e ci sono stati dei feriti.



Il bilancio è per il momento di sedici feriti. I primi feriti sono stati un carabiniere che ha riportato un trauma cranico per un petardo esploso vicino al volto, e un tifoso serbo con un trauma facciale, entrambi in codice giallo. Anche un poliziotto ha riportato un trauma facciale, mentre un appuntato dei carabinieri ha riportato una ferita a un orecchio. Otto feriti sono stati trasferiti all'ospedale San Martino di Genova, cinque all'ospedale Galliera, due al Villa Scassi, uno ha rifiutato il ricovero.



Lo scontro con le forze dell'ordine è iniziato dentro le gabbie di prefiltraggio davanti allo stadio, dopo che un cancello è stato sfondato dai teppisti. La polizia è entrata e all'interno della gabbia si è scatenato l'inferno. Le forze dell'ordine hanno poi tentato di respingere i facinorosi verso i portici dello stadio, e lì lo scontro si è acutizzato provocando altri feriti. Alcuni pullman di tifosi serbi sono usciti dopo l'una di notte dall'area di pre-filtraggio davanti allo stadio Ferraris.



Un gruppo di ultrà di Genoa e Samp sarebbero andati sul posto per “dare aiuto” alle forze dell'ordine, ma sarebbero stati convinti ad andarsene. Sarebbero state trovate due bombe carta portate dagli ultras serbi, ed è iniziata una perquisizione meticolosa, durante la quale sono stati sequestrati bastoni, spranghe e coltelli. Gli agenti hanno delle foto e hanno fatto scendere tutti gli occupanti di un pullman, facendoli restare a torso nudo per controllare i tatuaggi (il facinoroso che prima della partita tagliava una rete di recinzione e istigava i tifosi aveva vistosi tatuaggi sulle braccia). I fermati sarebbero almeno una decina.



Alle 2,40 è stato trovato e arrestato l'ultrà tatuato che tagliava la rete e si faceva beffe della polizia. Era nascosto nel bagagliaio dell'ultimo pullman sottoposto a perquisizione.



La partita era iniziata con 45 minuti circa di ritardo dopo che i tifosi serbi avevano lanciato in campo petardi e fumogeni. Poi intorno al 6' un altro fumogeno è piovuto in campo e l'arbitro ha sospeso il match rimandando le squadre negli spogliatoi. La partita era decisiva per le qualificazioni agli Europei: l'Italia avrà il 3-0 a tavolino.



«Non si gioca, mai vista una roba del genere», ha detto il ct Cesare Prandelli, sconsolatissimo, nello spogliatoio del Luigi Ferraris. «Italia-Serbia è sospesa, lo ha deciso l'arbitro - ha annunciato lo speaker dello stadio - perché non ci sono le condizioni di sicurezza per i giocatori». Il direttore della Federcalcio Antonello Valentini ha detto: «L'arbitro ha chiuso la gara perché non riteneva più garantita la sicurezza dei giocatori».



Il lancio di fumogeni che ha interrotto la partita è stato prima verso il campo, in direzione della porta della squadra serba rischiando di colpire il portiere azzurro Viviano, sfiorato alla gamba dal fuoco, poi di nuovo verso la gradinata nord. L'arbitro Thomson ha quindi chiamato a sè il delegato Uefa, i responsabili delle due federazioni e i capitani e sospeso la gara, rinviando le squadre dentro gli spogliatoi. Gli azzurri hanno salutato il pubblico del Ferraris che li aveva incitati.



In precedenza i calciatori serbi erano andati sotto la tribuna dove erano assiepati i supporter serbi cercando di calmarli con un applauso. «Abbiamo calmato i nostri tifosi, non abbiamo applaudito», ha detto Stankovic, ai microfoni della Rai. Un'operazione condotta in maniera enigmatica: con il gesto delle tre dita dita che da alcuni giornalisti serbi viene spiegato come tipico del nazionalismo dell'estrema destra di Belgrado.



Prima dell'inizio del match con le squadre schierate al centro del campo in attesa degli inni, i supporters serbi hanno dato fuoco ad alcune bandiere e lanciato in campo petardi e fumogeni. I giocatori sono stati quindi fatti tornare negli spogliatoi e l'inizio del match è stato rinviato di circa 40' minuti. Poi poco dopo l'avvio la nuova sospensione, questa volta definitiva.



Sul settore superiore della zona in cui erano sistemati, “la Gabbia”, i tifosi serbi hanno effettuato alcuni tentativi di sfondare la vetrata che li divide dalla tribuna degli italiani, dal lato opposto alla gradinata nord. Una cinquantina di agenti in assetto antisommossa era schierata lungo il campo sulla recinzione che chiudeva gli ultras serbi, mentre un altro piccolo gruppo di agenti ha girato da dietro nel tentativo di entrare nelle gradinate degli ospiti ma senza poi intervenire.



Fra i teppisti serbi ne spiccava uno con un passamontagna nero seduto sulla vetrata tra gli spalti e il campo. Gli agenti della Digos hanno cercato di convincere una decina di ultras, che hanno sollevato e tagliato la rete della "gabbia" e si erano appollaiati sulla recinzione, a scendere e tornare seduti. Dalla gradinata nord sono partiti cori «zingari, zingari di m...».



Alla sospensione della gara i tifosi serbi posizionati nel settore 6 hanno abbandonato il loro posto e sono usciti nella zona di filtraggio. Fuori dallo stadio però ad attenderli c'erano un centinaio di tifosi italiani. Inevitabile il lancio da entrambe le parti di bottiglie e fumogeni. Alcuni tifosi serbi hanno scavalcato i tornelli cercando lo scontro fisico. Le forze dell'ordine in tenuta antisommossa hanno formato un cordone divisorio utilizzando anche i mezzi blindati.



Un gruppo di tifosi italiani ha tentato di aggredire i tifosi serbi presenti all'interno della gabbia all'esterno dello Stadio. I serbi hanno risposto lanciando fumogeni e razzi. Durante la carica della polizia uno steward in servizio allo stadio è caduto ferendosi alle mani. Tutta la gabbia era circondata da forze di polizia in tenuta antisommossa. Molti tifosi serbi erano già sui pullman, altri, ubriachi, vagano proferendo insulti e lanciando petardi e fumogeni. Tanti altri ancora dentro lo stadio guardavano i loro connazionali dalle grate.



Secondo fonti del Viminale, le autorità della Serbia avrebbero fornito informazioni «assolutamente insufficienti» sui tifosi che avrebbero seguito in Italia la Nazionale ospite. Inoltre, la decisione delle forze dell'ordine di non intervenire con una carica nella curva occupata dai tifosi serbi sarebbe stata dettata dalla preoccupazione di evitare «scontri violenti che sarebbero potuti degenerare». Il non intervento sarebbe stato deciso anche per tutelare la sicurezza degli altri spettatori.



Un'ora prima della gara, i carabinieri hanno fermato un serbo per violenza e resistenza. In via Venti Settembre, nel cuore della città, ha lanciato tondini di ferro contro i militari di un battaglione schierato per mantenere l'ordine pubblico. Quando è stato avvicinato dai militari ha cercato di aggredirli e colpirli. La Digos ha confermato un solo fermo e ha smentito notizie riguardanti una decina di persone fermate.



La tensione era già alta dopo che, intorno alle 19, nel pre-partita di Italia-Serbia, valida per la qualificazione a Euro 2012,si sono verificati scontri e lanci di bottiglie contro la polizia da parte di circa 300 tifosi serbi.



I circa 1.600 ultras della Serbia erano confinati nel settore ospiti, in una vera e propria "gabbia". A dieci minuti dal fischio d'inizio della partita è cominciato un lancio di fumogeni prima verso l'adiacente gradinata nord, riempita da sostenitori dell'Italia. Il lancio è proseguito verso il campo, nonostante l'intervento dei vigili del fuoco, ed è stato accompagnato anche dall'esplosione di una bomba carta.



La situazione era tesa fin da prima della partita. Due cortei spontanei avevano bloccato la città. Il primo partito da piazza De Ferrari, il secondo da piazza Fontane Marose. I tifosi serbi hanno lanciato oggetti e petardi all'indirizzo di passanti e negozianti. Non si segnalano feriti.



Il momento di maggiore tensione è stato davanti alla Fnac in via Venti Settembre. Alcuni tifosi serbi hanno assalito un'auto della Digos danneggiandola. Il reparto mobile della polizia e il battaglione dei carabinieri hanno caricato i tifosi slavi riportando l'ordine. Tutto questo davanti a decine di passanti in fuga e commercianti costretti a chiudere in fretta e furia i negozi.



Poco prima una settantina di tifosi si era staccata dal gruppo ed era andata a contestare la Nazionale serba, reduce dalla sconfitta in casa contro l'Estonia per 3-1 nell'incontro di venerdì, nei pressi dell'hotel Savoia nella zona di Principe dove alloggiava il team allenato da Petrovic.



Portiere serbo Stojkovic curato in ospedale. I tifosi serbi avevano lanciato oggetti e un fumogeno era finito all'interno del pullman dei giocatori e aveva ferito il portiere Vladimir Stojkovic, portato all'Ospedale San Martino di Genova per accertamenti dopo che un fumogeno dei tifosi slavi ha colpito il pullman della squadra nei pressi dell'albergo. Secondo quanto accertato dalla Digos, l'estremo difensore sarebbe stato colpito dall'esplosione del fumogeno ma senza riportare ferite gravi.